Ticino

Sospetto galoppinaggio, accertamenti in casa

Il direttore dell'istituto per anziani Cesare Cattori: 'No comment'. Il procuratore generale aggiunto Nicola Respini gli ha chiesto spiegazioni sulle misure

Ti-Press
2 aprile 2019
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«Io non commento, attendo che il procuratore abbia terminato l’inchiesta e vedremo quali saranno le sue conclusioni». Da noi contattato, Cesare Cattori, direttore amministrativo dell’Avad, l’associazione alla quale fa capo la casa anziani di Someo, non vuole entrare nel merito del presunto caso di galoppinaggio in Vallemaggia, di cui la ‘Regione’ ha riferito la settimana scorsa. Nemmeno per quanto concerne le indicazioni contenute nella direttiva del Servizio dei diritti politici della Cancelleria dello Stato, nella quale sono formulate regole e raccomandazioni cui devono attenersi case per anziani, ospedali e istituti vari. “Le norme di legge – si sottolinea nel documento – devono essere rispettate scrupolosamente per evitare ingerenze, condizionamenti, abusi e forme di acquisizione di consenso incompatibili con il libero esercizio del diritto di voto”. E allora come si regola la casa anziani di Someo? Ed eventualmente è stata modificata la prassi, dopo la segnalazione giunta in Procura sul passaggio sospetto di Armando Dadò? Cioè del noto editore e nome noto in casa Ppd (è stato deputato cantonale e presidente del parlamento nel 1987), nonché papà di Fiorenzo, presidente del partito, che si è ricandidato al Gran Consiglio e che nel 2023 vorrebbe tentare, sostengono i bene informati, la scalata al governo qualora l’uscente Paolo Beltraminelli (i due si sarebbero riavvicinati) venga riconfermato il prossimo 7 aprile. Ma torniamo ai due quesiti. «Non intendo dare informazioni al riguardo – riprende Cattori –. Rispondiamo alle domande della Procura, perché siamo tenuti. Per il resto aspettiamo l’esito delle valutazioni del magistrato».

E infatti, stando a nostre informazioni, il procuratore generale aggiunto Nicola Respini ha nel frattempo chiesto per iscritto a Cattori quali misure siano state adottate dall’istituto per garantire il regolare e libero esercizio del diritto di voto da parte degli ospiti, alla luce proprio della citata direttiva cantonale. Il Ministero pubblico sarebbe ancora in attesa della risposta del direttore amministrativo dell’Avad, consigliere comunale di Avegno Gordevio e membro del Comitato distrettuale dei popolari democratici. Il pg aggiunto sta dunque indagando a 360 gradi per fare piena luce sul presunto galoppinaggio dopo la segnalazione del 15 marzo inoltrata dal granconsigliere di Montagna Viva Germano Mattei. Segnalazione sfociata nell’apertura di un procedimento penale per le ipotesi di frode elettorale e incetta di voti, al momento contro ignoti. Due reati perseguibili peraltro d’ufficio.

Respini vuole vederci chiaro su quanto accaduto a Cavergno e in altre località della valle. Cavergno quindi, dove risiede Armando e dove poco prima di metà marzo, a materiale di voto per le ‘cantonali’ 2019 già recapitato ai domicili degli elettori, l’editore si sarebbe materializzato a casa del figlio della signora ricoverata all’istituto per anziani di Someo. Contattato mercoledì scorso dal ‘CdT’ online, dopo il servizio della ‘Regione’ sull’avvio dell’inchiesta della Procura, Dadò ha dichiarato di essere stato invitato a salire in quella casa “da un amico”, ovvero il parente dell’anziana, per “chiacchierare”. Interrogato come testimone dagli inquirenti, il sedicente amico avrebbe invece parlato di una visita spontanea di Dadò al domicilio della madre e suo. E lì l’editore avrebbe chiesto e ottenuto il materiale di voto del figlio, facendogli datare e firmare la carta di legittimazione, atto indispensabile per poter inviare il materiale di voto per corrispondenza. Respingendo insinuazioni e sospetti, Dadò, sempre ai media, ha dichiarato che “non c’è stata alcuna corruzione elettorale” e che la scheda sarebbe stata regolarmente compilata dal sedicente amico. Stesso discorso per quanto riguarda l’anziana, alla quale l’editore aveva portato il materiale di voto, cosa sollecitatagli (“un favore”) dal figlio della signora. Quest’ultimo in sede di interrogatorio ha dato un’altra versione con riferimento al proprio materiale di voto consegnato a Dadò: la sua scheda sarebbe stata in bianco, non ancora compilata. La versione del figlio dell’anziana sarebbe stata confermata agli inquirenti dal figlio di Mattei, anch’egli presente all’incontro.

Non solo. Quel giorno a Cavergno Armando Dadò era accompagnato da un suo amico del posto e pure lui (non si tratterebbe di un politico) avrebbe assistito all’incontro al domicilio della signora. E il materiale di voto dell’anziana? Sempre ai media, l’editore ha dichiarato che la donna, dopo aver firmato la carta di legittimazione e messo “la sua crocetta”, gli avrebbe chiesto di “farle un piacere, imbucando la busta nella bucalettere”. La donna non sarebbe interrogabile, risulta alla ‘Regione’. La Procura avrebbe comunque chiesto un certificato medico. C’è di più. Gli inquirenti, oltre ad aver esteso le verifiche alla Cancelleria comunale di Cevio, sentiranno anche la curatrice dell’anziana, la quale non sarebbe stata informata della visita di Dadò all’istituto di Someo.

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