Ticino

'Preoccupati che il contagio riprenda'

Il 30% degli avventori del Woodstock aveva dato nomi falsi. De Rosa: 'Pronti a pretendere la verifica dei dati all'entrata dei locali notturni'

Il consigliere di Stato Raffaele De Rosa (Ti-Press)

Il caso Woodstock o la ripetizione di episodi analoghi preoccupano le autorità cantonali e le prime misure non si sono fatte attendere. «Da subito il team dedicato al contact tracing è stato rafforzato passando da due-tre a 19 persone», afferma da noi interpellato Raffaele De Rosa, consigliere di Stato e direttore del Dipartimento della sanità e socialità. Il rischio è di rivedere il tragico film dello scorso marzo. «Ed è quello che vogliamo evitare, alla luce dell’esperienza accumulata in questi ultimi mesi nella gestione dell’epidemia di coronavirus. Per questa ragione, oltre al potenziamento del contact tracing, riapriremo i check-point di Giubiasco e Mendrisio che affiancheranno i due ancora aperti di Lugano e Locarno», continua De Rosa il quale precisa che la situazione di oggi era per certi versi attesa dopo gli allentamenti delle misure di contenimento decise dal Consiglio federale nelle scorse settimane. «Come Consiglio di Stato abbiamo detto da subito che alcune misure dovevano rimanere restrittive più a lungo». Il riferimento è al limite degli assembramenti spontanei che nelle ipotesi iniziali doveva rimanere a 30 persone. Tolto questo tetto massimo e permettendo manifestazioni pubbliche fino a mille persone, era facile immaginare che quella decisione fosse presa come una sorta di liberi tutti. «Il virus è ancora presente e vogliamo evitare che si propaghi ulteriormente», continua De Rosa. Da qui l’appello alla responsabilità individuale che diventa anche collettiva. «Il 30% circa dei nominativi lasciati al Woodstock è risultato falso. Il team di contact tracing ha avuto quindi molte difficoltà a raggiungere tutte le persone che si trovavano sabato sera in quel locale per avvisarle di stare in quarantena», aggiunge il direttore del Dss. Avete pensato a misure più incisive da questo punto di vista? «Stiamo ragionando come Consiglio di Stato di pretendere la verifica dei dati all’entrata dei locali notturni. Quale ulteriore gesto di responsabilità vi è poi la possibilità di scaricare le applicazioni per il contact tracing come ‘Swiss Covid’», aggiunge De Rosa.

L’Ufficio del medico cantonale ieri è stato particolarmente sollecitato, tanto da rimandare con la memoria allo scorso marzo quando si decise a un certo momento di non fare più il tracciamento dei contatti dei casi a rischio contagio. «Non vogliamo arrivare a questo, ma il rischio c’è. In questi mesi abbiamo lavorato molto per far passare determinati concetti sul distanziamento e le norme di igiene accresciuta e i ticinesi ci hanno dato retta. La curva dei contagi è scesa proprio per questo. Ora non bisogna mollare», afferma il dottor Giorgio Merlani, medico cantonale il quale precisa che la quarantena volontaria è uno strumento per monitorare l’evoluzione dell’epidemia. «Non è detto che si è malati o che bisogna correre a fare il test se si riceve una telefonata dal nostro ufficio. Non è questo lo scopo», afferma ancora Merlani che invita a evitare comportamenti a rischio.

Il ragazzo all’origine del contact tracing di massa di questi giorni (389 gli avventori registrati al Woodstock, ndr), lo ricordiamo, è una recluta che come altri 12 mila giovani svizzeri è stato testato dall’esercito nei giorni scorsi. «Si tratta di un positivo asintomatico, ma senza segni della malattia. Dal punto di vista scientifico non conosciamo ancora il loro ruolo nella diffusione del virus. È però certo che se lasciassimo correre, la malattia si ripresenterà di nuovo nei gruppi a rischio con le conseguenze che abbiamo conosciuto nei mesi scorsi: ospedali e pronto soccorso pieni. Ed è quello che vogliamo evitare», commenta il medico cantonale.

Secondo il presidente dell’Associazione svizzera dei medici cantonali Rudolf Hauri, da un punto di vista epidemiologico l’uso delle mascherine protettive sarebbe consigliabile in tutti i negozi e in tutti gli altri luoghi affollati. Potremmo arrivare a decretarne l’obbligo in Ticino? «Non mi piacciono gli obblighi che determinano poi una serie di conseguenze per farli rispettare. Sappiamo che le mascherine hanno un ruolo fondamentale nell’evitare la trasmissione del coronavirus. Consiglio di indossarle, se non si riesce a rispettare la distanza sociale».

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