Ticino

Targhe ticinesi clonate in Serbia, nuovi casi

Nuove vittime nel Bellinzonese tempestate da richieste di incasso per multe in località serbe, dove non sono mai state. Parla la Sezione della circolazione

(foto Ti-Press)
13 febbraio 2019
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Ticinesi ‘perseguitati’ da società di incasso elvetiche che minacciano di passare alle maniere forti, se non si paga una presunta ‘multa’ in Serbia per posteggio. È successo a due donne del Bellinzonese che in Serbia non sono mai state. Allegate al sollecito di incasso – emesso da una società privata di parcheggio – ci sono foto (vedi a lato) che ritraggono un’autovettura con targhe ticinesi, in un posteggio non pagato. Ne abbiamo riferito a metà gennaio, raccontando la lunga disavventura di due donne del Bellinzonese. Una delle due, malgrado una lettera della Polizia cantonale che spiegava alla società di incasso la sua estraneità ai fatti, non è ancora riuscita a scrollarsela di dosso. Dopo il nostro primo approfondimento (uscito il 16 gennaio) sono giunte al giornale altre segnalazioni (vedi sotto). Ancora da persone residenti nel Bellinzonese! Sempre la stessa storia come se fosse studiata a tavolino. Si inizia a ricevere una multa da una società di incasso estera che poi diventa svizzera per una multa in Serbia o Bosnia. Chi la riceve non ci è mai stato; non ha mai immatricolato l’autovettura fotografata, ma ha (purtroppo!) quel numero di targa, che qualcuno ha falsificato e usa nei Balcani. «Ho pagato pur di non ricevere più quelle missive», dice una lettrice. C’è invece chi sta reagendo pur tra mille difficoltà e approda alla Sezione della circolazione, la quale, seppur non essendo coinvolta nel procedimento, può offrire un aiuto alle ignare vittime.

Reagire subito. Questo è il consiglio di Michele Isolini, responsabile dell’Ufficio giuridico alla Sezione della circolazione: «Essendoci di mezzo targhe ticinesi clonate all’estero, la vittima deve reagire subito, precisando che il veicolo multato e immatricolato con quella targa, non è il suo. Se si lascia correre diventa sempre più difficile difendersi e si rischiano in futuro problemi nel Paese in questione», spiega. Questo vale ovviamente quando non si è commessa nessuna infrazione. Per tutelarsi serve un documento che, su richiesta, viene rilasciato gratuitamente dalla Sezione della circolazione. «È uno storico della targa, dimostra che quel veicolo non è di proprietà della vittima», spiega.

Anche cambiare targa potrebbe essere una buona idea: «Non avrebbe effetto sulla procedura in corso, ma potrebbe evitare procedure future se c’è in circolazione un’auto con targhe clonate».

A volte la dichiarazione della Sezione della circolazione non frena la società di incasso, che continua a tempestare la vittima di missive. «Mi hanno detto che non capivano l’italiano e accettano solo documenti in tedesco o inglese», dice una vittima. “A questo proposito abbiamo migliorato la nostra prassi e in futuro rilasceremo una dichiarazione nelle tre lingue nazionali e in inglese” precisa Isolini. Talvolta nessuno risponde al telefono. Spesso non è nemmeno chiara l’autorità per conto di cui agiscono. «Questi modi di agire non sono accettabili. La Sezione della circolazione ha scritto all’Ufficio federale di giustizia sottoponendo una serie di domande sulla legittimità dell’agire di alcune società di incasso», spiega Isolini (vedi sotto). Non dovrebbero procedere in via esecutiva: «In Svizzera non possono procedere ad un incasso forzato, sarebbe un’applicazione distorta della legge». Ma i casi non iniziano ad essere troppi? «Bisogna capire se sta diventando un problema esclusivo del Ticino, faremo le nostre valutazioni e in caso lo segnaleremo a Berna, che ha gli strumenti per indagini internazionali», conclude.

La Circolazione scrive a Berna

La Sezione della circolazione, proprio per tutelare i cittadini, ha chiesto nei mesi scorsi all’Ufficio federale di giustizia se sia legale tutta una serie di modi di agire da parte delle società di incasso. «Abbiamo avuto degli incontri, a breve attendiamo le risposte», spiega l’avvocato Isolini. Numerose le domande. Ad esempio, se per essere valida l’intimazione di una multa debba essere fatta dalla competente autorità o possa anche essere delegata ad una società privata. «Anche in Svizzera, ci sono agenzie di sicurezza che trattano multe di parcheggio, ma l’incasso è di esclusiva competenza dell’autorità. In altri Paesi sono le stesse agenzie a riscuotere le sanzioni, anche all’estero. È una forma giuridica che in Svizzera non conosciamo e vorremmo capire da Berna come agire». E ancora: «C’è una differenza se la società di incasso è svizzera o estera?». Ma soprattutto, precisa il legale, vogliamo capire come funzionano queste tasse e spese supplementari quando non si paga. Se ci sono dei limiti. Infatti in qualche mese una sanzione di pochi euro può quadruplicare.  

Altre vittime, sempre del Bellinzonese

Targhe clonate, salgono i casi segnalati al giornale. Marta è una casalinga del Bellinzonese che dal 2016, mese dopo mese, si è vista bombardare di richieste di pagamento da società di incasso, prima estere poi svizzere, per un posteggio scoperto a Valjevo. Città serba che lei non ha mai visitato. Allegate le foto di una Hyundai con le targhe della casalinga, che è titolare di una Fiat. Stessa storia per un’altra bellinzonese e tutto è documentato: il 9 maggio 2017 alle 10.30 a Stojana Novakovica, una Volkswagen blu viene multata per non aver pagato il posteggio. Il numero di targa è della donna, ma lei non ha mai avuto una VW e non è mai stata in Serbia. Dai 43 franchi iniziali, di mese in mese, si è saliti a 154. Dalla Sezione della circolazione di Camorino la donna ottiene un attestato: «Dimostra che il giorno dell’infrazione le mie targhe non erano su una VW». Gira tutto alla società di incasso a metà dicembre ma non cambia nulla. La risposta: non capiamo l’italiano, comunichiamo solo in tedesco e in inglese.

Stessa storia, come fosse studiata a tavolino, per un 30enne del Bellinzonese. Il 26 marzo 2017 una Ford gialla (vedi sopra) con le sue targhe è stata ‘multata’ a Majevicka. Ma il ticinese non è mai stato in Serbia. «I primi solleciti sono di società estere, se dovesse subentrarne una svizzera, farò denuncia», dice. Altri casi simili sono stati segnalati. Come primo passo si può chiedere alla Circolazione una dichiarazione attestante l’effettiva immatricolazione. Inoltre si può presentare denuncia. «La dichiarazione della Circolazione va inviata per raccomandata all’Autorità richiedente, specificando di aver sporto denuncia», spiega la Polizia cantonale.  

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