Ticino

Processo Antonini: due imputati, due versioni

L’ex comandante e l’ex capo dello Stato maggiore si rimpallano le responsabilità della costituzione della ‘cassa nera’

L’ex comandante con il suo avvocato
(Ti-Press)
27 gennaio 2022
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Bisogna dire che non ci si è affatto annoiati durante la prima giornata del processo del Tribunale militare 3 a carico dell’ex comandante delle Guardie di confine Regione IV colonnello Mauro Antonini – difeso dall’avvocato Elio Brunetti – e del sessantenne ex capo dello Stato maggiore nonché capitano, difeso dall’avvocato Daniele Meier. Il dibattimento ha preso avvio questa mattina nell’aula della Corte d’appello e revisione penale del Palazzo Pretorio a Locarno; presidente della Corte è il colonnello Mario Bazzi, l’accusa è sostenuta dal maggiore Martino Righetti in qualità d’uditore, fra gli accusatori l’Amministrazione federale delle dogane (Afd), che non ha presenziato.

Gli imputati devono rispondere di reiterate gestione infedele, falsità in documenti e appropriazione indebita per presunte irregolarità nella gestione di fondi finanziari in seno al Corpo federale. I soldi sottratti venivano versati in una cosiddetta “cassa nera”. L’inchiesta a carico dei due alti ufficiali era emersa circa quattro anni fa in seguito alla scoperta delle irregolarità finanziarie, commesse nel lasso temporale che intercorre fra il 2009 e il 2108.

Scrivevamo che questa prima giornata dibattimentale si è svolta con qualche sussulto e, ancora in mattinata, con qualche incertezza: la difesa aveva sollevato tre eccezioni procedurali: in merito alla ricevibilità di un nuovo atto d’accusa a suo parere stravolto e «pasticciato», all’indeterminatezza e lacunosità dello stesso e alla presunta violazione del principio “ne bis in idem”. Le eccezioni, a detta dei legali, avrebbero inficiato la preparazione della difesa. Se la Corte le avesse accolte, le summenzionate eccezioni avrebbero costretto l’interruzione del dibattimento e il suo aggiornamento. Tuttavia, non sono state accolte, quindi il processo militare ha continuato il suo corso.

‘Cassa nera’: gratifiche, premi in natura e il fondo del circolo culturale

Il dibattimento è quindi ripreso nel primo pomeriggio con un’istruttoria piuttosto vivace, in cui si sono ripercorsi i fatti dal 2009 al 2018. Durante questa fase, i due imputati sono stati interrogati sulla cosiddetta “cassa nera” (vedi ‘laRegione’, 7 settembre 2018), quindi la sua costituzione e l’uso dei soldi che conteneva, principalmente per il rimborso spese di rappresentanza o di esercizio. È soprattutto emerso un forte contrasto fra le versioni dell’ex comandante e dell’ex capo dello Stato maggiore, che sostanzialmente si sono rimpallati la responsabilità. Va altresì scritto che l’ex capo ha sempre sostenuto una versione lineare, mentre Antonini nel corso dell’inchiesta ha fornito due versioni (è stato definito «ondivago» dal presidente della Corte). La forte avversità era percepibile dal tono delle dichiarazioni dei patrocinatori degli imputati: in due occasioni il colonnello Bazzi – in carica come presidente da otto anni – ha dovuto richiamare all’ordine la difesa. Dal canto loro, i due alla sbarra non si sono mai guardati una volta in faccia, il pannello in plexiglass che li divideva ha fatto il suo.

Il colonnello Bazzi si è soffermato soprattutto su tre capitoli principali della vicenda: la provenienza dei primi cinquemila franchi della cassa, i premi in natura e gli oltre mille franchi provenienti dal Circolo culturale del Corpo delle Guardie di confine (Cgcf). Va quindi fatta una premessa: l’Afd annualmente attribuisce gratifiche/premiazioni a tutti i collaboratori meritevoli su suolo nazionale che si sono distinti in prestazioni straordinarie (rispetto al normale mansionario). La proposta dei sottoposti è decisa da ogni servizio, è stato spiegato.

Nel 2009, l’ex capo dello Stato maggiore si era distinto per un notevole e straordinario impegno professionale. È stato perciò proposto dall’ex comandante come meritevole per la richiesta di gratifica. Dei settemila franchi di premio ricevuti, cinque sono stati “versati” nella cassa per i rimborsi spese. Secondo la versione di Mauro Antonini c’era stato un accordo con il coimputato di prendere parte dei soldi della gratifica e destinarli alla cassa, mentre per il coimputato è stato un ordine cui si è sentito in obbligo di ottemperare: «È un personaggio cui è difficile dire di no». Lo scopo della costituzione di questo fondo, è stato dichiarato in aula, era disporre di una «piccola somma» da gestire internamente.

Anche per i due capitoli successivi, premi in natura (ufficialmente dati ai collaboratori che si distinguono per azioni puntuali cui va fatta richiesta protocollata a Berna) e fondo del Circolo culturale del Cgcf (una rimanenza di 1’538 franchi e 30 centesimi), le versioni dei due imputati sono opposte, con il basso continuo di Antonini che “non ne ero a conoscenza”. Mario Bazzi ha quindi domandato agli imputati come funzionassero e come venissero gestiti. Alla versione dell’ex capitano, Antonini ha sempre risposto picche, negando di saperne qualcosa.

I premi in natura sono annuali, è stato spiegato, ed è un budget stabilito in base al numero di agenti impiegati in ogni comando: poiché nel 2012 la cifra a disposizione stava giungendo a data di scadenza, è stata stilata una lista fittizia di personale meritevole per l’acquisto di buoni spesa (35 da cento franchi ciascuno). Nel corso dell’anno successivo questi buoni sono stati dati ai collaboratori meritevoli. Nella sua versione l’ex capo dello Stato maggiore ha sempre asserito che tutte le sue azioni sono state compiute perché era stato Antonini a ordinarglielo. Dal canto suo, l’ex comandante delle Guardie di confine ha sempre ribattuto di non essere a conoscenza dei fatti. Stesso copione per la giacenza del fondo del Circolo culturale del Cgcf che sciogliendosi avrebbe destinato i 1’538,30 franchi all’associazione sportiva, ma a conti fatti sono finiti nella “cassa nera”.

Conclusasi la fase istruttoria, il processo riprenderà domattina alle 9, con requisitoria e arringa.

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