Ticino

'Chi parteciperà al test, lo farà per il bene della comunità'

Coronavirus, l'appello del dottor Christian Garzoni in merito allo studio sierologico annunciato dal medico cantonale: 'Ecco perché è importante'

Christian Garzoni Ti-Press

«Spero in una consistente partecipazione delle persone, che verranno contattate dal medico cantonale, a questo studio sierologico. Più alto sarà il numero dei partecipanti, più elevato sarà il valore scientifico dei risultati. Chi prenderà parte al test, peraltro gratuito, lo farà nell’interesse e per il bene della comunità». L’appello è del dottor Christian Garzoni, membro della cellula sanitaria strategica dello Stato maggiore cantonale di condotta. Cellula che ha messo a punto lo studio, appena avviato dall’Ufficio del medico cantonale in collaborazione con l’Ordine ticinese dei medici, per stabilire quante persone nel nostro cantone, sulla base di un campione rappresentativo della popolazione, sono entrate in contatto con il coronavirus sviluppando i relativi anticorpi. «Si tratta di un’indagine molto importante per avere un’indicazione attendibile anche sulla percentuale di asintomatici contagiati», rileva il direttore sanitario della clinica Moncucco, designata a suo tempo dal Cantone quale struttura sanitaria, insieme con l’ospedale La Carità di Locarno, per la presa a carico dei pazienti affetti da Covid-19.

Organizzazione e obiettivi dello studio sono stati illustrati dal medico cantonale nella conferenza stampa di giovedì. «Nei prossimi giorni − ha preannunciato Giorgio Merlani − 1’500 ticinesi riceveranno una lettera firmata dal sottoscritto con cui vengono informati di essere stati estratti a sorte da un campione rappresentativo (per regione di residenza, sesso, fascia d'età...) per partecipare al test». Lo studio «coinvolgerà persone dai 5 anni in su». E la partecipazione, ha puntualizzato il medico cantonale, «sarà assolutamente volontaria». A destinatarie e destinatari delle missive, partite giovedì, «verrà spiegato il senso del test, dove raccogliere ulteriori informazioni sullo studio e se sono disposte o disposti a partecipare al test». Attraverso il quale «intendiamo avere un’idea del tasso di sieroprevalenza nella popolazione e quindi di quante persone hanno già contratto l’infezione, cosa che ci permetterà di capire quanto è circolato il virus in Ticino».

Per coloro che si sottoporranno al test, riprende Garzoni, «l’operazione sarà rapida e praticamente indolore: verrà estratta una goccia di sangue dal dito come un controllo della glicemia e il test fornirà un risultato in pochi minuti, che verrà comunicato alla persona, anche se oggi purtroppo non vi è nessuna certezza che la presenza di anticorpi garantisca una protezione contro una seconda infezione. I prelievi cominceranno questo mese e saranno effettuati presso studi di medici di famiglia volontari ogni tre mesi nell’arco di un anno». Cosa «che ci consentirà di saperne di più sugli anticorpi a questo virus − per esempio se sono protettivi − e di sapere pertanto se la persona che li ha sviluppati non contrarrà più o potrebbe ancora contrarre l’infezione e per quanto tempo durano. Potremo così vedere se da noi è presente o meno un’immunità di gregge, anche se oggi non lo è sicuramente, in quanto secondo una nostra stima il test dovrebbe darci tra il 5 e il 10, nella migliore delle ipotesi il 15 per cento di persone con anticorpi». Lo studio, evidenzia Garzoni, «è importante non solo dal punto di vista scientifico: i risultati dovrebbero servire anche a orientare la politica per l’eventuale adozione di nuove misure sanitarie o per eventuali ulteriori allentamenti in Ticino».

Denti: non sarà una patente di immunità

Nello studio promosso dal Cantone è stato coinvolto, come scritto, anche l’Ordine dei medici. «Non sarà una patente di immunità», avverte il dottor Franco Denti, presidente dell’Ordine. «Sappiamo ancora poco di questo virus. Quello che sappiamo però ci invita ad applicare sempre il principio di prudenza», continua Denti, precisando che i dati del campione proiettati sull’intera popolazione ticinese «si sapranno solo tra un anno». Da quando è comparsa la malattia da coronavirus (Covid-19) si è sempre detto che i positivi al test sono solo la punta dell’iceberg. «Si stima che sia meno del 10% la popolazione ticinese che è entrata in contatto con il virus», aggiunge Denti, il quale invita ad allentare la presa sulla pandemia «nel modo più graduale possibile».

Intanto tra le 8 di giovedì e le 8 di ieri si è avuto in Ticino un decesso legato alla pandemia: per un totale di 322 morti dall’inizio dei contagi. Lo rendono noto lo Stato maggiore cantonale di condotta e l’Ufficio del Medico cantonale. Sempre tra le 8 di giovedì e le 8 di ieri, i nuovi casi di contagio registrati sono otto, “per un totale di 3’218 casi positivi cumulativi dal 25 febbraio”. Nelle strutture ospedaliere dedicate alla cura dei pazienti affetti dal virus “sono attualmente ricoverate 142 persone: 117 in reparto e 25 in terapia intensiva, di cui 20 intubate”.

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