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Iniziativa popolare per abolire i livelli, si scaldano i motori

Scuola media. Vpod, lunedì riunione allargata per decidere su comitato e testo. Associazioni e studenti si esprimono dopo il no parlamentare al test

(Ti-Press)

Il sindacato lo aveva annunciato nero su bianco nei giorni precedenti la seduta di Gran Consiglio: se il parlamento dirà no alla spesa preventivata per il superamento dei livelli A e B, si valuterà il lancio di un’iniziativa popolare. Firmato Vpod. Il resto è storia recente, anzi recentissima. L’altra sera il Gran Consiglio ha bocciato, seppur con soli due voti di scarto, la sperimentazione della riforma che il governo proponeva di avviare in terza media da settembre e per due anni scolastici. Il deputato socialista e segretario della Vpod Raoul Ghisletta non ha perso tempo e ha organizzato una riunione (via Zoom) per lunedì prossimo. La convocazione è stata mandata a rappresentanti di associazioni, a partiti, a deputati: l’appuntamento è per le 18 del 31 gennaio. Oltre a fare il punto dopo il lungo ed estenuante dibattito in parlamento sfociato nel no al test, si discuterà della creazione di un comitato d’iniziativa e del testo della stessa. Del quale c’è già una bozza. Si chiede la modifica di alcuni articoli della Legge sulla scuola media per archiviare i corsi attitudinali e di base e introdurre “laboratori a metà classe per gruppi eterogenei”. Il testo non si limita però alla terza media. Si propone per esempio di inserire all’articolo 17 il capoverso secondo cui “la licenza di scuola media consente l’iscrizione alle scuole postobbligatorie in base ai requisiti relativi alle singole scuole previsti dai regolamenti scolastici”, cancellando quello secondo cui “l’iscrizione alle scuole medie superiori senza esami d’ammissione è vincolata alla frequenza di determinati corsi a livelli e a opzione, nonché al profitto conseguitivi”. Insomma, ritoccando il 17 si rimuoverebbe il riferimento alla frequenza di corsi a livelli od opzioni “per l’accesso alle scuole medie superiori senza esame di ammissione”.

Sul testo dell’iniziativa e sul suo eventuale lancio si dovrebbe sapere di più lunedì. «Il primo obiettivo - annota Ghisletta interpellato alla ‘Regione’ - è di dar vita a un ampio comitato d’iniziativa». Per il granconsigliere e sindacalista della Vpod, «il lancio dell’iniziativa popolare serve a mantenere il tema del superamento dei livelli sul tavolo della politica, puntando da subito a una soluzione equa, equilibrata e di effettivo superamento della differenziazione strutturale come la conosciamo oggi: è quindi necessario passare dalle parole ai fatti, dai principi declamati da molti a un cambiamento in tempi accettabili».

Merlini: al centro dei dibattiti non c’erano gli allievi

Che possa aprirsi la strada dell’iniziativa popolare lo conferma il presidente di Vpod Docenti Adriano Merlini: «Noi dal profilo sindacale siamo i maggiori rappresentanti a livello numerico dei docenti in Ticino, considerando i nostri iscritti ma anche la consultazione promossa dal Decs (il Dipartimento educazione cultura e sport) c’è una netta maggioranza favorevole a superare i livelli. Quindi, abbiamo già inoltrato una convocazione a tutte le associazioni magistrali e i rappresentanti organizzati in Ticino per una prima riunione di analisi e per vedere come procedere, possibilmente in tempi stretti, per arrivare a una proposta di iniziativa il più condivisa possibile anche se, lo sappiamo, l’unanimità non sarà mai raggiungibile». Insomma, la Vpod tira dritto. E di più: «Speriamo che la Scuola media di Caslano continui con la sperimentazione già effettuata, e che altre sedi sfruttando l’autonomia ancorata nella legge possano decidere di sperimentare il modello proposto dal Decs». I livelli vanno superati, non c’è storia: «Sono un problema per i ragazzi», ricorda Merlini. Che ha il «grande rammarico» dell’aver visto «ancora una volta passare la scuola in secondo piano, perché in questi dibattiti al centro c’è stato tutto tranne che la scuola, i ragazzi e i loro bisogni». L’impressione del presidente di Vpod Docenti è che «la scuola sia ostaggio della politica e dei partiti, e ciò fa sì che non si giunga a miglioramenti per una scuola che in Ticino funziona già bene». Argomento, questo, usato in parlamento da Edo Pellegrini per giustificare il suo no alla sperimentazione: se va già bene, perché cambiare? «Smentisco categoricamente la tesi di Pellegrini - risponde Merlini -, perché la scuola deve migliorare sia per i più deboli, sia per i più bravi per far sì che rimangano nella scuola pubblica e che la rendano sempre più forte. Il figlio del panettiere e il figlio del direttore di banca se stanno insieme possono interagire, scambiarsi esperienze e conoscenze, creando un valore aggiunto per entrambi. Con il superamento dei livelli tutto ciò sarebbe accelerato».

