Ticino

Livelli A e B, non piace l’ipotesi di toglierli solo in terza

Liberali e Ocst rispondono alla consultazione del Decs. Richiesto un programma più preciso e globale

(Ti-Press)
15 dicembre 2021
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“Un percorso di riforma monco, in cui manca la visione complessiva”, definisce così il Plr la proposta per il superamento dei corsi A e B in terza media messa in consultazione dal Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs). A essere scettica è anche la sezione Docenti del sindacato Ocst che chiede maggiori verifiche sulle “conseguenze delle modifiche dei piani di studio” e l’individuazione di “obiettivi concreti”. Insomma, nonostante le differenze di opinione su alcuni aspetti Plr e Ocst sono d’accordo nell’affermare che il programma del Dipartimento dovrebbe essere più preciso e globale.

I liberali ritengono “urgente” la riforma dell’insegnamento medio, ma non condivide la “procedura per gradi” a cui “manca la visione complessiva”. Per questo motivo propone una riorganizzazione che vada “verso un modello di scuola più su misura e modulare”. L’accento è messo sull’importanza di “rendere davvero orientativo il biennio di orientamento”. Il secondo ciclo “deve diventare un vero e proprio laboratorio di esperienze”. E la proposta è quella di contemplare un incremento dei periodi di approfondimento all’esterno della scuola e avvicinare maggiormente a quest’ultima il mondo delle aziende pubbliche e private. Da qui il concetto di modularità.

Sul mondo professionale si esprime anche Ocst parlando delle difficoltà, tematizzate dal Decs, d’inserimento nel mercato del lavoro per chi ha frequentato i livelli base. “L’esistenza di una lettura distorta della frequenza dell’uno o dell’altro corso da parte di datori di lavoro, famiglie e della società in generale è certamente un problema”, afferma il sindacato. Sui criteri d’assunzione però, “difficilmente la scuola potrà valutare gli allievi in modo da impedire agli imprenditori d’individuare indicatori e parametri utili al reperimento di personale idoneo alla professione”. Come fare dunque? “Si propone d’intavolare una discussione sul tema con i rappresentanti dei vari settori professionali”.

Il Decs evidenzia differenze di estrazione sociale nei livelli

Il Dipartimento denuncia la sovrarappresentazione nei corsi base dei ceti bassi rispetto agli allievi di estrazione sociale alta, ma il sindacato ricorda che il fenomeno dell’influenza familiare sul percorso scolastico non è circoscritto ai livelli attitudinali e base. Eliminandoli, “le differenze saranno documentate dai voti all’interno della stessa classe”, scrive l’Ocst. Si suggerisce dunque di attuare quanto proposto dagli esperti di matematica, ovvero “introdurre nel regolamento della scuola media il requisito della sufficienza in matematica per l’ammissione alle Medie superiori”, come pure di permettere l’accesso a queste ultime anche agli allievi che hanno ricevuto almeno il voto 5 nel corso base in quarta.

Differenziare a seconda delle attitudini: opportunità o disparità aumentate?

Secondo i liberali la differenziazione all’interno della scuola deve essere vista come un’opportunità, non un problema: “Il sistema scolastico deve proporre percorsi differenziati secondo le motivazioni e le diverse forme d’intelligenza degli allievi”. Questo offrendo iter omogenei ma diversificando una parte dell’insegnamento a livello di contenuti e modalità. Tra i ragazzi “c’è infatti chi propende maggiormente verso l’ambito teorico, chi verso il sociale, l’artistico, l’applicativo… e chi ha un approccio più analitico, scientifico”. Per questo si propone di creare un profilo attitudinale che accompagni o sia integrato nella pagella.

Di un altro avviso è Ocst, secondo cui le esperienze condotte alle scuole elementari con il metodo di differenziazione in matematica (Dimat) hanno dimostrato l’accentuarsi delle disparità in merito alle competenze acquisite. “Se oltre alla differenziazione pedagogica si dovesse introdurre, anche solo informalmente (come sembra delineare il documento), una personalizzazione, ovvero una definizione degli obiettivi e dei programmi formativi mirata e destinata a ogni singolo allievo, allora il divario tra compagni di classe diventerebbe verosimilmente maggiore”.

Per i docenti gestire piccoli gruppi ‘non è necessariamente più semplice’

La questione dei laboratori, dunque ore d’insegnamento di alcune materie a gruppo ridotto, convince il Plr, ma non nella modalità proposta dal Decs, che parla di gruppi eterogenei. Per il partito vi è il rischio che diventino “esclusivamente dei momenti di ripasso della materia”. Ci si limiterebbe così “a quanto trattato nelle ore di tronco comune, anziché sviluppare ulteriormente altri capitoli delle discipline considerate”.

Gruppi piccoli significa anche modalità di lavoro diverse per i docenti. Secondo Ocst l’argomento del Decs secondo cui meno allievi porta a migliori condizioni di lavoro per gli insegnanti “è da relativizzare e dimostrare”. Il sindacato vorrebbe spiegazioni approfondite sul tipo di lavoro didattico che si dovrebbe svolgere in aula. “Dal grado di differenziazione e, eventualmente, di personalizzazione, dipendono molti fattori, che potrebbero anche rendere meno gratificante e più oneroso il lavoro del docente”.

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