Ticino

'Giocare coi nazionalismi è giocare col fuoco'

Il professor Cederman (Eth): Tensioni etniche mai così influenti dalla fine della Seconda guerra mondiale. E il passo verso un conflitto è breve

6 maggio 2019
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Spinte nazionalistiche non controllate, mancata integrazione degli immigrati, ma anche politiche economiche internazionali poco oculate e forse una scarsa memoria storica. Sono questi gli errori troppe volte commessi da alcuni governi e governanti, anche in Europa, negli ultimi anni. Errori che non devono far dimenticare i tragici “insegnamenti” della Seconda guerra mondiale. Ed è proprio sui pericoli per la società delle recenti ondate di nazionalismi etnici che il professore del Politecnico federale di Zurigo (Eth) Lars-Erik Cederman, esperto nell’ambito dei conflitti internazionali, ha voluto porre l’accento durante il Dies Academicus dell’Usi.

Sono tanti i motivi che producono spinte in direzione di nazionalismi etnici elencati dal professor Cederman: disuguaglianze politiche, economiche e sociali tra gruppi etnici diversi all’interno dello stesso Stato; richieste di unità territoriali di un gruppo etnico diviso da confini internazionali; Stati multietnici dove o le minoranze governano sugli altri gruppi, magari usando la repressione e la violenza, oppure dove il governo tende ad escludere le minoranze più deboli; tentativi di protezionismi economici a seguito della globalizzazione ed errata politica sull’immigrazione straniera.

Secondo il docente dell’Eth, l’attuale nuova ondata di nazionalismo etnico, in particolare in Europa, esercita un’influenza forte come non mai dalla Seconda guerra mondiale ed esiste quindi il rischio che, senza controllo, questi movimenti posano provocare disordini civili destabilizzanti. Tra gli esempi citati da Cederman, l’ascesa del movimento politico populista di destra Vox in Spagna, che ha portato il Partito popolare, il principale partito di centro-destra, a diventare ancora meno disposto a compromessi con i nazionalisti catalani. Ma anche in Irlanda del Nord, dove la Brexit potrebbe portare ad un ripristino dei controlli doganali lungo il confine con la Repubblica d’Irlanda, la situazione è potenzialmente preoccupante. Non da ultimo, le spinte nazionalistiche in atto in Italia, con la politica di chiusura all’immigrazione incontrollata da parte del vice premier Salvini. Anche la recente decisione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di chiedere di togliere le sanzioni alla Russia e di spostare la sede dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme contribuisce a destabilizzare una regione già carica di problemi.

Il nazionalismo etnico tende ad avere maggiore sostegno da parte di coloro che sono stati svantaggiati dalla globalizzazione e dal capitalismo del laissez-faire, sostiene ancora Cederman. Di conseguenza, «parte delle risposte a queste disuguaglianze è riorganizzare le politiche di immigrazione, per integrare meglio i nuovi arrivati. Senza ridurre tali disuguaglianze gli appelli populisti guadagneranno solo maggiore forza». E, ha aggiunto, «chi gioca con il nazionalismo etnico gioca col fuoco» perché «senza controllo può causare guerre civili ma anche guerre tra Stati». La soluzione? Secondo il professore si potrebbe pensare di tagliare i finanziamenti ai Paesi che sviluppano questo tipo di approccio. Perché, ha chiosato, «come insegna il secondo conflitto mondiale, il passo dal nazionalismo etnico alla guerra etnica potrebbe non essere così lungo». Con tutte le conseguenze del caso.

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