Ticino

Sommaruga in Ticino, 'Attendiamo solo un vostro segnale per tornare'

Il turismo al centro dei colloqui tra la presidente della Confederazione e gli operatori ticinesi. 'Il Ticino nella crisi ha avuto unas reazione esemplare'

Simonetta Sommaruga al centro pacchi di Cadenazzo (Ti-Press/Alessandro Crinari)
2 maggio 2020
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La presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga è giunta questa mattina in Ticino per incontrare il Consiglio di Stato. In agenda, la crisi del coronavirus che ha visto il nostro cantone in prima linea, con la concessione da parte di Berna di una finestra di crisi che ha permesso a Bellinzona di introdurre un 'lockdown' più restrittivo rispetto a quello del resto del Paese. Finestra che si chiuderà definitivamente domani, quando le lancette scatteranno sulla mezzanotte del 4 maggio. Assieme al governo, Sommaruga ha incontrato pure i rappresentanti del settore turistico ticinese, particolarmente toccato dalla chiusura durante il periodo pasquale. Ovvero nel momento in cui, generalmente, viene dato il vero calcio d'inizio alla stagione. 

Sul turismo, ha aggiunto: «Penso che il Ticino dopo aver detto alla Svizzera di rimanere a casa per Pasqua – un appello eccezionale – ora deve guardare avanti. Credo che gli svizzeri non vedano l'ora di tornare a passare qualche giorno da voi. Attendiamo solo un vostro segnale». Come rilanciare il settore, dunque? «Non credo che debba essere Berna a dare un indirizzo al vostro Cantone: tutti coloro con cui ho parlato oggi stanno già lavorando molto bene. Credo francamente che – per quanto riguarda il turismo svizzero, che sarà quello predominante quest'anno – basterà dire 'venite' e la gente arriverà a sul delle Alpi».

«Abbiamo apprezzato anche durante il periodo pasquale, quando i nostri amici confederati hanno accolto l'appello a non scendere a sud delle Alpi», ha aggiunto il presidente del Consiglio di Stato Christian Vitta. Il Ticino – ha aggiunto Vitta – «tornerà ad accogliervi» non appena sarà possibile.

Sommaruga: 'Ticino esemplare'

«Mi stava a cuore capire come si sente il Ticino a pochi giorni dalla chiusura della finestra di crisi – ha rilevato la presidente della Confederazione, quasi a giustificare la sua presenza a Bellinzona –. Il Ticino è stato uno dei cantoni più toccati e che ha avuto un comportamento esemplare».

Da lunedì «si torna un po' alla normalità. Ma attenzione: non è finita. Non possiamo subito tornare alla normalità, dobbiamo imparare a convivere ancora per un po' con le conseguenze di questo virus, anche dal punto di vista economico. Se rispettiamo tutti assieme le norme e le regole, allora potremo godiamoci ogni piccolo allentamento futuro».

Vitta: 'Grazie al Consiglio federale di aver capito la particolarità della nostra situazione'

«Siamo un paese con diverse peculiarità e specificità che danno luogo a una comunità unita, forte e solida», ha chiosato Vitta, paragonando la Confederazione a un cristallo del Gottardo. «Nel momento in cui il Cantone si è trovato nella fase più critica, dopo un'iniziale incomprensione, con un dialogo schietto siamo riduciti a ottenere delle finestre di crisi per poter intervenire in modo più incisivo a sud delle Alpi. Dobbiamo ringraziare il Consiglio federale di aver capito le specificità del nostro Cantone di fronte la virus. Siamo orgogliosi di vivere in Svizzera, un paese che fa del federalismo e della solidarietà i suoi punti di forza. Questa è la Confederazione che amiamo e che festeggiamo il Primo d'agosto».

La concessione delle finestre di crisi, col senno di poi, «è stata una buona cosa - ha confermato Sommaruga -. La paura del Consiglio federale inizialmente era quella di generare confusione nella popolazione permettendo ai cantoni di muoversi indipendentemente». L'eccezione ticinese è stata però opportuna, ha fatto capire la presidente della Confederazione. Eccezione che, come detto, cadrà lunedì prossimo  «con il consenso del Consigio di Stato».

