Ticino

Condizioni di lavoro, al Ticino uno 'statuto speciale'

La proposta dei parlamentari Verdi e della Sinistra alternativa (appoggiati dai comunisti) per fronteggiare le difficoltà del mercato e i salari troppo bassi

19 agosto 2019
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La grave situazione di degrado e precarietà in cui versano le lavoratrici e i lavoratori in Ticino ha bisogno di essere fermata. Occorre agire urgentemente per fermare un fenomeno in costante peggioramento esigendo che il Ticino sia riconosciuto come un ‘Cantone a statuto speciale’. È con questo scopo che i Verdi e Sinistra alternativa - con i rappresentanti in Gran Consiglio de i Verdi e del Partito Comunista - presentano un’iniziativa parlamentare. Non solo, in caso di elezione di un rappresentante al Consiglio Nazionale, quale primo atto politico, verrà chiesto un incontro urgente alla direzione della SECO per discutere della grave situazione in cui si trova il nostro mercato del lavoro. Ora si cambia! 

Le condizioni di lavoro per le salariate e i salariati ticinesi sono diventate talmente precarie rispetto al resto della Svizzera che stanno spingendo fasce sempre più ampie della popolazione ai margini della società. Un fenomeno preoccupante che è messo in luce non solo dai crescenti casi di denuncia (come l’ultimo caso riguardante il cantiere AlpTransit, gestito da GCF e Gefer) ma anche dai dati statistici stessi. Il Ticino è infatti la regione del Paese che presenta i livelli salariali più bassi, del 14.4% inferiori rispetto la mediana nazionale, come rilevato dall’Ufficio federale di statistica. In Ticino si registrano complessivamente solo il 4.1% dei posti di lavoro presenti in Svizzera, ma purtroppo ben il 9.9% di quelli a basso salario!  Oltre a ciò, la percentuale di impieghi a basso salario si situa al 24.7%, il doppio rispetto alla media svizzera.  

Il Ticino presenta inoltre il maggior tasso di sottoccupazione. Secondo l’Ustat, i sottoccupati registrati in Ticino nel 2015 erano ben 17'000: un fenomeno pericolosamente in crescita visto che il loro numero è più che raddoppiato tra il 2004 ed il 2015. Al contempo, il lavoro interinale sta esplodendo: negli ultimi 13 anni il numero di interinali è infatti salito da 2'312 persone a ben 10'062. Lo stesso discorso vale per il lavoro notificato, che dal 2005 al 2015 è più che triplicato. Oltretutto, il Ticino è il cantone nel quale vengono registrati i maggiori abusi sui luoghi di lavoro, come confermato anche dalla stessa SECO: il 29% delle sanzioni per violazioni delle misure di accompagnamento emesse in tutta la Svizzera arriva proprio dal nostro cantone. Come se non bastasse, il Ticino si distingue anche per altri tristi e più che preoccupanti dati. Il tasso di povertà è oramai al 15.7% e, come rileva uno studio recentemente pubblicato dall’Ustat, siamo il Cantone più in sofferenza. Il discorso si fa ancora più critico per quanto riguarda il tasso di rischio di povertà: se a livello nazionale si attesta al 17.3%, in Ticino siamo oramai oltre il 31% (dati relativi al 2016).  

Il quadro della situazione è allarmante. Le cause sono essenzialmente riconducibili a decenni di politiche liberiste — che hanno destrutturato il nostro mercato del lavoro; all’assenza di vincoli legali e contrattuali a favore dei lavoratori e delle lavoratrici; alla pressione esercitata dalle migliaia di persone che nelle vicine regioni italiane sono rimaste senza lavoro; e alle insensate politiche padronali che mettono in concorrenza i salariati e le salariate, portando nel complesso a un grave peggioramento delle condizioni di lavoro nella nostra regione. Il Ticino ormai è una specie di zona franca nel panorama nazionale dove vigono condizioni di impiego per nulla dignitose e al contempo sconosciute al resto del Paese. Bisogna agire in fretta, dato che la classe politica appare incapace di tutelare gli interessi della popolazione (quelli dell’economia sono ben più redditizi): basti pensare che, a quasi quattro anni dall'approvazione dell’iniziativa del salario minimo legale, questa non è ancora stata concretizzata. Verdi e Sinistra alternativa non stanno a guardare: in tal senso, i rappresentanti de i Verdi del Ticino (Nicola Schoenenberger, Samantha Bourgoin, Marco Noi, Claudia Crivelli Barella, Andrea Stephani e Cristina Gardenghi) e del Partito Comunista (Massimiliano Ay e Lea Ferrari) hanno presentato un’iniziativa parlamentare affinché il Ticino sia finalmente riconosciuto al più presto come una regione a statuto speciale, nella quale siano realizzate delle contromisure che permettono di contrastare il progressivo degrado delle condizioni di vita e di lavoro della popolazione residente. 10 anni fa la proposta dei Verdi di attribuire al Ticino uno statuto speciale fu approvata dal Gran Consiglio ma purtroppo bocciata dalle camere federali nel 2015. Visto il continuo peggioramento del mercato del lavoro è però più che mai necessaria. In aggiunta, in caso di elezione di una o di un loro rappresentante alle prossime elezioni per il Parlamento federale, quale primo atto politico della lista “Verdi e Sinistra alternativa” verrà chiesto un incontro urgente alla direzione della SECO. Ora si cambia!

 

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