Ticino

Poche le segnalazioni di autotest positivi

Zanini: ‘Non sapremo mai la percentuale di persone che farà il proprio dovere chiamando l’hotline’

(Keystone)

"L’avrò fatto bene?". È quello che probabilmente molte persone, alle prese con l’autotest Covid, si stanno chiedendo in questi giorni. Ma quanti sono coloro che hanno chiamato l’hotline perché risultati positivi? «Questo venerdì, delle 309 telefonate ricevute, 20 riguardavano informazioni riguardo ai test autodiagnostici, mentre i tamponi Pcr programmati da noi a seguito di un esame fai da te positivo sono stati 15», ci illustra Roberto Cianella, direttore della Federazione cantonale ticinese servizi autoambulanze (Fctsa), che gestisce l’hotline per conto del Cantone. «Quest’ultimo dato è da prendere con le pinze, perché una parte di questi 15 appuntamenti sono riconducibili a un gruppo di turisti, all’interno del quale alcuni hanno effettuato l’autotest con esito positivo, e gli altri hanno chiesto comunque di potersi sottoporre a un esame Pcr».

Il numero di chiamate che ricevete anche solo per informazioni riguardanti gli autotest ricalca le vostre aspettative? «Ci aspettavamo maggiori telefonate – risponde Cianella –. Penso che gli esami fai da te siano passati un po’ in sordina perché è la settimana di Pasqua. Prevediamo un aumento d’interesse nello strumento settimana prossima e ci auguriamo che le persone che risultano positive ci contattino per prenotare un test di conferma», aggiunge il direttore della Fctsa, dicendo inoltre che l’hotline terrà monitorato il numero di persone che telefonano per effettuare un esame Pcr a seguito del risultato positivo di quello fai da te.

Per ora dunque la situazione sembra tranquilla. Lo è anche nelle farmacie? «Sappiamo che le persone stanno andando a ritirarli. In alcuni casi il numero di richieste è importante», riferisce il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini a ‘laRegione’. Le farmacie cercano di distribuire i sacchetti da 5, invece che i singoli test. Perché guadagnano di più», infatti dei dodici franchi che vengono fatturati per ogni autotest, circa la metà rappresentano il guadagno per grossisti e farmacisti. Margini che, per il farmacista cantonale sollecitato dalla Rsi, andrebbero ridiscussi una volta che il sistema di preparazione e distribuzione sarà rodato. Riguardo al costo intrinseco del prodotto, che varia dai 5 ai 6 franchi, Zanini ritiene che non possa essere quello normale di mercato, dato che con la decisione del Consiglio federale al fabbricante è stata concessa una potenzialità di vendita da 40–50 milioni di pezzi ogni mese, che verranno pagati dalla stessa Confederazione.

La consegna dei test alla popolazione avanza a ritmo regolare ma non eccessivamente alto, mentre le telefonate alla hotline sono poche, perché? «Probabilmente un buon numero è ancora inutilizzato. Sento anche di diversi frontalieri che li stanno chiedendo, su domanda dei loro datori di lavoro. Probabilmente questi ultimi solleciteranno i dipendenti a sottoporsi all’esame prima di rientrare al lavoro settimana prossima», dice Zanini che aggiunge: «Non sapremo mai quale sarà la percentuale di persone che farà il proprio dovere. Cioè mettersi in isolamento e prendere contatto con l’hotline. Il Consiglio federale ha ricordato di aver puntato sulla responsabilità individuale sin dall’inizio e ha messo a disposizione gli autotest aspettandosi dalla popolazione un comportamento corretto».

Esami fai da te che per Zanini non sono così banali da effettuare. «Nulla di difficilissimo, ma può risultare ostico per alcuni». Nonostante i kit siano accompagnati dalle spiegazioni, ci sono dei rischi? «Il primo è quello di non effettuare un prelievo corretto. In secondo luogo, se si inserisce il cotton fioc in maniera verticale, invece di seguire la direzione del palato, ci si può far male. L’indicazione comunque è quella di entrare solo due centimetri nella narice».

Riguardo alla presa di posizione di una farmacista del Mendrisiotto, scettica riguardo all’uso in autonomia di questo dispositivo, Zanini risponde: «Credo abbia fatto un errore. Io ho obbligato le farmacie a fare un corso pratico per imparare a fare il prelievo perché l’esame professionale è di tipo naso–faringeo, che richiede una certa abilità in quanto si va in profondità ed è fastidioso per chi lo subisce. Gli autotest invece sono prelievi nasali, non si va in profondità».

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