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Negli ultimi cinque mesi accolte 8'000 richieste di Ipg

Il governo risponde all'interpellanza di Durisch (Ps), ma mancano i dati sul settore culturale. Il capogruppo socialista: 'Speriamo di averli presto'

Ti-Press
17 marzo 2021
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Oltre 16mila richieste. Circa 16’250. Tante sono le domande di Indennità perdita di guadagno Corona (Ipg) inoltrate in Ticino dal 17 settembre 2020 al 28 febbraio 2021. Una media di 3’250 al mese. Di queste richieste circa 8’000 sono state accolte, mentre circa 1’400 sono state respinte. È un chiaro indicatore di quanto la pandemia abbia continuato a incidere anche dal punto di vista economico sulla vita quotidiana delle persone, quello che il Consiglio di Stato ha messo nero su bianco rispondendo a un’interpellanza del capogruppo del Partito socialista Ivo Durisch.

9’400 richieste evase, quindi. E, in merito ai tempi, si legge nel testo che “dipendono da caso a caso, in quanto ogni pratica necessita di diverse valutazioni in funzione delle informazioni fornite e/o dei documenti che vengono allegati alla richiesta di indennità”. Ad ogni modo, “quando le richieste sono presentate correttamente i tempi medi di evasione sono di circa quattro settimane. Purtroppo i ritardi accumulati nel 2020 influiscono negativamente sulla tempistica, ma i collaboratori del servizio stanno facendo degli straordinari nel fine settimana per recuperare gli arretrati”. Per quanto concerne l’indennità media riconosciuta, giornaliera complessiva il Consiglio di Stato ricorda che “ammonta all’80 per cento del reddito soggetto all’Avs conseguito prima dell’inizio del diritto, ma al massimo a 196 franchi al giorno.

Ciò detto sono rimaste senza risposta due domande che Durisch ha fatto pensando al settore culturale, particolarmente colpito e con al proprio interno situazioni molto diverse tra loro. La prima è stata formulata per capire “se corrisponde al vero che agli organizzatori di manifestazioni nel corso dei prossimi mesi le indennità di lavoro ridotto vengono negate con la motivazione che non essendoci al momento esplicito divieto per il periodo della manifestazione non vi è ragione di mettere i dipendenti in lavoro ridotto”. La seconda è se si tengono in considerazione “la realtà professionale del settore e la peculiare situazione di questo momento in cui l’incertezza di fattibilità e condizioni, oltre che la paralisi del settore su scala nazionale e internazionale, rende impossibile qualsiasi lavoro di pianificazione e influisce inevitabilmente sulle possibilità di lavoro dei dipendenti delle imprese culturali”.

‘Aspettiamo i dati sul settore culturale per vedere se ci sono buchi da colmare’

Domande senza risposta perché «al momento il Cantone non ha i dati settore per settore, poiché sono in fase di elaborazione a livello federale», afferma Durisch interpellato dalla ‘Regione’. «Siamo rimasti d’accordo con il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa che sarebbe molto interessante avere anche altre informazioni: la tipologia di aiuto, i settori, numero di giorni ed entità di aiuto. Questo permetterebbe di capire a chi sono andati gli indennizzi e se ci sono stati dei buchi, vedere se si possono colmare». Una strada Durisch l’ha trovata: «Trasformerò questa interpellanza in un’interrogazione al governo, così quando ci saranno i dati spero di ottenere una risposta. Se Berna non lo farà, andrà fatto a livello cantonale». 

‘Gli indipendenti sono precari non protetti’

Ma di cultura si parlava. Perché la situazione per i lavoratori del settore, indipendenti e non, si fa di mese in mese più grama a causa delle chiusure. «Prima di tutto va capito a chi e come nel settore culturale sono arrivati questi aiuti - annota Durisch -. Oggi non ne abbiamo idea. Ma si tratta di lavoratori che soffrono. Spesso, aggiungo, sono lavoratori precari che sfuggono alle reti di protezione sia in ambito di disoccupazione, sia di lavoro ridotto. Per non parlare degli indipendenti, che non essendo inseriti in un organico ufficiale, sono precari che non sono protetti. L’unica rete è l'Ipg cultura, ed è per questo che vogliamo capire cosa ha funzionato e cosa no».

A Zurigo, Basilea e Ginevra c'è il sostegno forfettario

In merito agli aiuti per il settore culturale, ricordiamo che da qualche settimana in Svizzera sta prendendo corpo un'idea alternativa a quella delle attuali indennità o aiuti: un sostegno forfettario agli operatori culturali. Un'idea, questa, che per ora ha messo d'accordo i Cantoni di Zurigo, Basilea e Ginevra. I vantaggi sono meno burocrazia e il fatto che si tratti di una forma di aiuto che va a sostenere maggiormente alcuni operatori culturali con una condizione lavorativa atipica e non riconosciuta dalle attuali regole. Un aiuto di base che viene ricevuto senza dover necessariamente dimostrare un mancato guadagno. E il Ticino? Il Ticino non è convinto. «Noi questo ragionamento non lo possiamo fare perché non vogliamo penalizzare l'ordinario», ci ha risposto il 5 marzo la direttrice della Divisione della cultura e degli studi universitari in seno al Decs Raffaella Castagnola.

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