Matteo Cocchi: 'Non abbassiamo la guardia'

Si entra quindi «in una nuova fase in cui dovremo essere in grado di convivere con il virus– ha fatto notare il capo dello Stato maggiore cantonale di condotta Matto Cocchi –. È un momento molto delicato, e la guardia non dovrà essere abbassata. Abbiamo dimostrato di essere una società compatta e unita, dobbiamo continuare così, rispettando le semplici regole sociali di distanza e igiene. In questo modo si mette in condizione le autorità di gestire l'emergenza».

La popolazione «deve essere cosciente che il virus non è sparito – ha rilevato poi Vitta, quando gli abbiamo chiesto come fare per evitare che i cittadini ora abbassino la guardia –. Continueremo a monitorare la situazione sanitaria e se vedremo che qualcosa non funziona, siamo pronti a prendere misure. Il messaggio che deve passare è però che abbiamo superato la crisi, ma non ne siamo fuori: abbiamo vinto un paio di tappe, ma non ancora il giro. Dobbiamo dosare le forze, mantenere alta la guardia e comportarci in maniera responsabile».

Se però qualcosa non dovesse non funzionare e, dopo l'11 maggio, si dovesse vedere di nuovo un aumento dei casi di contaio, «la prima misura non sarebbe comunque di chiudere di nuovo tutto – ha aggiunto Sommaruga –. Si punterebbe in primo luogo sul contact tracing. Se tuttavia la gente non dovesse rispettare le misure di protezione, che hanno dimostrato di funzionare bene, allora c'è il rischio di una seconda ondata».

Il Ticino è comunque pronto a reagire: la macchina dello Stato maggiore cantonale di condotta «non si spegne: il monitoraggio proseguirà e interverremo puntualmente qualora ve ne fosse la necessità», ha garantito Cocchi.

Riaperture frettolose?

La strategia di riapertura del paese, intanto, sta dividendo l'opinione pubblica, tra chi vorrebbe andare più in fretta e chi vorrebbe tenere ancora chiuso per precauzione. Tra le due visioni, il Consiglio federale «ha scelto una via di compromesso: abbiamo deciso le prime riaperture in due momenti (27 aprile e 11 maggio, ndr.) – ha fatto notare la presidente della Confederazione –. In seguito ci daremo quattro settimane per valutare gli effetti e decidere sul da farsi». E sulle spaccature all'interno della società che emergono ora e che contrastano con l'unità d'intenti iniziale di fronte alla pandemia, Sommaruga fatto notare come si tratti di una reazione comprensibile: «In una prima fase dovevamo combattere il virus, ora si tratta di imparare a conviverci. E su questo è normale che vi sino approcci diversi».

Ad aver stupito in settimana è stata la possibilità data da Berna ai ristoranti di riaprire dal 11 maggio. «Ci sono comunque dei criteri per poterlo fare – ha fatto notare Vitta –. Chi non li rispetta, e qui penso in particolare ai ristoranti, non potrà aprire». Niente in vista invece per i campeggi, che negli scorsi giorni si erano lamentati per essere rimasti fuori dalla prima ondata di allentamenti. Il Consiglio federale, ha precisato Sommaruga, deciderà il 27 maggio dopo aver incontrato, il 24 maggio, il settore del turismo elvetico «per discutere le molte possibilità di rilancio».

La mattinata

Prima di arrivare a Bellinzona, la presidente della Confederazione – nonché titolare del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni – ha fatto tappa, assieme al governo ticinese, al nuovo centro pacchi di Cadenazzo, dove è stata accolta dal direttore della Posta svizzera Roberto Cirillo. Qui ha ringraziato i dipendenti dell'ex regia federale per l'enorme lavoro fatto durante l'epidemia. Settimane durante le quali il commercio online è esploso, con un forte incremento anche nell'invio di pacchi. 

«Rendo omaggio agli impiegati postali, che hanno fatto un lavoro straordinario – ha commentato durante l'incontro con i media Sommaruga –. Ma un omaggio va anche a chi ha fatto un lavoro straordinario negli ospedali, nei negozi, nei trasporti. Questa crisi ci ha dimostrato che sono queste professioni, spesso nascoste, che fanno girare il mondo. Voglio però ringraziare anche chi è rimasto a casa».

Sommaruga è il terzo membro del Consiglio federale a visitare il Ticino durante la pandemia dopo Alain Berset e Ignazio Cassis.

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