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La prima perizia Rouiller: motivazioni del Cdm insostenibili

Il caso dei cinque pp e il no del Cdm al loro accesso agli atti. La 'Giustizia e diritti' pubblica il parere dell'ex presidente del Tribunale federale

Ti-Press
6 settembre 2021
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Autunno 2020, in Ticino infuria la polemica sugli impietosi pareri del Consiglio della magistratura che - indirizzati al parlamento cantonale, l'autorità che designa le toghe - preavvisano negativamente la rielezione di cinque procuratori pubblici. Ai quali lo stesso Cdm ha negato l'accesso agli atti e dunque l'esercizio del diritto di essere sentiti: la commissione 'Giustizia e diritti' del Gran Consiglio, che deve formulare le proposte di nomina al plenum in vista del rinnovo dei mandati in seno al Ministero pubblico, vuole però vederci chiaro e si rivolge al professore ed ex presidente del Tribunale federale Claude Rouiller. Che risponde ai quesiti commissionali in ottobre. Venticinque pagine in francese. Nelle quali Rouiller richiama fra l'altro la lettera del 30 settembre con cui il Cdm respinge la richiesta dei cinque pp di consultare i documenti su cui si basano i suoi preavvisi. Il diniego, scrive il già presidente del Tf, con la motivazione che il loro mandato era giunto a scadenza, che non avevano diritto alla rielezione, che non c'è nessuna via di ricorso cantonale contro una non rielezione e che i suoi preavvisi non sono in alcun modo vincolanti per l'autorità decisionale, essendo solo uno dei tanti elementi nel processo globale di rinnovo periodico delle autorità giudiziarie da parte del parlamento. Per il già presidente del Tf, si tratta di una motivazione "insostenibile".

Sull'assenza del ricorso cantonale, annota Rouiller: "Non è perché un aspetto dell'attività statale non può essere criticato davanti a un'autorità superiore che l'autorità inferiore può comportarsi, nei confronti dei cittadini, in spregio ai diritti costituzionali di cui sono titolari". Insostenibile pure l'argomento che i candidati non hanno diritto alla rielezione: "L'inesistenza di un tale diritto non esclude che le loro candidature siano trattate correttamente, secondo il principio di equità". Rouiller non ha dubbi: i cinque procuratori "devono essere ascoltati in modo soddisfacente, non necessariamente oralmente, dalla delegazione parlamentare a cui la legge affida a questo compito (la commissione 'Giustizia e diritti' ndr)", prima di fare la sua proposta al Gran Consiglio. E ancora: "La piena cognizione della commissione - e anche il fatto che il preavviso del Consiglio della magistratura non è vincolante per essa - le permette di rimediare a qualsiasi irregolarità che possa essere stata commessa durante la procedura davanti al Consiglio".  Ed è ciò che la 'Giustizia e diritti' ha fatto, sanando la situazione, ovvero ascoltando i pp che il Cdm aveva bocciato. Permettendo loro di esercitare il diritto di essere sentito che, ricorda la presidente della commissione parlamentare Sabrina Aldi (Lega), «è il diritto di una persona di potersi esprimere dinanzi a un’autorità prima che questa prenda una decisione che la concerne». L'epilogo della tormentata procedura è noto: tutti i magistrati del Ministero pubblico ricandidatisi vengono rieletti dal Gran Consiglio (seduta del 14 dicembre), compresi i cinque, per un ulteriore mandato decennale. 

Oggi al termine della riunione settimanale, la commissione parlamentare ha reso pubblica la citata perizia di Rouiller. E ciò, annota la 'Giustizia e diritti', "considerato che le recenti decisioni della Commissione di ricorso sulla magistratura hanno di fatto decretato la conclusione della procedura di rinnovo dei procuratori pubblici avviata nel maggio 2020". Il riferimento è alle sentenze (vedi la 'Regione' di sabato 7 agosto) sui ricorsi che i cinque pp avevano inoltrato nell'ottobre del 2020. Pur giudicandoli irricevibili da un lato e privi di oggetto dall'altro, la Commissione di ricorso non ha lesinato critiche al Cdm per come si è mosso nei confronti dei cinque procuratori: "Non ha seguito quanto prescritto" dalla LPAmm, la legge cantonale sulla procedura amministrativa. Circostanza questa evidenziata anche da Rouiller a proposito del rigetto della domanda di accesso agli atti. 

Aldi: è stata la base di partenza. Durisch: mettere i paletti

«Dalle criticità sollevate da questa perizia del professor Rouiller - riprende Aldi - sono partiti tutti i ragionamenti che hanno portato il Gran Consiglio a decidere di metter mano al sistema di rielezione dei magistrati. Il parere dell'ex presidente del Tribunale federale ci ha mostrato che non esiste una procedura chiara. E ci ha convinti dunque della necessità di codificare il tutto e di colmare le lacune emerse nella vicenda che ha interessato il rinnovo dei mandati al Ministero pubblico». Osserva il capogruppo socialista Ivo Durisch: «È stato importante mettere un punto a una situazione dove il parlamento ha avuto un ruolo importante, con il proprio disaccordo con le procedure di nomina. Un disaccordo riscontrato anche in questa perizia e dalle sentenze della Commissione di ricorso», aggiunge Durisch. «Per questo sono felice che degli atti che interessano l’opinione pubblica vengano resi noti quando è terminato il processo decisionale». Adesso si tratta di ripartire, «perché con il grosso cantiere della giustizia si cercherà di mettere dei paletti per evitare che quello che è successo lo scorso autunno non avvenga più».

Da qui il mandato assegnato in dicembre dal plenum del Gran Consiglio alla 'Giustizia e diritti': proporre da un lato regole procedurali per il Consiglio della magistratura quando deve esprimersi sulle ricandidature di giudici e pp alla medesima funzione e dall'altro norme per migliorare la vigilanza interna al Ministero pubblico da parte della sua Direzione. Un duplice compito per il quale la commissione parlamentare ha nuovamente fatto capo a Rouiller. La seconda perizia è giunta la scorsa settimana sui tavoli della ‘Giustizia e diritti’.

Due pp in più: i candidati ritenuti idonei dagli esperti

Riguardo al concorso per i due procuratori pubblici in più, dopo il potenziamento deciso in tempi recenti da governo e Gran Consiglio, la Commissione di esperti ha ritenuto idonei a ricoprire la carica Simone Barca, Nicola Borga, Luca Guastalla, René Libotte, Veronica Lipari, Riccardo Maiolo, Roberta Mantegazzi, Michela Pedroli, Samuele Scarpelli e Stefano Stillitano. Diversi candidati sono già attivi a Palazzo di giustizia come segretari giudiziari o vicecancellieri. Libotte è oggi procuratore pubblico nei Grigioni. Pedroli è avvocato.

 

 

 

 

 

 

 

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