Ticino

La banalizzazione dell’acquisto

Prodotti a basso costo e che ammiccano a marchi noti sono l’altra faccia del commercio online. Attenzione però alla sicurezza

Dalla Cina senza grandi controlli di qualità e sicurezza (Keystone)
18 settembre 2019
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È popolarissima tra i più giovani, ma anche tra gli adulti che sono alla ricerca dell’affare attirati da prezzi quasi irrisori. Abbigliamento, elettronica di consumo, ma anche orologeria, cosmetica e profumeria. L’assortimento è vastissimo e accattivante, ma non sempre le cose stanno come appaiono. Il rischio di acquistare prodotti contraffatti o addirittura rischiosi per la salute sono molto elevati.

Stiamo parlando della piattaforma di vendite online wish.com, recentemente al centro delle critiche del Forum svizzero dei consumatori. In base a test commissionati da questa organizzazione a un laboratorio indipendente sono emerse difformità tecniche in alcuni prodotti rispetto a norme svizzere o addirittura con tracce di sostanze pericolose o cancerogene. Secondo il Forum dei consumatori Wish non prevederebbe nessun controllo di sicurezza.

La tipologia della piattaforma Wish, una start-up californiana nata nel 2010, non è dissimile da tante altre attive nel commercio online. La differenza è data dal fatto che si è concentrata su prodotti low-cost di provenienza quasi esclusivamente cinese. Anche i commercianti sono quasi tutti cinesi o asiatici. È una sorta di bazar dove è possibile, per esempio, trovare – tra le altre cose – le cuffiette auricolari compatibili con le principali marche di smartphone, ma a prezzi stracciatissimi: da un franco in su, per intenderci. Stessa cosa per i cosmetici o i profumi che richiamano nel nome prodotti di marca più noti. Basta dare una scorsa al sito per rendersi conto della tipologia di merce offerta: dal gel dimagrante, al presunto ritrovato miracoloso contro la calvizie, per arrivare a scarpe o abbigliamento in tutto simili (probabilmente anche il luogo di produzione è il medesimo, ndr) a noti marchi sportivi. «Ecco, quando si ha a che fare con prodotti che entrano in contatto con il nostro corpo l’invito è sempre quello di alzare le antenne. La nostra sicurezza viene prima di tutto e prima di qualunque affare», afferma Laura Regazzoni Meli, segretaria generale dell’Acsi (Associazione dei consumatori e consumatrici della Svizzera italiana). Infine c’è da considerare sempre il servizio dopo vendita anche perché quando si acquista online è praticamente inesistente. «Premetto che come associazione non abbiamo nulla contro le piattaforme di vendita su Internet. Invitiamo però a prestare attenzione agli acquisti impulsivi spinti dal prezzo molto basso, tanto che sembra un peccato non approfittarne. Alla fine quando il prodotto è arrivato a casa e non funziona diventa un rifiuto con tutte le conseguenze che questo comporta: dallo spreco di risorse, fino alla banalizzazione dell’acquisto. Per quanto riguarda l’abbigliamento, per esempio, è prassi ordinare capi di taglia diversa e restituire quelli che non piacciono o non vanno bene. Ecco questi capi vanno spesso al macero. Per questo invitiamo sempre a usare il buonsenso, prima di fare click sul pulsante compra», commenta Regazzoni Meli.

La politica di Wish, popolare anche tra i consumatori svizzeri, per quanto riguarda i resi, è quella di rimborsare sì i clienti scontenti ma allo stesso tempo li invita a tenersi il prodotto che non funziona e che inevitabilmente va a finire nel cassonetto dei rifiuti elettronici. Pratiche non dissimili da altri commercianti on line. Amazon, Zalando e altri siti analoghi, per esempio, affidano a società terze lo smaltimento dei resi che dopo essersi fatti qualche centinaio di chilometri finiscono tra i rifiuti.

La piattaforma Wish, nata per chi ha bisogno di risparmiare

Fondata in California nel luglio del 2010 da due ex programmatori di Google e Yahoo!– il polacco Peter Szulczewski e il sudcoreano Danny Zhang – Wish è la piattaforma di e-commerce che ha visto scaricare di più al mondo la propria App per smartphone nel corso del 2018 portando il proprio fatturato a circa 1,9 miliardi di dollari tanto che la società è valutata circa 9 miliardi di dollari e valuta uno sbarco in Borsa entro i prossimi due anni. Inizialmente il proposito dei due programmatori era quello di creare un concorrente di Google Ads. Uno strumento online per visualizzare – in tempo reale – prodotti simili a quelli cercati da un utente sul web, in vendita su altri siti. Nel 2013 i due fondatori hanno trasformato il loro business (allora denominato Context Logic) in un e-commerce globale basato su prodotti scontatissimi e a piccoli prezzi.

Il business – come quasi tutti quelli basati sulla digitalizzazione – è basato sulla disintermediazione. In pratica la piattaforma mette direttamente in contatto produttori – quasi tutti cinesi – e consumatori in tutto il mondo, permettendo loro di acquistare a prezzi vicini al costo di produzione. Accorcia, in pratica, la filiera commerciale anche se i tempi di consegna sono molto lunghi: da 4 a 12 settimane. Una tempistica che non scoraggia l’utente medio della piattaforma che acquista circa 16 volte l’anno. È lontana, anche se si ispira allo stesso modello commerciale, dalla concorrente Amazon che invece punta sulla velocità di consegna e su brand noti al grande pubblico.

La fascia di mercato a cui si rivolge Wish, inoltre, è composta da utenti che prediligono prodotti non brandizzati (non di marca, per intenderci) al miglior prezzo possibile e che non danno priorità a una consegna veloce. Un altro aspetto della startup californiana è l’assenza di responsabilità che si prende nei confronti di compratori. Wish scrive chiaramente di non essere coinvolto direttamente nelle transazioni e che di conseguenza “non ha controllo su qualità, sicurezza, moralità o legalità dei prodotti venduti”, né può garantire che “i prodotti ordinati siano uguali a quelli visualizzati”. Insomma, cliente avvisato...

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