D’Ettorre: spero ora in una visione d’insieme

L’auspicio del presidente di Ocst Docenti Gianluca D’Ettorre, invece, «è che si riesca a far tesoro delle idee e delle proposte che si sono sentite in questi giorni, e che si riesca a ripetere quella grande operazione fatta con la creazione della scuola media unica o con il varo della Legge sulla scuola, operazioni dove il capo dipartimento si è fatto coordinatore e grande regista di un’azione che ha raccolto associazioni sindacali, magistrali e i partiti, riuscendo davvero a trovare equilibrio e sintesi. Si dovrebbe davvero fare un’operazione Politica con la P maiuscola». La traduzione è che per D’Ettorre in questo caso il direttore del Decs non ha agito in questo modo? «Mi pare difficile asserire il contrario», risponde il presidente di Ocst Docenti: «Ho appreso dal dibattito parlamentare di ritrosie, reticenze e riserve degli stessi direttori, di alcuni esperti di materia, di collegi docenti… Stiamo parlando della cerchia più stretta, quella che sarebbe dovuta andare quasi naturalmente nella direzione del Decs. In più - aggiunge D’Ettorre - se si arriva con queste fragilità in Gran Consiglio, luogo dove si incontrano persone che hanno idee lontane o dove subentrano altre logiche, non stupisce che non si sia trovata la quadratura del cerchio». Per il futuro, D’Ettorre spera in «una visione d’insieme, e smettere di agire su piccoli compartimenti perché sennò si ripeterebbero solo gli errori già commessi. Bisogna ripartire con un progetto organico, unitario e complessivo che riguardi la scuola media nel suo insieme».

Cometta: serve un coinvolgimento più ampio

«Bisogna far sbollire gli animi. I toni del dibattito sul superamento dei livelli in terza media – non solo in parlamento – sono stati per certi versi indegni della nostra scuola e dei nostri ragazzi», afferma Katya Cometta, presidente dell’Associazione per la scuola pubblica del Cantone e dei Comuni (Aspcc). Associazione che si era espressa a favore della sperimentazione proposta dal Decs. Il tema però non è superato dagli eventi. Il voto di misura (due voti di scarto) ha fatto emergere che a frenare qualsiasi riforma della scuola media sia una spaccatura sostanzialmente ideologica. «Proprio per questo penso che la prossima volta i progetti di riforma più che dal Dipartimento debbano arrivare dal basso cioè dai partiti. Il consenso dovrà essere costruito da lì. In questo momento siamo in una situazione di stallo e bisognerà per forza di cose trovare un’intesa», rileva Cometta.

Delle proposte però potrebbero arrivare anche dalla società civile, dal mondo della scuola (docenti e genitori). Il sindacato Vpod sta per esempio pensando al lancio di un’iniziativa popolare. In questo caso l’Aspcc potrebbe aderire? «Adesso è veramente troppo presto per dirlo - risponde Cometta -. L’associazione che presiedo terrà una riunione di comitato la prossima settimana. In ogni caso qualsiasi riforma non potrà essere fatta se non si trova un accordo tra tutte le parti coinvolte: le associazioni dei docenti, dei genitori e anche – soprattutto, direi – dei partiti in Gran Consiglio. Credo che la possibilità di parlarsi e di confrontarsi ci sia, ma nei prossimi mesi. Ora gli animi sono ancora accesi». L’Aspcc «è un’associazione che parla con tutti. In questa vicenda ho notato che c’è una difficoltà di comunicazione fra una parte del Gran Consiglio e il Decs e viceversa. Poi ribadisco, a torto o a ragione. Alcune cose sono pretestuose e altre meno. Penso alla fretta con cui è stata presentata questa proposta di riforma e mi chiedo se questa fretta fosse motivata». Tuttavia su una scuola pubblica forte, in grado di preparare bene i ragazzi alla vita, teoricamente il consenso dovrebbe essere trasversale e ampio. «Eppure non è così, il tema divide: tra chi la vorrebbe più selettiva e chi più inclusiva; tra chi la vuole pubblica e chi invece finanziata dallo Stato ma privata. È come per le finanze pubbliche: interviene l’ideologia, ma a farne le spese sono però i ragazzi», sostiene Cometta.

