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Moratoria 5G, c'è soddisfazione per le firme raccolte

Per Annamaria Dadò (Stop5G Svizzera italiana) è 'un segnale che viene dal basso'. Tuttavia, ha anche notato 'rassegnazione e amarezza' nei cittadini.

Firme depositate oggi a Bellinzona (Ti-Press)
17 giugno 2020
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Sono 7'128 le firme raccolte a favore dell'introduzione di una moratoria sull'installazione del 5G in Ticino. La petizione chiede al Gran Consiglio di bloccare l'introduzione di questa tecnologia – in particolare con la costruzione di nuove antenne – "fintanto che studi scientifici indipendenti dimostrino la non-nocività sul corpo umano e l'ambiente". «Siamo soddisfatti» del risultato raggiunto, afferma a 'laRegione' Annamaria Dadò – membro del gruppo Stop5G Svizzera italiana che ha promosso la petizione –, aggiungendo che si tratta «un segnale che viene dal basso».

Tuttavia, durante la raccolta delle sottoscrizioni, Dadò ha notato molta «rassegnazione e amarezza» fra i cittadini: «molte persone non volevano firmare la petizione, non perché erano in disaccordo con noi, ma perché sostenevano che non sarebbe servita a niente, visto che le autorità e l'industria fanno comunque quello che vogliono». Le opposizioni alla costruzione di nuove antenne, le proteste in piazza e lo scetticismo espresso da alcuni politici hanno però frenato lo sviluppo del 5G in Svizzera, generando disappunto tra le cerchie economiche e tra gli operatori di telefonia mobile che vorrebbero un'implementazione più rapida di questa tecnologia. Recentemente l'Associazione svizzera delle telecomunicazioni (Asut) ha chiesto alle autorità e alla politica di porre fine a questa situazione di stallo: stando a uno studio, rallentando gli investimenti in questo settore, tra tre anni il 60% del traffico internet mobile non potrà più essere gestito.

Il Consiglio federale: nessun allentamento dei valori limite

Lo scorso aprile il Consiglio federale, pur affermando che il 5G può "svolgere un ruolo importante nella digitalizzazione", ha deciso di procedere in modo piuttosto prudente in quest'ambito. Ha innanzitutto stabilito di non allentare i valori limite relativi alle emissioni di radiazioni. Inoltre, per generare trasparenza sull'impatto sulla popolazione delle nuove antenne adattive (che inviano segali in modo mirato in direzione degli utenti) saranno dapprima necessarie delle misurazioni di prova per capire se vi sono differenze con le antenne 'classiche' in merito all'emissione di radiazioni. Il governo attende poi entro la fine del 2021 un rapporto sulle possibilità di istituire una "rete di radiocomunicazione sostenibile".

Un ulteriore rapporto che andrà ad aggiungersi a quello presentato lo scorso novembre dal gruppo di lavoro 'Telefonia mobile e radiazioni'. Quest'ultimo era molto atteso, ma aveva deluso le aspettative: gli esperti non erano riusciti a trovare un'intesa su un'eventuale modifica dei valori limiti, i cui effetti sulla salute "non sono stati chiariti in modo definitivo". Il gruppo di lavoro aveva però formulato delle raccomandazioni (come l'ulteriore sviluppo del monitoraggio dell'esposizione alle radiazioni, una migliore informazione della popolazione e l'intensificazione della ricerca sulle ripercussione sulla salute) che il Consiglio federale metterà in pratica.

E questo anche per rispondere alle "resistenze" emerse nella popolazione: già lo scorso ottobre era stata depositata una petizione firmata da quasi 40mila persone per introdurre una moratoria sul 5G a livello nazionale. Moratorie decretate l'anno scorso nei cantoni Ginevra, Vaud e Jura (che poi ci ha ripensato). Anche a Neuchâtel si voleva andare nella stessa direzione, ma per finire il parlamento ha deciso a inizio gennaio di adottare un'iniziativa cantonale volta a istituire a livello nazionale una moratoria sul 5G millimetrico. La stessa decisione è poi stata presa a fine febbraio da Ginevra, anche se l'impiego di onde millimetriche (ancora poco studiate) è per ora vietato in Svizzera.

Per il Consiglio di Stato una moratoria non rientra nell'area di competenza del Cantone

Insomma, continua a regnare un po' di confusione, anche perché sembrerebbe che non sia legalmente concesso introdurre una moratoria sul 5G a livello cantonale. Infatti, il Consiglio di Stato ticinese – in un suo rapporto del novembre scorso su una mozione dei popolari democratici Fiorenzo Dadò, Giorgio Fonio e Maurizio Agustoni che ne chiedevano l'introduzione – affermava che "l'eventuale attuazione di una moratoria (...) si situerebbe indubbiamente al di fuori della ristretta area di competenza concessa dalla Confederazione all'autorità cantonale". In qualsiasi caso però "i rischi legati a possibili effetti negativi sulla salute e sull'ambiente in generale non possono essere sottovalutati", aveva scritto l'esecutivo.

E questi "effetti negativi" sono proprio quello che temono coloro che si oppongono al 5G. Per Annamaria Dadò, pur ritenendo che «la gente non ha bisogno di questa nuova tecnologia», ci sarebbero anche alternative meno dannose. Come la tecnologia sviluppata in Ticino da Alessandro Pasquali: si tratta del 'Li-Fi' ovvero la trasmissione di dati attraverso la luce invece che con onde radio. Tuttavia, questa tecnologia è ancora in fase di sviluppo.

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