Ticino

Tre ticinesi in Vaticano alla guardia di papa Francesco

Fra le 23 nuove guardie Nicola Crivelli, Alain Gianoni e Robi Curkovic. Due dai Grigioni, di cui uno, Samuele Menghini, dalla Val Poschiavo.

Ti-Press
7 maggio 2019
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Sono 23 le nuove Guardie svizzere pontificie che hanno prestato giuramento ieri in Vaticano. Alla cerimonia erano presenti il consigliere federale Ignazio Cassis, il capo dell’esercito Philippe Rebord, oltre a una delegazione del Canton Ticino, ospite d’onore a questo evento. È tradizione che un cantone svizzero sia invitato ogni anno a Roma dal Corpo della Guardia svizzera pontificia, per partecipare alla cerimonia di giuramento. Quest’anno è stato il turno del Ticino: in Vaticano vi erano il coro della Turrita di Bellinzona, il vescovo di Lugano Valerio Lazzeri, il vescovo emerito Pier Giacomo Grampa e altri numerosi esponenti dell’ambiente clericale. Presenti anche rappresentanti del governo ticinese, guidati dal presidente Christian Vitta, e la presidente del Consiglio nazionale Marina Carobbio. Delle 23 nuove Guardie, tre provengono dal Ticino – si tratta di Nicola Crivelli, Alain Gianoni e Robi Curkovic – e due dai Grigioni, di cui uno, Samuele Menghini, dalla Val Poschiavo. I soldati – che quest’anno hanno dunque prestato giuramento in tutte e quattro le lingue nazionali – dovranno prestare servizio per un periodo di almeno 26 mesi. In totale, le Guardie svizzere sono 135 e i cantoni meglio rappresentati sono Friburgo e Vallese, con ciascuno 14 Guardie, segue Argovia con 10. Quelle provenienti dal Ticino sono ora sette.

Lo scorso anno, i soldati pronti a prestare giuramento erano stati 32, mentre l’anno prima 40: «Non è facile trovare giovani uomini qualificati per questo lavoro», ha rilevato alla radio Srf Ruth Metzler, ex consigliera federale Ppd e ora presidente della Fondazione della Guardia svizzera pontifica del Vaticano. Queste difficoltà, secondo Metzler, sono da ricondurre «alla buona congiuntura economica attuale in Svizzera», oppure al fatto che le reclute attuali provengono da una generazione nata in un periodo di bassa natalità. La missione della Fondazione, ha precisato, mira a rendere le condizioni di vita delle Guardie svizzere il più attrattive possibili. Per Metzler, la decisione di Papa Francesco, presa tre anni fa, di permettere alle Guardie di sposarsi dopo cinque anni di servizio – indipendentemente dal loro grado – è stata «decisiva». Ciò permette ai soldati di rimanere in servizio più a lungo.

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