Ticino

Manuele Bertoli: 'Avremo il modello più prudente del Paese'

Il direttore del Decs respinge le accuse di non aver coinvolto direzioni scolastiche e Comuni nella riapertura delle scuole il prossimo 11 maggio

Il consigliere di Stato Manuele Bertoli (Ti-Press)

«Ho sentito i rappresentanti dei Comuni ben due volte e le Città di Lugano e Locarno non si sono mosse di un millimetro rispetto alla loro proposta di far frequentare in presenza, peraltro parzialmente, solo i bambini di quinta elementare e quelli dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Una proposta che equivale ad una sostanziale non riapertura, mentre tutti i Cantoni vanno in un’altra direzione e noi avremo il modello più prudente del Paese», afferma il consigliere di Stato e direttore del Decs Manuele Bertoli da noi contattato. «Siamo venuti incontro prima togliendo l’obbligo di frequenza alla scuola dell’infanzia, poi togliendo l’obbligo di frequenza fino alla seconda elementare in caso di problemi organizzativi, poi aggiungendo la possibilità di partire dal 18 maggio in caso di problemi maggiori, ma niente», continua ancora Bertoli. Il quale si sorprende che città grandi e con un apparato amministrativo importante lamentino problemi in questo senso. «Ci sono Comuni anche di dimensioni meno significative che sono in grado di farlo e non hanno fatto obiezioni particolari, pur sapendo che l’impegno è molto», precisa Manuele Bertoli.
Anche per quanto riguarda la scuola media, il modello con classi dimezzate, parte delle materie in presenza e altre a distanza, Bertoli conferma che è stato «discusso e messo a punto confrontandoci con il gruppo di presidenza del collegio dei direttori e poi discutendo con tutto il collegio, accogliendo anche richieste di flessibilità quanto alle materie». «Capisco le preoccupazioni delle famiglie, le ho sentite, ma ho anche sentito quanto le stesse famiglie dopo sei settimane di insegnamento a distanza siano con il fiato corto, perché hanno dovuto assumersi parte dell’onere che normalmente è a carico della scuola. E ora che molti torneranno al lavoro le cose non miglioreranno da questo punto di vista. Da qui alla fine dell’anno scolastico ricordo che mancano ancora sei settimane. Lo stesso periodo che è trascorso dallo scorso 15 marzo, che a tutti sembra ormai un tempo lontanissimo», conclude Bertoli.

Malumori in una dozzina di sedi

I direttori di una dozzina di sedi di scuola media del Sottoceneri e il collegio docenti di Lodrino sono scontenti della strategia comunicata dal Decs sulla riapertura. In una lunga lettera inviata allo stesso consigliere di Stato Manuele Bertoli e ai funzionari responsabili del Decs, dodici direttori delle sedi di Breganzona, Lugano Centro; Camignolo; Barbengo; Lugano Besso; Bedigliora; Massagno; Gravesano; Viganello; Pregassona; Canobbio e Agno) chiedono di "partecipare a un collegio cantonale dei direttori straordinario da convocare a breve, da tenersi, se possibile e nel rispetto delle norme sanitarie, in presenza fisica". Si scrive, tra le altre cose, di "riaprire la discussione per evitare un'imposizione per niente condivisa dai direttori, che correrebbe il rischio di dare inizio a un nuovo e pericoloso (nel nostro piccolo) conflitto istituzionale che farebbe solo male alla scuola per la quale operiamo ogni giorno con passione e dedizione".

Il collegio dei docenti della Scuola media di Lodrino, invece, a maggioranza (20 favorevoli e 5 contrari su 30 membri) ha invece inviato una lunga lettera all'intero consiglio di Stato. Il nocciolo della questione è che dall'11 maggio al 19 giugno ci sono sei settimane e quattro giorni di festa. In totale 26 giorni effettivi di scuola. "Se il numero degli allievi verrà dimezzato, ogni ragazzo frequenterà la scuola per 13 giorni", si legge. "Sorge spontaneo chiedersi se il santo vale la candela", si continua citando le difficoltà pratiche a cui andranno incontro allievi e docenti che dovranno rispettare le regole di igiene e di distanza sociale. 

In rete, infine, circola una petizione lanciata dal consigliere comunale di Chiasso Claudio Schneeberger che chiede di sospendere l'obbligo di frequenza.

 

 

 

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