Ticino

Parità salariale garantita nell’amministrazione cantonale

L’analisi interna mostra un gap salariale fra uomini e donne dell’1,9%, al di sotto della soglia del 5% che indica una disparità salariale sistematica

(Ti-Press)
31 marzo 2022
|

Nell’Amministrazione cantonale la parità salariale fra donne e uomini è garantita. Lo conferma l’analisi interna, il cui risultato mostra una differenza salariale fra i due generi pari all’1,9%, valore che si colloca al di sotto della soglia di tolleranza del 5% prevista dal metodo di analisi applicato.

La parità salariale, scrive l’esecutivo cantonale, "è una preoccupazione importante per il Consiglio di Stato". Un’analisi interna al riguardo è già stata svolta nel 2014 e nel 2016 il Cantone Ticino è stato tra i primi cantoni firmatari della "Carta per la parità salariale nel settore pubblico". L’analisi è stata ripetuta dal Consiglio di Stato in quanto la modifica della Legge federale sulla parità dei sessi (art. 13a - 13i, LPar), in vigore dallo scorso 1° luglio 2020, l’ha resa obbligatoria per i datori e le datrici di lavoro con almeno 100 dipendenti, che sono altresì tenuti a comunicare i risultati entro giugno 2023.

Il risultato, validato dal Controllo cantonale delle finanze in qualità di organo esterno di revisione accreditato dalla Confederazione, mostra, come detto, che le donne guadagnano mediamente l’1,9% in meno degli uomini. Valore che, collocandosi al di sotto della soglia di tolleranza del 5% prevista dallo strumento di analisi, dimostra che non è stata individuata alcuna disparità salariale sistematica. Sul risultato incidono le indennità per picchetti, lavoro notturno e festivo che sono versate per attività in cui gli uomini sono maggiormente rappresentati (in particolare per quanto concerne gli operai e gli agenti di polizia). L’inclusione di queste indennità incide per lo 0,7% (sul valore complessivo dell’1,9%) ciò che non è tanto dovuto a una disparità salariale, ma piuttosto a una diversa propensione dei due generi a occupare posizioni in attività che danno diritto a delle indennità.

La verifica si è svolta tramite lo strumento di analisi standardizzato Logib, messo a disposizione dalla Confederazione e riconosciuto quale metodo scientifico e conforme al diritto. Tramite una regressione statistica il metodo consente di individuare eventuali disparità salariali non imputabili a caratteristiche individuali (livello di formazione, anzianità di servizio, potenziale esperienza professionale) o relative al posto di lavoro (livello di competenza e posizione professionale) e quindi potenzialmente discriminanti.

Quanto emerso, conclude il Consiglio di Stato, dimostra che il modello salariale e la sua applicazione ai dipendenti dello Stato non comporta delle discriminazioni sistematiche basate sul genere e conferma che lo Stato garantisce il principio costituzionale per cui donne e uomini hanno diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore (art. 8 cpv. 3 Costituzione).

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE