Ticino

Il progetto Amati per parlare di bullismo attraverso un film

La pellicola ‘Dolcissime’ sarà messa a disposizione dei docenti di quarta media grazie all’iniziativa dei club ticinesi di Soroptimist International

(Depositphotos)

"Accetta le tue imperfezioni e concediti di sbagliare". È la prima delle cinque frasi del progetto Amati, realizzato dai quattro club ticinesi di Soroptimist International, in occasione dei suoi 100 anni. «Volevamo festeggiare con qualcosa che lasciasse un segno sul territorio, in particolare fare qualcosa per i nostri ragazzi», spiega Emma Brugnoli, presidente della sezione Bellinzona e Valli. Il club ha acquistato dunque i diritti per il film ‘Dolcissime’, che i docenti potranno mostrare agli allievi di quarta media quando avranno bisogno di trattare temi come bullismo, disagio interiore, rapporto con l’altro sesso e conflitto con i genitori. «Abbiamo particolarmente apprezzato la possibilità di poter integrare questa proposta secondo i tempi e le modalità che ogni sede e docente ritengono migliori», dice Tiziana Zaninelli, responsabile della Sezione dell’insegnamento medio del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs).

Spesso, però, i giovani e le giovani si mostrano disinteressati quando si toccano argomenti sensibili come questi. Il progetto riuscirà a oltrepassare la corazza? «A volte è difficile avvicinare i ragazzi. Questo succede in particolare quando la comunicazione diventa asimmetrica, quando l’adulto discute di un tema come se si trattasse di una lezione. Un film, invece, suscita emozioni e può essere un ottimo punto di partenza per parlare coi ragazzi dei loro vissuti», afferma la psicologa Elena Negro, che ha ideato le cinque frasi di Amati che gli allievi di quarta riceveranno sotto forma di segnalibro.

«Il film rende bene l’idea di quello che vivono i ragazzi nelle età della preadolescenza e dell’adolescenza. Sono momenti caratterizzati da un disorientamento. Questo perché si comincia a perdere l’identità infantile quando non ce n’è ancora un’altra sufficientemente solida. Inoltre il corpo, altro tema del film, cambia molto rapidamente, più di quanto l’affettività e i processi cognitivi possano comprendere e afferrare», illustra Negro. Le cinque frasi, tra cui: ‘Allenati ad ascoltare quello che senti davvero: sii onesto con te stesso’, vogliono portare lo sguardo oltre al comportamento visibile: «Dietro all’ostentazione della propria immagine, come avviene spesso sui social, si celano svalutazione di sé, difficoltà nel riconoscere le proprie risorse e i propri limiti».

Altra caratteristica del periodo è un maggiore investimento di tempo ed energie nelle relazioni con i pari: «Un passaggio necessario per poter costruire una propria identità anche al di fuori del nucleo familiare, da cui in una certa misura è necessario separarsi per poter entrare nel mondo». Questo però «costringe i ragazzi a prendere bruscamente consapevolezza dell’effetto che producono sugli altri. Iniziano a chiedersi chi sono, come mi vedono gli altri, come vorrei che mi vedessero». Secondo la psicologa «tutti i disagi che si possono osservare nell’età della scuola media e anche dopo, come i fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, vanno compresi in questa cornice molto complessa».

«Questo progetto dà un grande valore al lavoro preziosissimo che svolgono i docenti di scuola media», prosegue Negro. «Anche se gli adulti sono apparentemente non considerati o vengono sfidati dagli adolescenti, il loro ruolo resta fondamentale. I giovani hanno bisogno di un adulto che possa ascoltarli, provare a capire, fare ordine nella confusione. Guidare non è imporre le proprie esperienze, visioni, aspettative, ma è accompagnare. Essere accanto, aiutando a fare luce nei punti d’ombra, lasciando però ai ragazzi e alle ragazze la possibilità di sperimentare il proprio percorso, per poi avere la pazienza di esserci ancora quando esso presenta delle falle o degli ostacoli. I frutti spesso non sono immediati, ma gli insegnamenti lasciano una traccia che i giovani poi portano con sé».

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