Ticino

Da TiSin a Sindacato Libero della Svizzera italiana (Slsi)

Dopo l’uscita di Sabrina Aldi e Boris Bignasca, il sindacato cambia nome e direttivo e attacca: ‘Controlli delle Paritetiche senza senso e vessatori’

Nando Ceruso, presidente di TiSin, ora Sindacato Libero della Svizzera italiana (Slsi)
(Ti-Press)
29 maggio 2022
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Dopo le dimissioni di Sabrina Aldi e Boris Bignasca dal comitato direttivo, il sindacato TiSin cambia pelle, a cominciare dal nome: non più "Organizzazione per il lavoro in Ticino – TiSin", appunto, ma Sindacato Libero della Svizzera italiana (Slsi). Il nuovo comitato direttivo, oltre che dal presidente Nando Ceruso, sarà composto da Anna Scarlino (vicepresidente) Andrea Basalini e Mimmo Chiaravallotti, in rappresentanza dei settori Socio-sanitario e servizi, Autotrasporti pubblici e privati, Edilizia e rami affini.

Le modifiche allo statuto sono state approvate all’unanimità dall’assemblea del Comitato interprofessionale del sindacato riunita sabato 28 maggio 2022 a Sementina.

L’Slsi, come scritto nella nota stampa, "intende impostare la propria attività attraverso un rapporto leale di collaborazione con le Istituzioni del Cantone, le Associazioni di categoria e tutte le entità che, seppure a diverso titolo, sono sensibili ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici e ai temi sociali che li coinvolgono. Il tutto riaffermando fortemente la propria posizione di assoluta autonomia politica e confessionale".

Rispetto alla missione storica del sindacato di difesa e promozione dei diritti dei lavoratori, Slsi dichiara di prendere atto "delle mutate realtà dell’economia moderna, nella quale la contrapposizione aprioristica "Sindacato e Padronato" risulta antistorica e sterile, intende improntare la sua attività nella ricerca continua del dialogo tra le parti". La visione di Slsi è che "forza-lavoro e impresa debbano concorrere, ognuna nel proprio ambito, al successo dell’attività in cui sono impegnate, tenendo conto del fatto che tale successo possa e debba andare a beneficio di entrambe le parti". Anche riguardo alle associazioni imprenditoriali, AITI, Camera di Commercio e tutte le istituzioni pubbliche a vario titolo coinvolte nel processo, Slsi dichiara di porsi nell’ottica della "ricerca del dialogo sempre e con chiunque, quindi, fuori da ogni contrapposizione ideologica, nel rispetto reciproco e pari dignità".

Ai "rigidi steccati burocratici e legislativi imposti", il sindacato predilige "la libera trattativa tra le parti, demandando ai partner sociali il compito di pianificare un futuro di concertazione seria, leale e d’impresa etica che assuma le proprie responsabilità sociali di fronte al Paese e verso i lavoratori che sono chiamati ad assolvere un ruolo sempre più importante e decisivo nelle attività e nella crescita delle imprese".

Critiche anche nei confronti delle Commissioni paritetiche, che a dire di Slsi generano una "farragine burocratica", con i loro controlli definiti "ripetitivi, spesso senza senso quando non vessatori", che per il sindacato sono "fonte di alti costi e di intralcio per le imprese, mentre si rivelano spesso di sostanziale interesse per le forze sindacali e per le stesse commissioni paritetiche".

"Va da sé", conclude il comunicato, "che in tale ambito debba essere aperto un tavolo serio di discussione onde ridefinire le linee guida e le regole future delle Commissioni paritetiche, considerando gli interessi primari dei lavoratori e le mutate esigenze nell’ambito del mercato del lavoro in generale".

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