Ticino

InterCity, sì al tavolo di lavoro per il Mendrisiotto

Per lo nuovo stabilimento industriale di Castione si attendono risposte per la fine dell'anno sulla mole di lavoro prevista

Vincent Ducrot e Claudio Zali (Ti-Press)
24 agosto 2020
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Via libera al tavolo di lavoro dedicato all'offerta futura di treni a lunga percorrenza nel Mendrisiotto. Lo hanno confermato oggi in conferenza stampa il consigliere di Stato Claudio Zali e il nuovo ceo delle Ffs Vincent Ducrot, arrivato a Bellinzona per fare il punto su diversi dossier importanti che riguardano anche il Ticino. Per quanto riguarda il nuovo stabilimento industriale ferroviario che sorgerà a Castione, rimane ancora da chiarire come saranno ripartiti i carichi di lavoro fra le varie officine svizzere (Yverdon e Olten, oltre quella ticinese). Zali non esclude che a Castione saranno a disposizione più posti di lavoro del previsto.

Una delegazione delle Ffs guidata dal nuovo numero uno delle Ffs Ducrot, in visita per la prima volta in Ticino, oggi ha incontrato il Consiglio di Stato per discutere di diverse questioni importanti, fra le quali quella degli InterCity che dal 2021 non dovrebbero più fermarsi né a Mendrisio, né a Chiasso. Una prospettiva che ha fatto insorgere autorità politiche regionali e associazioni: circa un mese fa avevano scritto una lettera al governo ticinese, alle Ffs, all'Uffcio federale dei trasporti (Uft) e a Tilo chiedendo innanzitutto di mantenere i collegamenti dei treni a lunga percorrenza nel Mendrisiotto e di istituire un tavolo di lavoro per chiarire la visione futura circa le due fermate in questione. Quest'ultima richiesta è ora stata accolta, verosimilmente anche grazie al fatto che le preoccupazioni sollevate erano condivise pure dal Consiglio di Stato e dal Gran Consiglio. «Un gruppo di lavoro sarà istituito immediatamente (un primo incontro dovrebbe già svolgersi entro la fine del mese, ndr.) per esaminare quali sono le possibilità nel medio termine», ha affermato Ducrot. L'obiettivo sarà quello di «minimizzare gli effetti negativi di questa situazione», ha aggiunto Zali, precisando che i problemi sono di natura tecnica: come «la lunghezza dei convogli e la struttura delle stazioni che li deve accogliere», così come la capacità limitata della galleria di base del San Gottardo e le difficoltà legate al coordinamento con l'Italia. «Non vi è alcuna volontà delle ferrovie di sminuire il ruolo del Mendrisiotto o di penalizzarlo», ha precisato il consigliere di Stato. Al tavolo di lavoro parteciperanno rappresentanti delle Ffs, del Cantone e dell'Uft.

Nuove officine, non è escluso un aumento dei posti di lavoro

Un altro tema che ha fatto discutere molto è quello delle Officine: nel maggio del 2019 i cittadini ticinesi avevano approvato la costruzione del nuovo stabilimento industriale ferroviario a Castione. Un progetto che però non è ancora dettagliato e che ha generato malumori fra le maestranze che chiedono chiarezza (ad esempio sulle attività che si svolgeranno e sul numero di impiegati). Dettagli che oggi non sono stati precisati, ma che forse emergeranno durante l'incontro previsto giovedì 27 agosto a Lucerna, al quale parteciperanno rappresentanti della Commissione del personale delle Officine e dei sindacati, così come le Ffs e una delegazione del Consiglio di Stato. Stando a Ducrot, le nuove officine – che «per noi sono strategicamente molto importanti» – permetteranno di mettere in atto una «transizione industriale» verso una nuova era. Insomma, i tempi cambiano (ad esempio le locomotive sono sempre più sofisticate), così come il lavoro che viene svolto. Quello che è ancora da stabilire è la mole di lavoro che caratterizzerà il nuovo stabile. Per ora sono previsti tra i 200 e 230 posti di lavoro (meno di quelli odierni), ma vi è una «variabile» da tenere in considerazione «che ci permetterà di equilibrare i carichi di lavoro nelle varie officine» della Svizzera. Ciò potrebbe quindi significare che a Castione saranno svolte alcune attività in più. Se così fosse, i numero delle maestranze impiegate potrebbe «aumentare rispetto al minimo che è stato promesso», ha affermato Zali interpellato dalla Rsi. Risposte in questo senso dovrebbero arrivare «entro la fine dell'anno», ha sottolineato Ducrot, precisando che in ogni caso si punterà molto sulla formazione. Conferme sono invece giunte per quanto riguarda la tabella di marcia che «avanza come previsto»: entro la fine del 2021 dovrebbero essere approvati i piani di progettazione, mentre i lavori di costruzione dovrebbero iniziare nel 2023 per poi concludersi nel 2026. L'unica incognita è dettata dai ricorsi ancora pendenti che riguardano i terreni dove dovrebbe sorgere il nuovo stabile. 

'Metro Ticino' da aprile

Ovviamente, anche la galleria di base del Ceneri è stata al centro dell'incontro tra governo ticinese e Ffs: l'inaugurazione avverrà a inizio settembre, mentre la messa in servizio (parziale) è prevista il 13 dicembre. A causa dei ritardi – in particolare per quanto riguarda il cantiere per il raddoppio dei binari sulla tratta Contone-Tenero – legati alla pandemia di coronavirus, la «Metro Ticino» – come l'ha definita Ducrot – sarà completamente operativa solo dal 5 aprile. Nel frattempo sarà introdotto un orario provvisorio, i cui dettagli saranno resi noti mercoledì. In ogni caso, già da dicembre ci sarà «un aumento dell'offerta importante». La «tappa chiave» successiva è poi rappresentata dalla fine dei lavori, prevista «alla fine del 2022, nella galleria di base del San Gottardo, che solo allora potrà garantire la «piena capacità».

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