Ticino

FaftPlus: 'Contro il coronavirus chiudere scuole e frontiere'

Marialuisa Parodi, presidente della Federazione associazioni femminili Ticino Plus, invita il Consiglio di Stato a tutelare la salute prima degli interessi economici

Servono misure estreme (Ti-Press)
11 marzo 2020
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Alle conferenze stampa, nei dibattiti, ai comitati sul coronavirus manca sempre qualcosa: la presenza femminile. Ce lo fa notare la Federazione Associazioni Femminili Ticino Plus (FaftPlus), che ieri sera ha ricordato in una lettera al Consiglio di Stato quanto sia importante ascoltare la voce di chi è più esposto sui fronti più sensibili dell’emergenza, come la sanità e la scuola. Si propongono alcune misure nette: la chiusura delle scuole e delle frontiere, oltre a una campagna #tuttiacasa che sensibilizzi la popolazione a evitare comportamenti irresponsabili. Con un obiettivo: mettere la salute prima degli interessi economici di breve periodo.

“Non si tratta di paralizzare l’economia – ci spiega Marialuisa Parodi, economista e presidente di FaftPlus –, ma di privilegiarne la sostenibilità, evitando che scelte miopi finiscano per generare problemi ancora maggiori in futuro, anche per le aziende e il lavoro”.

Se però si chiudono le frontiere, non si rischia di soffocare un’economia in naturale e storica osmosi con quella lombarda? Dopo tutto, abbiamo sentito più volte che al momento non si tratterebbe di una misura efficace. E un settore che si troverebbe a corto di personale sarebbe proprio la sanità. 
Noi pensiamo che invece si tratti di una misura necessaria per rallentare la diffusione del virus, in un momento nel quale la situazione sta peggiorando da noi come in Lombardia. Naturalmente sarebbe una scelta temporanea, un provvedimento da disegnare con attenzione e cautela: occorre garantire sostegni fiscali ed economici alle famiglie e alle aziende, e valutare come garantire la presenza di personale strategico; un ragionamento che d’altronde le aziende stanno già facendo. Ora, visto che si sta mettendo molto l’accento sulla responsabilità sociale in questa legislatura, sarebbe importante che a quella delle imprese si aggiungesse quella della politica.

E le scuole? Finora si è detto che la chiusura può attendere, che tenendo i ragazzi a casa si rischia di mettere ancora più a rischio le categorie vulnerabili, come gli anziani.
A dire il vero, sentendo epidemiologi e virologi mi pare che molti sottolineino l’utilità di questa iniziativa, anche perché è emerso che pure bambini e ragazzi possono correre dei rischi; inoltre la chiusura si può comunque compensare tramite l’insegnamento telematico. Infine, finché gli orari delle scuole restano gli stessi, il risultato è che comunque molti studenti vengono curati dai nonni e altri parenti, a pranzo e nel doposcuola. Quindi si trovano comunque in situazioni a rischio.

Anche in questo caso, come negli ospedali, ‘accudire’ è un compito imposto ancora prevalentemente alle donne. Cosa cambia in questo momento?

Beh, intanto proprio i ruoli di cura rendono la donna potenzialmente più esposta. Allo stesso tempo, il fatto che la nostra cultura tenda ancora ad escluderci dalle catene decisionali priva il dibattito di una voce fondamentale. Una voce che servirebbe a trovare soluzioni prudenti e condivise per realizzare una vera priorità: quella di mettere la salute prima di tutto.

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