Ticino

Covid, ‘La Confederazione ha adottato una politica attendista’

Mattia Lepori (Eoc), commenta le misure poste in consultazione: ‘Si è mancato di lungimiranza, presto non sarà più possibile aiutarsi fra cantoni’

(archivio Ti–Press)
11 dicembre 2021
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«La Confederazione ha adottato una politica attendista, scelta che da un punto di vista medico non posso condividere», afferma Mattia Lepori, vicecapo dell’area medica dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc). «È stata detta più volte la parola ‘tempestività’, ma penso che sia proprio ciò che manca in questo momento. La procedura di consultazione è aperta fino al 14 per cui eventuali misure non entrerebbero in vigore prima di lunedì 20 dicembre».

A rischio la solidarietà fra cantoni

Secondo Lepori la Confederazione è già in ritardo: «Alcune settimane fa vi erano regioni con una situazione migliore di altre. Era quello il momento opportuno per prendere le decisioni necessarie per un’inversione di tendenza dei contagi. Così sarebbe stato poi possibile far valere la solidarietà tra cantoni». Aspettando nell’imporre ulteriori restrizioni «ho l’impressione che la situazione tenderà a uniformarsi nel Paese. Per esempio la Svizzera romanda, che fino a un paio di settimane fa aveva una situazione relativamente favorevole, non l’ha già più». Secondo il medico «fra un paio di settimane non sarà più possibile aiutarsi. Ognuno dovrà arrangiarsi per conto suo. Secondo me si è mancato di lungimiranza. Invece di approfittare dell’eterogeneità la si è presa come scusa per non imporre misure generalizzate». In Ticino la situazione «è leggermente migliore rispetto ai cantoni della Svizzera centrale e nord-orientale, ma è comunque in evoluzione. Il numero di ricoveri è raddoppiato negli ultimi 15-16 giorni. È un trend in crescita e quindi si guarda con una certa preoccupazione alle settimane a venire». A livello ospedaliero chi si trova in terapia intensiva per Covid è nella maggior parte dei casi non immunizzato, riguardo all’età? «Essendo che le persone non vaccinate sono più numerose nella fascia più giovane, chi si trova in cure intense ha nettamente meno anni di chi è ricoverato in un reparto ordinario».

Quali sarebbero dunque le misure che permetterebbero un’inversione di tendenza? Secondo Lepori bisogna prendere esempio dall’Austria: «In 16 giorni ha dimezzato il numero di contagi in maniera molto importante. Probabilmente comincerà a effettuare delle timide riaperture fra qualche giorno e nelle prossime due settimane approfitterà ancora delle misure che sono state in vigore in questo periodo». A livello svizzero «la cosa che mi stupisce molto è la resistenza a inserire una misura semplice, a buon mercato ed efficace come l’uso generalizzato delle mascherine. Mi auspico che gli altri interventi proposti avranno l’effetto di rallentare la crescita, ma sicuramente non portano a un cambio di rotta. Di certo degli interventi sui grandi eventi sarebbero necessari».

‘Per ora non bisogna fare distinzioni fra vaccinati e non’

Per il medico le distinzioni fra vaccinati e non «in questo momento vanno tolte. Non conosciamo ancora gli effetti della variante Omicron e non sappiamo qual è il grado di copertura della vaccinazione. Inoltre c’è tutta una fascia di popolazione vaccinata che dovrebbe ricevere la dose di richiamo ma a cui non è stata ancora somministrata e dunque è potenzialmente infettiva. Le differenze sarebbero molto più semplici da superare se si applicasse almeno l’uso indistinto della mascherina.

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