Ticino

Dopo l'accordo sulla fiscalità, lo 'Statuto dei frontalieri'

Lavori al via a Roma il prossimo aprile. Recente incontro fra sindacati e Ministero finanze

28 dicembre 2020
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L'accordo sulla nuova fiscalità dei frontalieri, trovato sotto l'albero di Natale dopo una trattativa andata avanti cinque anni, per essere applicato deve diventare legge dello Stato, per cui deve passare al vaglio dei due parlamenti, quello svizzero e quello italiano. E soprattutto a Roma non sarà un cammino semplice, in quanto il ''doppio binario (fiscalità differente fra vecchi e nuovi frontalieri, ndr) viola il principio costituzionale di eguaglianza dei lavoratori'', come ha sottolineato Azione, micro partito di Carlo Calenda, rappresentato in parlamento.

L'accordo parafato nel dicembre 2015 e affondato dalla politica si ispirava ai ''principi costituzionali di capacità contributiva e progressiva'', come previsto dall'articolo 53 della Costituzione italiana. Anche le organizzazioni sindacali, non più tardi di un mese fa, erano contrarie al ''doppio binario''. Se hanno cambiato atteggiamento probabilmente lo si deve al fatto che il negoziato ha portato a un tavolo interministeriale per la definizione dello Statuto dei lavoratori frontalieri che avvierà i propri lavori entro l'aprile 2021, al fine di ''individuare per gli oltre 105 mila lavoratori (70mila in Ticino) in uscita e in ingresso dall'Italia una normativa omogenea in materia di sicurezza sociale, mercato del lavoro, dialogo sociale e cooperazione internazionale''. Il tavolo interministeriale (Mef, Esteri, Trasporti e Lavoro: sono i ministeri in campo) ha come obiettivo la stesura di una proposta di legge per l'istituzione di uno ''Statuto dei lavoratori frontalieri'. Se ne parla da una decina di anni.

Nell'ottobre 2016, su sollecitazione del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, investito del problema in occasione di una sua visita a Sondrio, al Ministero degli Affari Esteri era stato insediato ''un tavolo interministeriale sulle tematiche del lavoro transfrontaliero'', che aveva come obiettivo primario quello di prevedere uno status giuridico dei frontalieri. Tema irrisolto e che a pieno diritto entra nelle discussione nei lavori del nuovo tavolo interministeriale che si è dato scadenze ravvicinate, cioè l'aprile del prossimo anno. Nella speranza che i tempi per arrivare a uno ''Statuto dei frontalieri'' non ripetano quelli seguiti per arrivare all'accordo sul nuovo sistema fiscale dei frontalieri, le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno pronta una proposta che prevedendo cinque articoli potrebbe rappresentare la base di partenza del confronto con i ministeri interessati, per poi chiamare in campo il parlamento italiano chiamato a sancire, in via definitiva, l'unicità del lavoro svolto da lavoratori italiani impiegati in un Paese straniero (Svizzera, Francia, Austria, Slovenia e San Marino). Con il primo articolo viene stabilita una definizione nuova di frontaliere al passo con i tempi: basti pensare al telelavoro, che negli ultimi mesi complice l'emergenza sanitaria è cresciuto in modo geometrico. Il secondo articolo sancisce la parità di trattamento, cosa che come succede in Ticino continua essere in discussione. Un passaggio che potrebbe portare al superamento del dumping salariale, avvertito al di qua e al di la della frontiera. Con il terzo articolo viene chiesta l'istituzione di un osservatorio nazionale per il monitoraggio del frontalierato.

A questo proposito l'articolo cinque dell'accordo firmato nei giorni precedenti Natale, prevede che le autorità fiscali dei Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese inviano all'Agenzia delle Entrate l'anagrafe dei frontalieri residenti in Italia. A sua volta l'Agenzia italiana delle entrate invierà all'Amministrazione federale delle contribuzioni l'anagrafe dei frontalieri residenti in Svizzera. A questo proposito fa premio la reciprocità. Balza evidente che quanto propongono i sindacati deve in primo essere accolto dai Paesi in cui lavorano i frontalieri. Cosa che appare non proprio agevole. Da qui il quarto articolo che ipotizza la creazione di forme di ''dialogo transnazionale'', soprattutto in materia di verifichi dei diritti. La mancanza di cooperazione tra Paesi, sottolineano i sindacati, danneggiano i lavoratori. Infine, il quinto articolo della proposta di Cgil-Cisl-Uil, pone l'accento sui problemi ancora aperti. Soprattutto con il CantonTicino. 

 

 

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