Ticino

Candidati, pure l’estratto esecuzioni? Il governo dice no

‘Il documento può non dire tutto sulla reale situazione’ dell’aspirante municipale o consigliere di Stato. Tocca ora al parlamento pronunciarsi

L’iniziativa parlamentare di Claudio Franscella e cofirmatari (Ti-Press)
22 ottobre 2021
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Introdurre nella legge l’obbligo per chi si candida al Consiglio di Stato o al Municipio di presentare anche l’estratto personale delle esecuzioni, nonché quello della o delle ditte in cui ha mansioni dirigenziali? Il governo risponde picche e chiede quindi al Gran Consiglio di “respingere” l’iniziativa parlamentare depositata a fine maggio dal popolare democratico Claudio Franscella e sottoscritta da altri venti deputati di più partiti. La proposta di Franscella e cofirmatari rientra, si spiega nell’atto parlamentare che sollecita una modifica della Legge sull’esercizio dei diritti politici, “in un’ottica di trasparenza e correttezza” nei confronti degli elettori, affinché sappiano se gli aspiranti municipali e consiglieri di Stato, già oggi tenuti a produrre l’estratto del casellario giudiziale, hanno debiti e precetti esecutivi.

“In generale – scrive il governo prendendo posizione sull’iniziativa – la presentazione di documenti attestanti una determinata situazione forniscono un’informazione incompleta della situazione reale”, poiché “indicano solo se al momento del deposito della candidatura sono in corso procedure esecutive: se i precetti vengono fatti emettere dopo quel momento, l’elettore non viene posto a conoscenza della situazione economica del candidato”. Il governo ricorda inoltre che l’articolo 8a della Legge federale sulla esecuzione e sul fallimento “non esclude del tutto i precetti infondati perché questi figurano nell’estratto rilasciato dall’Ufficio di esecuzione per almeno tre mesi: il (presunto) debitore può infatti domandare di non comunicare a terzi l’esistenza della procedura esecutiva solo dopo tale termine. Presentata la domanda, poi occorre concedere la possibilità al creditore di dimostrare di aver avviato le procedure per far valere la pretesa, assegnandogli un termine di venti giorni”. Ergo: “È sufficiente far emettere un precetto esecutivo pochi mesi prima della presentazione delle candidature per far apparire nell’estratto un’esecuzione contro la quale il candidato non può (ancora) chiedere provvedimenti”.

‘La pubblicazione potrebbe violare la sfera privata’

Per il Consiglio di Stato l’iniziativa “sembra partire dal presupposto che nell’estratto delle esecuzioni figurino precetti perché il debitore è insolvente e amministra male i propri beni o perché il creditore fa emettere un precetto in modo abusivo e vessatorio”. In realtà, ricorda il governo, ci sono pure altri casi, “come i precetti fatti emettere da un creditore nell’ambito di una controversia contrattuale; il precetto può perseguire lo scopo di salvaguardare i termini di prescrizione”. Insomma “il debitore può essere finanziariamente solido, ma l’esistenza della contestazione e la divergenza delle parti sulla risoluzione della controversia impongono di fatto l’emissione di un precetto esecutivo”. C’è di più. Nell’estratto delle esecuzioni “potrebbero persino emergere aspetti legati alla sfera privata del debitore a dipendenza della natura dei precetti (precetti fatti emettere dal coniuge o ex coniuge per esempio nell’ambito dell’obbligo di mantenimento; precetti che riguardano prestazioni sanitarie che vanno oltre il premio dell’assicurazione obbligatoria della cassa malati eccetera)”. E ancora. Per un’informazione completa degli elettori “bisognerebbe pubblicare nel ‘Foglio ufficiale’ (elezione del Consiglio di Stato) e all’albo comunale (elezione del Municipio) le informazioni figuranti nell’estratto delle esecuzioni: la pubblicazione potrebbe però violare la sfera privata dei creditori che non sono coinvolti in nessun modo nella procedura elettorale, oltre a quella dei debitori (e candidati)”.

Franscella rilancia: tema importante per il corretto funzionamento delle istituzioni

Sull’iniziativa si pronuncerà ora il Gran Consiglio. «Quanto chiede l’iniziativa – evidenzia Claudio Franscella, interpellato dalla ‘Regione’ – è più che legittimo in considerazione dell’importante carica istituzionale per cui ci si candida, spero che la commissione parlamentare incaricata dell’esame della proposta faccia i necessari approfondimenti su quello che è uno dei temi essenziali per il buon funzionamento della democrazia».

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