Ticino

Pilotti: ‘Il Ppd non ha saputo avviare il rinnovamento’

Il politologo analizza i segnali provenienti dalle elezioni comunali: tengono Plr e sinistra, l’Udc fa concorrenza alla Lega e le donne restano troppo poche

(Ti-Press)
20 aprile 2021
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«La buona tenuta del Plr e dell’area rossoverde, la débacle del Ppd, il risultato in chiaroscuro della Lega e l’ulteriore affermazione delle liste civiche». Questi i quattro elementi-chiave dai quali muove l’analisi del voto offerta da Andrea Pilotti, politologo e responsabile di ricerca presso l’Osservatorio della vita politica regionale all’Università di Losanna. «Anzitutto salta agli occhi il buon risultato di liberali, socialisti e verdi, pur con qualche passo indietro qua e là come quello del Plr a Lugano. L’impressione è che il dibattito e il rinnovamento interni a questi partiti – penso ad esempio alla corsa per la presidenza liberale – abbiano permesso di comunicare agli elettori il senso di un nuovo dinamismo». Quanto a socialisti e verdi «se è vero che non c’è stato un vero e proprio sfondamento, si nota però un’affermazione importante, che conferma la tendenza avviata con le federali e mostra la crescente sensibilità dei ticinesi per temi come l’ambiente».

Deluso resta ovviamente il Ppd, che «dopo la débacle alle elezioni degli Stati non ha saputo avviare un rinnovamento analogo; tra i suoi ranghi si è dunque percepito un certo sfilacciamento, una sorta di senso di ineluttabilità nell’affrontare la curva discendente dei consensi».  Dall’area popolare-democratica viene però il successo di Filippo Lombardi, che entra in Municipio a Lugano oltre un anno dopo aver perso il suo seggio agli Stati. «Quella del ritorno locale di personalità politiche federali è un fenomeno che comincia a prendere piede anche altrove: mentre un tempo la carriera finiva al legislativo federale, ora non solo a Lugano, ma anche a Berna e a Zurigo vediamo ‘rientrare’ candidati forti di un’ampia rete di contatti e di una lunga esperienza, specie quando si tratta di amministrare realtà cittadine grandi e complesse, dunque sempre più direttamente integrate lungo assi nazionali e internazionali».

Guardando a destra «l’Udc sembra sempre meno la ruota di scorta della Lega: successi brillanti come quello di Piero Marchesi a Tresa dimostrano che il partito sta trovando quel radicamento locale che finora stentava a conquistare. Allo stesso tempo assistiamo allo sviluppo di una dinamica un po’ più concorrenziale nei confronti dell’alleato leghista ». La Lega pagherebbe anche «una gestione personalistica e poco strutturata nella mobilitazione del consenso». Inoltre «la pandemia ha ulteriormente penalizzato un movimento che deve molta della sua visibilità alle feste e ai grandi raduni, resi impossibili dall’emergenza sanitaria».

Pilotti invita a tenere d’occhio anche l’avanzata delle liste civiche, «segno, insieme all’abbondanza di schede senza intestazione, di un elettorato sempre meno legato alle tradizioni partitiche e attento piuttosto al profilo dei singoli candidati, specie in una dimensione di prossimità come quella comunale».

Il Ticino resta infine indietro nella rappresentanza femminile, che con 83 municipali donne si ferma sotto al 18% delle poltrone totali. «Mentre a Neuchâtel si assiste all’inaugurazione di un parlamento a maggioranza femminile anche in assenza di quote, il Ticino è ancora indietro nel lavoro di coinvolgimento e mobilitazione delle donne in politica. Si tratta di un percorso sociale e culturale che richiede molto impegno e che non può dare risultati dall’oggi al domani. Il potenziale per un vero cambiamento d’altronde c’è, ed è legittimo sperare in una maggiore attenzione per il tema della rappresentanza di genere nei prossimi anni».

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