Il Movimento della scuola (MdS) che rappresenta una parte degli insegnanti ha sempre sostenuto – in sede di consultazione – che la questione dei livelli A e B dovesse essere inserita in una riflessione più ampia che toccasse “da un lato il significato pedagogico e politico di una scuola dell’obbligo strutturalmente unica (scuola che riserva dunque a tutti gli allievi gli stessi stimoli cognitivi assumendo anche il compito democratico di limitare le disuguaglianze di origine socio-culturale) e dall’altro la complessa ridefinizione del passaggio dal settore dell’obbligo agli indirizzi formativi e professionali successivi”. “Noi non pensiamo che una questione tanto delicata possa essere affrontata esclusivamente con un intervento di ingegneria pedagogica nelle discipline matematica e tedesco (quasi la forma ‘laboratorio’ e la differenziazione pedagogica abbiano un potere taumaturgico)”, si leggeva in un comunicato firmato dal comitato del MdS con il quale proponeva di costituire nel corso del prossimo anno scolastico (2022/2023) “un gruppo di lavoro realmente rappresentativo degli insegnanti e delle loro associazioni, delle direzioni, degli esperti di materia del settore medio e dei settori scolastici interessati (oltre che naturalmente dei vertici dipartimentali) con lo scopo di approntare un progetto di sperimentazione realmente condiviso, non calato dall’alto, che allarghi lo spettro dell’intervento all’intero biennio di orientamento”. Inoltre la sperimentazione doveva avvenire nel biennio 2023/2025 in più sedi “scelte con criteri scientifici per le loro caratteristiche”.

Il Sisa: l’Mps ha fornito alla destra i voti per la bocciatura

Tornando alla turbolenta seduta parlamentare che ha visto l’affossamento della sperimentazione in terza media del superamento dei livelli, il Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti si dichiara “profondamente indignato”. La proposta del Dipartimento educazione cultura e sport, scrive il Sisa, “pur con le sue criticità espresse peraltro anche dal nostro sindacato studentesco in una esaustiva presa di posizione, andava sostenuta proprio per gli aspetti progressivi e di democratizzazione, che parte del corpo docente - offuscata dai risentimenti verso i vertici del Decs - non ha saputo sufficientemente valorizzare. Sulla sostanza della proposta, la maggior parte del mondo della scuola era d’accordo. Nonostante ciò, l’Mps (il Movimento per il socialismo, ndr) che si dice anch’esso difensore dell’espressione democratica, ha fornito alla destra quei voti necessari alla bocciatura di un progetto che avrebbe permesso l’arginamento del classismo e di andare verso una scuola realmente democratica. Prima chiedono di ridurre gli allievi per classe, dopo bocciano una proposta che permette di avere numerose ore-lezione a effettivi ridotti: la dissonanza cognitiva dell’Mps è tale - rincara il Sisa - che non si rendono conto di aver fatto un favore alla destra? Che vergogna! Ma se la battaglia è persa, la lotta per una scuola senza livelli non si conclude qui: la lotta continua, non solo a parole».

Intanto c’è chi chiede il Var (cit.)

Nel frattempo il deputato democentrista Edo Pellegrini ha chiesto all’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio la registrazione dell’intervento di mercoledì in parlamento del direttore del Dipartimento educazione cultura e sport Manuele Bertoli durante la discussione sull’emendamento proposto dal governo per partire con la sperimentazione. «È stata una lunga seduta ma penso che il presidente del Consiglio di Stato sia andato un po’ lungo quando ha parlato di mobbing e di fango - dice Pellegrini, interpellato dalla ’Regione -. Ho ritenuto opportuno chiedere la registrazione per capire se certe accuse fossero riferite al sottoscritto. Ciò non significa che poi farò denuncia».

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