Ticino

'Mpc, le parole di Noseda non devono lasciarci indifferenti'

Romano: perizia sull'organizzazione della Procura federale. Quadri: pronti a sentire l'ex pg. Merlini: centralizzazione inevitabile, però le inchieste vanno chiuse

L'ex procuratore generale del Ticino John Noseda
29 maggio 2019
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«Le parole dell’ex procuratore generale non possono lasciarci indifferenti come politici. Sono un segnale forte e dimostrano, dal mio punto di vista, come il tema sollevato da Noseda sia stato negli ultimi anni sottovalutato. In virtù della separazione dei poteri, non spetta al parlamento giudicare il lavoro dei singoli magistrati, il parlamento, in questo caso quello federale, può però esprimersi – aggiunge il deputato popolare democratico al Consiglio nazionale Marco Romano – sul tipo di organizzazione dell’autorità giudiziaria». Cioè del Ministero pubblico della Confederazione, l’Mpc. Il quale, secondo il già pg ticinese John Noseda, sarebbe “organizzato malissimo” e avrebbe “una pletora di funzionari e magistrati che a livello di produttività è sottozero, perché hanno un’organizzazione molto farraginosa, tipica di tutte le centralizzazioni”. Ma non sono le uniche bordate che il capo del Ministero pubblico cantonale dal 2011 allo scorso giugno ha indirizzato alla Procura federale, parlando al recente dibattito su ‘Criminalità economica e infiltrazioni mafiose’ promosso dal gruppo di discussione politica Osservatore Democratico. In Ticino, ha rincarato Noseda, “i mezzi sono certamente insufficienti. Di competenze in materia di infiltrazioni mafiose non ne abbiamo. Abbiamo perseguito reati collaterali: truffe, estorsioni e altri commessi da organizzazioni mafiose. Ma senza ipotizzare lontanamente i reati legati all’articolo 260ter (l’articolo del Codice penale svizzero sull’organizzazione criminale, ndr.), guardandoci bene dall’inviare il tutto all’Mpc, perché questo sarebbe stato il modo giusto per affossare il procedimento penale” (vedi l’edizione di sabato 25). Non è tutto. «Talvolta il coordinamento tra Polizia federale e Polizia cantonale presenta delle lacune che generano sovrapposizioni e quindi uno spreco di forze», sostiene, da noi interpellato, Noseda.

Critiche pesanti. E non sono passate inosservate in un cantone, il nostro, che data anche la sua posizione geografica non è certo al riparo dai traffici illeciti della criminalità di stampo mafioso, ’ndrangheta in testa, come accertato da inchieste giudiziarie italiane e svizzere. Non sono passate inosservate in un cantone, il nostro, dove c’è una delle sedi distaccate della Procura federale. Non sono passate inosservate dopo la decisione dell’Mpc, annunciata nel 2015 dal procuratore generale della Confederazione Michael Lauber, di centralizzare a Berna il coordinamento dei procedimenti penali contro la criminalità organizzata. «In Italia, Paese in cui l’azione di contrasto alle mafie è piuttosto intensa, abbiamo sì una Direzione nazionale antimafia, con un procuratore nazionale antimafia che esercita anche funzioni di coordinamento, ma sono i magistrati operativi nelle Procure distrettuali antimafia a condurre le inchieste nei territori di loro competenza – riprende Romano –. Per ciò che concerne il Ministero pubblico della Confederazione, la sua organizzazione è eccessivamente centralistica, il che priva di autonomia le sedi distaccate. Credo però che coordinare direttamente da Berna i procedimenti contro il crimine organizzato non sia una strategia vincente. Le inchieste andrebbero invece svolte e coordinate anzitutto laddove il o i reati sono stati commessi, con procuratori federali, attivi nelle sedi distaccate, dotati di competenze specifiche e che mantengano strettissimi contatti con gli inquirenti cantonali». Per Romano, «il Consiglio federale dovrebbe disporre una perizia esterna sull’organizzazione dell’Mpc per verificare se quella odierna si giustifichi».

Che l’organizzazione attuale della Procura federale, osserva il consigliere nazionale leghista Lorenzo Quadri, «sia oggetto anche di critiche non è una novità. Che la situazione sia come quella descritta da Noseda, io non sono in grado né di confermarlo, né di smentirlo. Non sono il presidente della deputazione ticinese alle Camere, ma se l’ex pg del Canton Ticino dovesse ritenere opportuno segnalarci delle disfunzioni organizzative meritevoli di essere trasformate in un atto parlamentare, come deputati saremmo pronti, penso, ad ascoltarlo». Secondo il consigliere nazionale del Plr Giovanni Merlini, «una certa centralizzazione del coordinamento dei procedimenti penali è inevitabile, visto che ci sono casi trattati dall’Mpc che hanno una dimensione non solo intercantonale, ma anche internazionale. È che poi le inchieste bisogna farle bene e condurle in porto, portandole a processo in tempi ragionevoli. Il problema è che finora i processi al Tribunale penale federale sono pochi. Ogni organizzazione è opinabile, ma sono le persone a condurre i procedimenti».

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