Ticino

Permessi, ritardi ereditati

Lungaggini nei rinnovi: misure allo studio. La capo ufficio Antonini: ‘Ma la riorganizzazione funziona’

11 maggio 2018
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«Da dicembre non abbiamo più accumulato ritardi sulle nuove domande di permessi di soggiorno. Segno che l’ottimizzazione dei flussi di lavoro introdotta con la riorganizzazione del servizio ha dato i suoi risultati». Così Morena Antonini, capo dell’Ufficio della migrazione, tiene a sottolineare come «sarebbe peccato passasse il messaggio contrario, cioè che la nuova procedura ha creato rallentamenti nell’evasione delle pratiche». Il dubbio è stato avanzato da un nostro lettore, che segnalava lungaggini per il rinnovo di un permesso B attivo da anni. Abbiamo dunque interpellato i responsabili della Sezione della popolazione per capire se la “macchina” gira... Sui ritardi il Dipartimento delle istituzioni non fa mistero. Ma si tratta di pratiche accumulatesi in passato. Oggi, con la riorganizzazione “a tetto” e la procedura per l’allestimento delle domande completamente online (addio code!), per ricevere una decisione su un nuovo permesso di dimora sono necessari indicativamente un paio di mesi a contare da quando il richiedente ha presentato tutta la documentazione richiesta, garantisce la capo ufficio. Per quelle inoltrate prima di dicembre il tempo di attesa si dilata. Come mai? «Al di là del continuo aumento delle richieste, più controlli e maggiore qualità significa anche più tempo per evadere le pratiche – precisa il capo Sezione Thomas Ferrari –. È nell’interesse della collettività svolgere questo lavoro in modo preciso e approfondito. Penso ad esempio alla procedura di rilascio dei permessi C, una tipologia di autorizzazione molto qualificata considerato che da inizio anno per ottenere il passaporto svizzero occorre giocoforza essere in possesso di un permesso di domicilio». Cambiano le leggi, la giurisprudenza ne stabilisce i contorni, e la Sezione si adegua. «L’evoluzione è costante, ed ogni caso va esaminato tenendo in considerazione le sue specificità». E in questa evoluzione, dicevamo, vanno pure tenuti in conto i numeri: da quando sono entrati in vigore gli Accordi bilaterali le richieste per permessi B sono aumentate del 140%, quelle per il G (frontaliere) del 120%. Nei primi due mesi del 2018 sono state registrate 25’601 pratiche.

Detto della consapevolezza del Dipartimento, va aggiunto che ai ritardi accumulati si vuole rimediare. «Non va bene tenere fermi degli incarti per troppo tempo – aggiunge Antonini –. È infatti importante che la verifica dei documenti che determinano l’adempimento o meno delle condizioni necessarie al rilascio o al rinnovo del permesso sia effettuata in modo tempestivo. Per questo motivo abbiamo messo sul tavolo una serie di misure che potrebbero servire a recuperare i tempi». Compreso il potenziamento del personale? «Siamo ancora alla fase delle valutazioni. Nulla è stato deciso». Per quanto attiene ai rinnovi dei permessi C, va detto, la data di scadenza è una data di controllo: non significa cioè che la persona perde il diritto di residenza. «Il diritto al soggiorno non è messo in discussione dalla scadenza del termine di controllo, ma unicamente dal venire meno delle condizioni di fondo al mantenimento del permesso», spiega Ferrari.

L’Ufficio registra annualmente 140/145mila pratiche, emettendo circa 75mila decisioni. Nel 2017 sono giunte al Settore giuridico dell’Ufficio 15’755 segnalazioni e nel corso dello stesso anno il Contact center ha ricevuto quasi 140mila telefonate. «Siamo tra i settori più sollecitati dell’intera Amministrazione e mi sembra che si riesca a fare un servizio alla popolazione in un tempo più che ragionevole», valuta ancora il capo Sezione. Per una licenza edilizia o il calcolo della tassazione, tanto per citare altre procedure, ci vuole ben più pazienza. Il permesso però tocca da vicino la situazione personale di chi ne è interessato: consente non solo di risiedere, ma di lavorare. Sovente l’economia si lamenta per il tempo necessario al via libera, sostenendo che con questi ritmi si fa prima a far capo ai “padroncini”... «Credo sia importante precisare l’iter amministrativo – replica Ferrari –. I cittadini Ue/Aels possono iniziare a lavorare dal giorno in cui inviano la propria pratica al nostro ufficio. Per cui, se tutto è in regola, non sussistono difficoltà particolari». 

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