Ticino

Swiss Press Award, nominati due giornalisti de 'laRegione'

Andrea Manna e Jacopo Scarinci concorrono per il premio al miglior articolo di stampa con il loro servizio 'Le frontaliere di Ghiggia'

L'articolo preselezionato è stato pubblicato lo scorso 27 settembre
17 aprile 2020
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Due giornalisti de 'laRegione', Andrea Manna e Jacopo Scarinci, sono tra i "nominati" per l'edizione di quest'anno del premio nazionale di stampa Swiss Press Award. Il loro lavoro preselezionato 'Le frontaliere di Ghiggia' è stato pubblicato il 27 settembre, tre settimane prima delle elezioni federali. Articolo che ha fatto molto discutere l'opinione pubblica ticinese e che anche condizionato l'esito della campagna dell'avvocato luganese in corsa per un seggio al Consiglio degli Stati sotto la bandiera Lega dei ticinesi/Udc. Come noto, nel suo programma politico Battista Ghiggia scrive che secondo il principio "Prima i nostri" bisogna "investire per promuovere l'assunzione di disoccupati elvetici". Eppure dal 2005 al 2018, il legale nel suo studio ha assunto dodici segretarie frontaliere, più una collaboratrice domestica per casa sua.

La giuria che ha operato la prima scelta in vista dei riconoscimenti supremi, assegnati alla fine del mese, ha dato prova di grande eclettismo nei contenuti. I premi concernono le categorie testo, on line, audio, video e giornalismo locale, indica un comunicato diramato stamani dalla Fondazione Reinhardt von Graffenried, precisando che i riconoscimenti, dotati di 15'000 franchi, verranno distribuiti il 29 aprile. La tradizionale cerimonia di premiazione presso l'Hotel Bellevue Palace di Berna ha dovuto essere annullata a causa della crisi del coronavirus. Per la prima volta verrà anche attribuito lo Swiss Press Journalist of the Year e invece, come da consuetudine, lo Swiss Press Photographer of the Year, entrambi dotati di 25'000 franchi.

Le 15 produzioni "nominate" offrono uno spaccato della molteplicità giornalistica elvetica, che in qualche modo è rivelata anche da tre produzioni ticinesi selezionate (oltre al lavoro dei colleghi Manna e Scarinci, anche due produzioni Rsi). La Fondazione non precisa quali criteri abbiano condotto a questa prima preselezione.

La Rsi in gara per il riconoscimento radiofonico

Alessandro Bertellotti, già vincitore del premio del giornalismo locale l'anno scorso, è di nuovo tra i papabili per la stessa categoria con il documentario radiofonico "Natale col pane bianco", diffuso dalla Rete Due della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI) lo scorso 26 dicembre. Il giornalista, classe 1965, lascia la parola a una donna che narra paura e miseria legata alla sua infanzia nella Seconda Guerra mondiale, ma anche la meraviglia e la serenità trovata in Svizzera grazie alla Croce Rossa.

È pure della RSI un secondo "nominato": Alice Pedrazzini e Giuseppe Bucci con la loro produzione "Io mi chiamo Nina e fra 20 anni ..." andata in onda su Rete Uno il 14 giugno, giorno dello sciopero delle donne. Una 74enne ricorda gli anni in cui una giovane che, come lei, studiava, lavorava e si era divorziata, veniva guardata con sospetto, per non dire sdegno. Sua nipote 18enne auspica che il suo futuro le offra indipendenza e realizzazione personale.

Servizi premonitori

Gli spunti di riflessione offerti dai nominati sono molti. Un paio sembrano premonitori. Così Sibilla Bondolfi, Carlo Pisani e Daniel Rihs che su swissinfo.ch, filiale della Società svizzera di radiotelevisione (SRG SSR), lo scorso 9 ottobre pubblicano "Telearbeit in den Bergen" (telelavoro sulle montagne). I tre giornalisti si interessano a persone che, grazie a internet, possono guadagnarsi da vivere in villaggi isolati dei Grigioni e del Vallese. Arrivano però alla conclusione che ci vorrebbe un cambiamento profondo nel mondo del lavoro svizzero per favorire il telelavoro. In parte profetico, nell'attuale contesto pandemico, è anche il lavoro "Ebola, une épidémie de méfiances" (Ebola, un'epidemia di diffidenze), diffuso dal primo canale della radio romanda RTS lo scorso 7 settembre.

Va anche segnalato il lavoro "La suisse sous couverture" (La Svizzera sotto copertura), pubblicato sul sito di RTS in novembre, che pare provare quanto nessuno sia profeta nella propria patria. L'inchiesta di Mehdi Atmani e Alexandre Bugnon rivela il patto segreto tra servizi segreti statunitensi e la ditta di Zugo Crypto AG. Queste vicende sono però venute a conoscenza del grande pubblico solo attraverso la trasmissione Rundschau della televisione svizzerotedesca SRF verso la metà di febbraio.

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