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Magistratura, poltrone per tutti? Sì, ma non ora

I Verdi: anche i partiti non di governo devono poter accedere alle cariche giudiziarie. Ps: favorevoli. Plr e Ppd: non è il momento

Dopo la richiesta di Marco Noi
(Ti-Press)

«Di principio noi siamo d‘accordo: è opportuno che in magistratura siano rappresentate le varie sensibilità del Paese, che non sono solo quelle espresse dalle formazioni politiche che siedono nel governo cantonale». Parole di Ivo Durisch: il capogruppo socialista in Gran Consiglio condivide la richiesta del collega di commissione parlamentare, la ‘Giustizia e diritti’, Marco Noi. Il quale ieri dalle colonne della ‘Regione’ ha rilanciato un tema che lo stesso deputato dei Verdi ha già posto in commissione. Un tema, anzi il tema. Che è quello, annoso e controverso, della ripartizione delle cariche nella giustizia, ovvero delle poltrone in magistratura, da sempre ambite dai partiti. Attualmente, scrive Noi, la ripartizione delle cariche "è a esclusivo appannaggio dei partiti di governo. Candidate e candidati proposti da partiti che non siedono nell’Esecutivo cantonale vengono così di fatto escluse/i a priori, sebbene abbiano le competenze necessarie alla funzione in concorso". I Verdi, continua il granconsigliere ecologista, "hanno chiesto tempo fa ai partiti governativi di modificare tale modalità di nomina ‘monopolistica’, per permettere anche a candidate e candidati proposti dai partiti non governativi di essere concretamente considerati e proposti per la nomina" in magistratura: "Ciò significherebbe allargare a tutti i partiti rappresentati nella commissione ’Giustizia e diritti’ (il discorso potrebbe però essere esteso a tutte le forze politiche presenti nel Gran Consiglio) la possibilità di ripartire le cariche giudiziarie". Questo significherebbe, aggiunge Noi, "considerare anche proposte provenienti da Verdi e Udc, in modo che questi non siano costretti a firmare preavvisi solo per la gloria delle formazioni governative".

La successione del pp Garzoni (area Plr) e del giudice Lardelli (area Ppd)

Non è un caso che si torni a parlare di ripartizione delle poltrone a Palazzo di giustizia. Prossimamente il Gran Consiglio sarà infatti chiamato a eleggere i/le subentranti del procuratore pubblico Arturo Garzoni, d’area Plr, e del giudice d’Appello e presidente della Camera di protezione Franco Lardelli, di area Ppd. Entrambi hanno rassegnato le dimissioni per la fine di maggio. I concorsi si sono già chiusi e le candidature sono già state vagliate dalla Commissione di esperti, tenuta a pronunciarsi sull’idoneità degli aspiranti magistrati a ricoprire la carica. Il dossier è sotto la lente della ’Giustizia e diritti’, commissione chiamata a formulare, all’indirizzo del plenum del parlamento, le proposte di nomina. La richiesta di Noi riguarda la successione di Garzoni: il Plr propone l’elezione di Nicola Borga, oggi segretario giudiziario (dal 2017), i Verdi quella di Stefano Stillitano, oggi vicecancelliere del Tribunale penale cantonale (anch’egli dal 2017). Queste due candidature, come altre per il dopo Garzoni, sono state considerate idonee dalla Commissione di esperti. Tocca adesso alla ‘Giustizia e diritti’ esprimersi. Lo farà dopo gli approfondimenti di rito nei gruppi parlamentari.

Il super Cencelli? Il granconsigliere ecologista Noi: no. E puntualizza

La proposta del deputato dei Verdi non rischia di mettere di mettere il turbo al tanto criticato Manuale Cencelli, estendendone l‘applicazione e accentuando la lottizzazione? «Io non la vedo in questi termini - precisa Noi -. La ritengo una proposta, trasparente, di un partito che vuole partecipare alla gestione della cosa pubblica, con onore e oneri, assumendosi le relative responsabilità. Non vogliamo continuare a ratificare le proposte di nomina avanzate dai partiti di governo». Spiega Noi: «La mia richiesta presuppone ovviamente la presenza di candidati validi. Come Verdi siano convinti della solidità del candidato che appoggiamo».

