Ticino

Polizia ticinese, carcerazione 'preventiva' per 24 ore

Custodia per ubriachi molesti e persone considerate pericolose nonché inchieste mascherate anche sotto falsa identità approvate dal Gran Consiglio

Un arresto (Ti-Press)
10 dicembre 2018
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La Polizia cantonale ticinese potrà trattenere una persona per 24 ore e svolgere indagini sotto copertura e in incognito. Lo ha deciso poco fa il Gran Consiglio, approvando a larga maggioranza la revisione della Legge in materia, dando così un quadro legale ad alcune procedure «che in parte già venivano applicate», ha precisato il deputato indipendente ed ex magistrato Jacques Durcy.

Il parlamento ha quindi voluto dare alle forze dell'ordine ticinesi maggiore spazio di manovra a margine del CCodice di procedura penale per poter mettere sotto chiave uomini e donne che rappresentano un pericolo per sé o per la sicurezza di terzi e trattenerli qualora colpiti da decisione di espulsione, allontanamento o respingimento. Oppure per prendere in consegna minorenni in funzione di essere riconsegnati ("al più presto, di regola entro 24 ore") ai genitori o all'autorità parentale. Inoltre la polizia potrà sorvegliare cittadine e cittadini in presenza di inizi concreti sulla futura commissione di un reato o di un crimine.

Gli inquirenti potranno in particolare osservare e seguire discretamente (anche con apparecchi Gps) i sospettati per un periodo di un mese con la sola decisione di un ufficiale. Oltre i 30 giorni sarà invece necessairo chiedere l'autorizzazione al Ministero pubblico. La polizia potrà inoltre indagare in incognito e – previo ok del giudice dei provvedimenti coercitivi – condurre inchieste mascherate, se del caso, tramite identità false. E questo anche in rete. «Nel 2018 è inconcepibile che si debba accedere alla rete con il nome "polizia" per poter cercare pedofili», ha chiosato Giorgio Galusero (Plr), co-relatore di maggioranza. Chiedendo, poi: «Non vogliamo dare alle forze dell'ordine gli strumenti giusti per combattere le infiltrazioni mafiose?»

«Mi sembra che vi sia una certa sfiducia verso l'agente di polizia - ha proseguito -. Ma non dimentichiamoci che già oggi l'ufficiale può disporre l'allontanamento di una persona da casa per dieci giorni in caso di violenza domestica. Su 120 casi si è visto come gli agenti abbiano sempre operato saggiamente».

«Fatico a comprendere lo scetticismo su queste modifiche - ha rilevato Amanda Rückert, co-relatrice di maggioranza -. Eccesso di potere alla polizia? Ci si dimentica che il nuovo quadro legale è stato salutato positivamente anche dalla magistratura».

A nulla sono valsi gli appelli di Carlo Lepori, relatore di minoranza, a rinviare le modifiche in governo per essere meglio precisate. «Le regole in uno Stato di diritto devono essere chiare. Se le leggi sono confuse, ciò danneggia anche la polizia stessa». Tra i problemi concreti: «La custodia di polizia è una decisione che viene presa in assenza di alcun minimo sospetto di reato. E questo è grave».

Assenza di chiarezza della legge che, si è detto, potrebbe inoltre far emergere dei problemi al momento di utilizzare le informazioni raccolte dalle forze dell'ordine. Si tratta di una base legale «approssimativa», ha incalzato Sabrina Gendotti (Ppd), che assieme a Michela Delcò Petralli e Giovanna Viscardi ha persentato alcuni emendamenti. «Serve una legge solida per evitare che il tutto cada al primo ricorso. Come la Lia».

Una fattispecie che, stando al direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, non si produrrà, dal momento che il testo ticinese è mutuato dall'analoga legge zurighese, che è già stato esaminato e avallato dal Tribunale federale.

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