L'APPROFONDIMENTO

Allarmante penuria di medici di famiglia in Ticino

Ticino in ritardo sulle misure per avere più dottori, si chiede al governo di cofinanziare 10 posti di stage come fanno gli altri cantoni da anni

foto Ti-Press
25 marzo 2019
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La penuria di medici di famiglia in Ticino è allarmante. «Per soddisfare il bisogno cantonale – secondo uno studio della Supsi del 2012 – servirebbero nei prossimi 20 anni 16 nuovi camici bianchi l’anno. La realtà è diversa. Non ne abbiamo nemmeno la metà. A farne le spese tra qualche anno saranno soprattutto le valli, dove si farà sentire l’emergenza medici di famiglia», spiega Alberto Chiesa, delegato regionale della Società svizzera di medicina interna generale (Ssgim) e presidente dell’Atimef, l’associazione che riunisce i medici di famiglia in Ticino. La loro età media è di 58 anni “ed entro il 2026 metà di loro andrà in pensione”, sottolinea. Un fattore cruciale è dato dalla formazione di un numero sufficiente di medici.

Il ritardo e la soluzione


Oltre al ricambio generazionale, c’è anche una preoccupante inerzia delle autorità cantonali. Il Ticino è l’unico cantone a non avere implementato misure per promuovere la medicina di famiglia, come ad esempio l’assistentato in studio medico. Significa avere posti per fare pratica negli studi di medici di famiglia pagati in parte dal Cantone. «Se un medico assistente può frequentare per 6 mesi un ambulatorio medico privato, può anche appassionarsi e magari orientarsi verso questo lavoro. Una possibilità che è prevista in tutti i cantoni da anni, con varie formule di finanziamento tra Cantone e datore di lavoro. In Ticino non c’è ancora nulla», precisa Chiesa.

La discussione è sul tavolo da anni e lo scoglio è finanziario: chi paga? Malgrado i ritardi accumulati, siamo forse ad una timida svolta. Infatti, il Consiglio di Stato ha istituito a gennaio 2018 un gruppo di lavoro (con anche i dottori Chiesa, il presidente dell’ordine dei medici Franco Denti e il medico cantonale Merlani) che ha elaborato una proposta concreta, presentata al governo a inizio 2019 : «Abbiamo proposto di avere 10 posti, da 6 mesi ciascuno, per medici già laureati per fare pratica in uno studio di un medico di famiglia. La moratoria ha di fatto chiuso l’accesso agli ambulatori, di conseguenza i nuovi medici continuano a girare negli ospedali, dove spesso vi rimangono. Così potrebbero fare un’esperienza al fronte», precisa ancora Chiesa.

Chi paga, le scelte dei Cantoni


Ogni Cantone ha le sue modalità di finanziamento dell’assistentato in studio medico. Una parte (di regola tra il 50% e l’80%) viene coperta dal Cantone e il resto dal titolare dello studio: Basilea, Friborgo, Lucerna e Berna hanno appena aumentato del 10-15% il loro contributo al salario, che a Berna ad esempio è di 4’500 franchi; Grigioni e Svitto hanno un salario fisso; Vaud riconosce una paga simile al nono anno di formazione continua, Neuchâtel al sesto, Basilea al quarto. A Zugo il salario viene suddiviso tra Cantone, ospedale e medico.

In Ticino sarà tutto da valutare. «Seguire un medico in formazione significa essere presente e dedicargli del tempo, senza avere un aiuto per i picchetti poiché il medico assistente non può essere lasciato da solo. Insomma c’è anche una perdita di guadagno. Per questo motivo parte del salario viene compensata dal Cantone», aggiunge.

C’è comunque un problema di attrattività della professione per i giovani. Non è una vita facile tra sollecitazioni a tutte le ore, picchetti, ferie ridotte. «Le nuove generazioni vogliono dedicare più tempo a famiglia, sport e tempo libero, non sono disposte a sacrificarsi come i medici di famiglia di un tempo». Il medico vuole comunque restare ottimista: «Con l’aiuto di Cantone, Comuni e forse anche dei Patriziati, potremmo offrire delle condizioni quadro che potrebbero favorire l’implementazione di nuovi studi medici soprattutto in periferia», conclude.

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