Richiesta, quella di rivedere la ripartizione delle cariche, che, quasi inutile dirlo, fa discutere. Premette Giorgio Galusero, membro Plr della ‘Giustizia e diritti’: «Sono di principio d’accordo a estendere la rappresentanza in magistratura ad altre sensibilità politiche. Non solo ai partiti che fanno gruppo, ma anche agli altri presenti in Gran Consiglio, in modo che tutte le correnti di pensiero abbiano voce in questa istituzione». Galusero solleva però una questione di tempistica: «Non è così facile cambiare le regole ‘in corso d’opera’. Sarebbe meglio fare un simile accordo all’inizio della legislatura, anche perché il turnover dei magistrati è frequente». Ciò premesso, per Galusero è fuori discussione che al posto di Garzoni venga eletto un magistrato proposto... da un’altra area politica: «È meglio attendere il rinnovo dei poteri cantonali del prossimo anno. All’inizio della futura legislatura si definiranno i rapporti di forza in Gran Consiglio e allora sarà più facile rivedere un accordo informale sulle nomine in magistratura che dovranno comunque sempre essere vagliate per prima cosa in base alle competenze dei candidati».

C’è chi in commissione ‘Giustizia e diritti’ ha avanzato delle riserve in quanto Stillitano ha conseguito la laurea e il brevetto di avvocato in Italia. «Una questione sollevata non solo da alcuni nel mio partito, ma anche da appartenenti di altre formazioni politiche. Non c’è una pregiudiziale sulla persona di Stillitano, ma per fare il magistrato bisogna conoscere perfettamente anche le lingue nazionali», evidenzia Fiorenzo Dadò, in ‘Giustizia e diritti’ per il Ppd. Replica Noi: «Rammento due cose. La prima: il nostro candidato è da alcuni anni vicecancelliere del Tribunale penale cantonale. La seconda: è stato giudicato idoneo a ricoprire la carica di pp dalla Commissione di esperti indipendenti». La duplica di Dadò: «Certo, se un candidato è ritenuto idoneo dalla Commissione è di per sé eleggibile. Deve però esserci anche la maggioranza del Gran Consiglio che è l’unica autorità chiamata a eleggere i magistrati». E rileva: «La questione della rappresentanza in magistratura è senz’altro pertinente e merita senz’altro un approfondimento. Tuttavia, non lo si può fare alla vigilia di un rinnovo puntuale. Se dei cambiamenti andranno fatti in questo senso, la decisione dovrà essere unanime in seno a tutte le forze politiche».

La sensibilità ambientale, riprende il capogruppo del Ps Durisch, «è molto diffusa nella popolazione ed è uno dei motivi per cui ritengo anacronistico il fatto che i Verdi non siano rappresentati in magistratura». Il sostegno alla richiesta di Noi è da leggere in chiave elettorale, e meglio nell’ottica di eventuali alleanze dei socialisti con i Verdi per le ‘cantonali’ del 2023? «No, non c’è nessun ragionamento di tipo strategico - puntualizza Durisch -. Tant’è che quello he chiedono i Verdi noi lo auspichiamo da anni».

Aldi (Lega): oggi non hanno i numeri

Afferma la presidente della ‘Giustizia e diritti’, la leghista Sabrina Aldi: «Se si vuole fare un discorso di rappresentatività, e quindi di forza elettorale, i Verdi oggi non hanno i numeri per poter rivendicare posti in magistratura, tenuto conto che in Ticino la stragrande maggioranza delle singole autorità giudiziarie ha in organico pochi magistrati. E attualmente la ripartizione delle cariche si basa sulla forza elettorale dei partiti di governo. Si potrebbe ipotizzare per i Verdi e per l’Udc un’apertura per quanto riguarda il Ministero pubblico, che dispone di ventitré procuratori, procuratore generale compreso, ma questo secondo me dovrà avvenire evidentemente a scapito dei partiti oggi sovrarappresentati in magistratura». Il riferimento, par di capire, è al Plr e Ppd. La discussione potrebbe accendersi.

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