Ticino

Microbiologia: ‘Istituto fondamentale per la lotta al Covid’

Il Cantone vuole rinnovare la convenzione con la Supsi. Il messaggio prevede un contributo annuo di 1,36 milioni di franchi

(Ti-Press)
9 dicembre 2021
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«Tutti gli obiettivi sono stati raggiunti, in particolare la crescita quantitativa e qualitativa che permette ora di disporre in Ticino di un centro di competenza riconosciuto». Si esprime così il direttore del Dipartimento sanità e socialità (Dss) Raffaele De Rosa in merito alla delega alla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi) di vari compiti pubblici nell’ambito della microbiologia applicata. Soddisfatto della collaborazione degli ultimi sette anni, il Consiglio di Stato ha approvato il rinnovo della convenzione per i prossimi tre anni. Il messaggio, che attende la convalida da parte del Gran Consiglio, prevede lo stanziamento di un contributo globale annuo di 1,36 milioni di franchi.

«Avere in Ticino una struttura dedicata, con competenze elevate, e inserita in una rete di ricerca e formazione di valore nazionale e internazionale genera notevole valore aggiunto e ulteriori possibilità di sviluppo», afferma De Rosa che ricorda il ruolo dell’Istituto di microbiologia durante la pandemia: «È stato possibile sviluppare in tempi rapidi nuove prestazioni e capacità necessarie per contrastare il coronavirus». Quali? «La prima è l’analisi delle acque reflue, progetto a livello nazionale che permette di avere un indicatore empirico – che magari sfugge alle analisi dei test – il quale consente di capire il volume di virus che circola», illustra il direttore del Dss. «La seconda riguarda il Servizio di microbiologia Eolab dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc), che ha sviluppato le prerogative per far sì che il laboratorio sia ora riconosciuto a livello nazionale per effettuare le analisi dei test Covid. Inizialmente bisognava mandare i campioni a Ginevra e passavano parecchie ore dal responso. Pensiamo poi all’adeguamento per le nuove varianti, quindi avere le competenze certificate e i protocolli che permettono d’identificare le mutazioni che sono arrivate man mano». Un altro ambito è quello «dell’identificazione del Covid sulle superfici che vengono toccate, come quelle dei mezzi pubblici», ricorda Silvio Seno, direttore del Dipartimento ambiente costruzioni e design della Supsi, in cui è annesso l’Istituto di microbiologia.

Tornando ad aspetti più istituzionali, per quale motivo la proposta di rinnovo della convenzione è di soli tre anni? «Deriva dalla volontà di allineare a fine 2024 la scadenza delle convenzioni stipulate con la Supsi dal Dipartimento educazione cultura e sport (Decs) e dal Dipartimento del territorio (Dt)», spiega De Rosa. Per l’ambito della microbiologia applicata «la fase triennale andrà a consolidarsi e concludersi con l’integrazione anche di queste prestazioni e di questi compiti direttamente nel mandato generale che il Cantone affida alle proprie istituzioni universitarie», aggiunge Paolo Bianchi, direttore della Divisione della salute pubblica del Dss.

Per quanto riguarda il finanziamento all’Istituto di microbiologia della Supsi, l’unica differenza è presente nel settore della ricerca: «Questa parte di attività è in grado quasi di autofinanziarsi a seguito dell’evoluzione del numero di mandati ricevuti da terzi che ha ormai raggiunto il 40 per cento dell’attività», espone il direttore del Dss. «Questo mette in evidenza le competenze che si sono sviluppate in questi anni».

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