Ticino

I reati economici sono percepiti meno gravi dalla popolazione

Il Ticino non sfugge alle dinamiche nazionali ed estere: la gran parte dei crimini finanziari non è denunciata e quindi non è perseguita

Solo il 15-20% dei reati economici è perseguito
(Ti-Press)
16 novembre 2021
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“Il problema della scarsa emersione della criminalità economica è un problema globale a cui non sfugge la Svizzera e neppure il Ticino”. Così il Consiglio di Stato in una risposta a un’interrogazione del deputato socialista Raoul Ghisletta sul fatto che la stragrande maggioranza dei reati economici e finanziari rimane sommersa. “Studi di Kpmg indicano che in Svizzera solo il 15-20% dei reati economici viene scoperto o denunciato e perciò è noto alle autorità di perseguimento penale. Non si conosce l’attendibilità delle cifre indicate da Kpmg, poiché dati più precisi sarebbero ricavabili solo attraverso delle importanti e onerose indagini di vittimizzazione”, precisa il Consiglio di Stato. Queste cifre indicano in ogni caso che anche in Svizzera la maggior parte dei reati economici commessi non emerge e quindi non può essere perseguita. Non vi sono quindi ragioni per concludere che anche in Ticino non si trovi in una situazione analoga al resto della Svizzera e del mondo, almeno per quanto riguarda la percentuale dei reati sommersi. A questo riguardo il Consiglio di Stato ricorda che sul territorio cantonale “è insediato il terzo polo finanziario elvetico, la cui vocazione rimane prettamente internazionale”.

Un fenomeno internazionale

Il costante e continuo aumento delle inchieste di tipo economico-finanziario non è un fatto che riguarda solo il Ticino, bensì ha carattere nazionale e internazionale. La tendenza è messa in evidenza tanto dai rapporti di organizzazioni come Europol, dalla dichiarata strategia di lotta contro la frode messa in atto dall’Ue dal 2011, come pure da studi nazionali pubblicati da importanti società di consulenza. “Da qui la consapevolezza accresciuta che negli anni, a più livelli, ha permesso di sviluppare strategie nel contesto del quadro legislativo vigente e di stringere le maglie della rete”, si precisa nella risposta.

Da tempo, si ricorda, le autorità penali e le varie unità dell’amministrazione cantonale procedono nel perfezionamento delle procedure di lavoro, nel monitoraggio e nella segnalazione dei fenomeni criminali o potenzialmente tali. Questo però non basta. L’adozione di strategie preventive da parte dell’amministrazione pubblica deve comunque andare di pari passo con la percezione della gravità del fenomeno da parte della cittadinanza.

Tra le varie cause dei reati economici sommersi, la più comune è la mancanza di una denuncia penale da parte dei danneggiati. Si citano, tra le altre motivazioni, l’idea che non è possibile recuperare il danno e il procedimento penale è visto come una perdita di tempo. Anche il rischio di una cattiva pubblicità frena le vittime o addirittura la vergogna nei confronti del proprio entourage per essersi fatti raggirare oppure è semplicemente difficile rendersi conto di essere stati truffati. Il fatto che molte truffe vengano consumate sulla rete web, l’impossibilità di determinare l’identità dell’autore frena i potenziali danneggiati. Infine anche la lievità del danno subito. A questo si aggiunge l’atteggiamento relativizzante dell’opinione pubblica che, a torto, “fatica ad attribuire a questo tipo di criminalità il ruolo di pericolo sociale, poiché la stessa non va per il momento a incidere in maniera significativa sul buon livello di sicurezza percepita”.

Due procuratori in più presso il Ministero pubblico

Sulla richiesta di rafforzare il Ministero pubblico e la Polizia in modo che possano indagare in modo proattivo su questo tipo di reati, il Consiglio di Stato ricorda che oltre ad applicare strategie preventive – stando all’attuale quadro giuridico – volte a contenere l’aumento e l’evoluzione dei casi di criminalità economica, la sfida futura sarà mantenere alto il livello della sicurezza percepita e adattare rapidamente gli strumenti di contrasto alle nuove forme di criminalità economica finanziaria. In questo contesto non va sottovalutato il fatto che lo Stato “può a sua volta risultare danneggiato da determinati comportamenti illeciti, sia erogando prestazioni non dovute, sia non procedendo alla riscossione di tributi dovuti da propri contribuenti”.

Per quanto riguarda invece l’adozione di misure incisive puntuali contro la criminalità economica da parte del Ministero pubblico e della Polizia cantonale, questo comporta gioco forza degli oneri supplementari per lo Stato, il cui finanziamento dovrebbe essere supportato da una chiara volontà politica del Gran Consiglio. Passi in questa direzione sono stati compiuti con l’aumento dell’organico del Ministero pubblico: due ulteriori procuratori pubblici di cui uno destinato alla Sezione dei reati economici finanziari.

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