Ticino

Coronavirus, possibili effetti negativi per le aziende ticinesi

Se l'emergenza sanitaria dovesse durare ancora a lungo, non si escludono contraccolpi. La Camera di commercio è in attesa degli sviluppi

Effetti del Coronavirus anche sulle aziende ticinesi (Foto Keystone)
12 febbraio 2020
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È già difficile stimare gli effetti negativi sull’economia globale del coronavirus, farlo a scala ancora più ridotta (nazionale o cantonale) diventa un esercizio ancora più arduo. Un fatto però è certo: se la situazione di allarme sanitario perdurerà ancora a lungo non si potranno escludere impatti negativi nemmeno per la Svizzera e di conseguenza per il piccolo Ticino.
Il Centro di ricerche congiunturali (Kof) del Politecnico federale di Zurigo ha provato a stimare gli effetti che l’epidemia da Covid-19, questo il nome assegnato al virus dall’Organizzazione mondiale della sanità, potrebbe avere sull’economia elvetica: una riduzione del Pil di al massimo 0,1 punti percentuali. Un calo tutto sommato contenuto anche se alcuni settori economici potranno essere colpiti in modo più forte e differenziato. È il caso del turismo e dell’orologeria, affermano gli economisti zurighesi.
E il Ticino che lavora con la Cina, come sta reagendo a questo ‘inconveniente’? Gli imprenditori sono preoccupati? Valentina Rossi, responsabile del servizio export della Camera di commercio premette che comuque questo periodo dell’anno è di solito calmo dal punto dell’interscambio commerciale tra Cina e Svizzera. «Il capodanno lunare è un periodo festivo molto sentito che segna tradizionalmente un fisiologico rallentamento delle attività economiche in Cina. L’allarme coronavirus è coinciso proprio con queste festività. Ci vorrà quindi ancora qualche tempo per valutare se ci saranno conseguenze negative anche per le imprese svizzere e ticinesi», afferma Valentina Rossi. «Se questa emergenza sanitaria dovesse protrarsi ancora a lungo, allora la situazione diventerebbe più difficile soprattutto con chi ha aziende in Cina o si rifornisce da questo mercato», continua Rossi che cita un caso concreto di cui si è occupata la Camera di commercio proprio ieri. «Un’azienda ticinese che commercia regolarmente con la Cina ha gli invii bloccati perché manca un documento vidimato dalle autorità cinese. Il ritardo è dovuto al fatto che gli uffici sono forzatamente chiusi per l’epidemia», ci spiega. Ed è solo uno degli inconvenienti che in questo momento sta vivendo un’azienda locale. Basta allargare questo episodio su scala nazionale o globale e si può immaginare facilmente che i dazi commerciali di Trump, per esempio, sono acqua fresca in confronto. 
Per rimanere alla Svizzera, è il turismo a risentire maggiormente della mancanza di turisti cinesi. Circa il 7% dei pernottamenti in hotel da parte di stranieri è attribuibile a turisti provenienti dalla Cina e da Hong Kong. Tuttavia, la rilevanza dei cinesi è molto diversa da regione a regione. Secondo il Kof, lassenza di turisti cinesi avrà probabilmente un impatto notevole su alcuni hotel intorno al lago dei Quattro Cantoni (Lucerna) e nell’Oberland bernese, mentre gli effetti nel resto della Svizzera saranno meno pronunciati.
La situazione è simile nell’industria, anche se la Cina è un partner commerciale importante per la Svizzera (circa l’8% delle esportazioni elvetiche di merci è destinato al paese asiatico con la farmaceutica in prima linea, ndr).
L’industria orologiera sarà probabilmente la più colpita. Questo perché – sempre secondo il Kof – c’è da aspettarsi che i consumatori cinesi, nella situazione attuale, spendano meno per i prodotti di lusso. Inoltre, è probabile che i tempi di trasporto per le esportazioni siano temporaneamente un po’ più lunghi dato che in vari paesi sono state adottate misure per prevenire la trasmissione del coronavirus da parte di equipaggi di navi provenienti da porti cinesi.

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