Sono stati posti in libertà provvisoria i due figli del direttore, che invece resta per il momento in carcere assieme alla segretaria
Caso Cadei: prime scarcerazioni. Questo pomeriggio, su disposizione della procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, sono stati posti in libertà provvisoria, come appreso dalla 'Regione', i due figli del direttore del Gruppo Cadei, finito nel mirino di Ministero pubblico e Polizia per aver importato e venduto in Ticino veicoli per aver, secondo gli inquirenti, omesso una serie di importanti informazioni agli acquirenti di veicoli importati e venduti loro. In detenzione si trovano ancora le altre due persone sotto inchiesta: il direttore e la segretaria, difesi rispettivamente dagli avvocato Yasar Ravi e Luca Pestelacci.
Da qualche ora si trovano invece in libertà provvisoria i figli del responsabile del Gruppo Cadei, attivo da diversi anni nel commercio di veicoli nelle sue tre filiali (Mendrisio, Grancia e Cadenazzo): si tratta di una donna – difesa dall’avvocato Giuseppe Gianella, che aveva presentato un'istanza di scarcerazione per la propria assistita – e del fratello, patrocinato dall’avvocato Elio Brunetti. Nei giorni scorsi quattro imputati sono stati sentiti nuovamente dagli inquirenti.
Tutti e quattro respingono gli addebiti. Immutati per il momento i reati ipotizzati dalla pp Rigamonti: truffa, falsità in documenti e abuso delle targhe e delle licenze. Due in particolare le questioni sotto la lente degli inquirenti: le garanzie che venivano date ai clienti e le precedenti immatricolazioni all'estero di alcuni veicoli: veicoli nuovi, a chilometro zero venduti qui a un prezzo inferiore del venti/trenta per cento rispetto a quello dell’importatore ufficiale. Nei prossimi giorni non sono da escludere altre scarcerazioni.