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Dalla Goliardia alla Supsi, gli studenti ‘ritrovano la voce’

Dopo anni di assenza il Ticino torna ad avere una sua rappresentanza all’Unione svizzera degli universitari. ‘Il problema è trovare continuità’

I membri dell’associazione
(Ti-Press)
5 luglio 2022
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Cent’anni fa non esistevano ancora le calcolatrici, per andare a scuola non si utilizzava lo scooter e i ragazzi non si tenevano in contatto su Whatsapp. Eppure il movimento studentesco era fervente d’idee e iniziative. Una di queste voleva creare una voce unica a livello nazionale per raccontare (e chiedere di risolvere) le problematiche di chi passava le giornate chino sui libri. Tra quelli che nel lontano 19 giugno del 1920 crearono l’Unione Svizzera degli universitari (Usu) c’era anche la Federazione goliardica ticinese, un’associazione che ora non esiste più. A raccogliere il suo testimone, dopo anni senza una rappresentanza ticinese all’interno dell’Usu, ci hanno pensato gli studenti della Supsi che da poco hanno dato vita a una loro associazione. «A dire la verità sono loro che ci hanno contattati, volevano capire cosa stava succedendo in Ticino», spiega il segretario dell’associazione Simone Davide Lorenzetti. «Abbiamo raccolto l’invito e negli scorsi mesi siamo andati alla nostra prima seduta a Berna. Per noi che siamo un’associazione giovane è stata l’occasione di confronto con realtà più grandi e strutturate». E cosa ne è uscito? «Che non siamo gli unici ad avere problemi», risponde ridendo Lorenzetti, che studia al secondo anno di economia aziendale. «Far parte dell’Unione Svizzera ci permette di confrontarci con tematiche di respiro nazionale o internazionale. Un esempio? Tutta la complicata vicenda del programma Erasmus».

‘Siamo un’associazione giovane, con problematiche specifiche’

Nata nel 2017, è solo da poco tempo che l’associazione studenti della Supsi ha deciso d’indossare un vestito "più formale". «All’inizio era più che altro un gruppo di amici del Dipartimento ambiente costruzione e design. Ora invece portiamo avanti tematiche anche complesse. Vogliamo essere un punto di riferimento per gli studenti di tutti i dipartimenti e abbiamo un dialogo costante con la direzione». Proprio da parte dei vertici dell’istituto è arrivato un grande interesse per quanto sta succedendo tra aule e corridoi. «Confrontarci va nell’interesse di entrambi. Vogliamo infatti porci con spirito meno battagliero e più collaborativo. Ci definiamo infatti apolitici e apartitici. Il nostro scopo principale è quello di portare il punto di vista degli studenti». Un tema che sta caro a tutti i movimenti studenteschi è quello della sostenibilità. «In Svizzera interna sono più avanti con questo discorso, ma anche il Ticino qualcosa comincia a muoversi». Resta comunque la difficoltà, specialmente in una scuola che ha una connotazione professionale, di trovare chi trova il tempo di mettersi a disposizione gratuitamente.

«Rispetto a un’università classica abbiamo qualche problema in più - ammette Lorenzetti -. Tanti studenti sono già impegnati professionalmente o hanno lavorato in passato». Non manca comunque la volontà di creare una realtà solida a livello cantonale che possa portare avanti "battaglie" care anche ad altri studenti ticinesi. «Siamo già in contatto con gli studenti della Franklin University e in futuro vogliamo discutere anche con gli studenti dell’Usi, che non hanno ancora un’associazione di rappresentanza. L’idea è di poter creare appuntamenti condivisi». Per dare maggiore slancio all’associazione è anche prevista la creazione di un sito internet, che sarà pronto nel mese di luglio.

La storica

‘Rivendicazioni simili anche dopo 100 anni’

Ma chi erano quei ragazzi ticinesi che oltre cento anni fa si impegnarono per la creazione dell’Unione Svizzera degli universitari? Per capire cos’era la Federazione goliardica ticinese (un nome che già da solo suscita curiosità) ci siamo rivolti a Sonia Castro Mallamaci, professoressa alla Supsi in didattica della storia e della civica e docente all’Usi.

«L’associazionismo studentesco ha radici lontane. Alcuni studiosi lo fanno risalire alla creazione delle prime università. La prima di queste associazioni fu la Società studenti svizzeri fondata nel 1841, e successivamente, la Lepontia nel 1885, come discendente ticinese di quest’ultima. La Federazione goliardica ticinese, con carattere apolitico e aconfessionale, fu invece fondata da alcuni studenti del liceo cantonale di Lugano, nel 1918, già attivi nel rispettivo circolo studentesco liceale. La federazione Aveva lo scopo di difendere gli interessi degli studenti ticinesi, oltre che di favorire momenti di condivisione conviviale. Una delle battaglie più impegnative fu ad esempio quella per il cosiddetto "pareggio delle lauree", ossia per l’equipollenza dei titoli» un tema che fa subito venire alla mente il recente dibattito sul riconoscimento dei titoli di studio in psicologia ottenuti all’estero. «Non mancavano però anche momenti più propriamente ‘goliardici’, come le vignette satiriche sui professori o l’organizzazione di feste. In questo senso non è cambiato molto a distanza di cento anni», spiega la storica.

«Va poi tenuto conto che gli anni 20 e soprattutto a partire dagli anni Trenta, divenne difficile distinguere la filoitalianità dal filofascismo, questione che complicò notevolmente la posizione della Federazione goliardica ticinese soprattutto con l’avvio in Svizzera del periodo della cosiddetta "difesa spirituale del paese"».

La presenza degli studenti ticinesi nelle università italiane incominciò, infatti, a essere vista sfavorevolmente dalle autorità per le possibili influenze politiche e in quanto bacino della futura classe dirigente del paese. «In questo scenario gli studenti avevano capito l’importanza di far sentire la propria voce, per partecipare in maniera attiva al dibattito pubblico e politico», afferma Castro Mallamaci.

Ma quali sono i problemi che queste associazioni hanno avuto negli anni? «Senza dubbio garantire all’associazione una continuità e la sua stessa sopravvivenza. Lo statuto di studente è di per sé solo provvisorio, legato a una fase transitoria della vita. Una volta finiti gli studi si diventa infatti ‘lavoratori’. Per le associazioni può essere quindi complicato trovare le risorse, soprattutto umane, per portare avanti con determinazione e continuità le proprie rivendicazioni».

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