Ticino

C’era una volta… il negozio. Commerci alla lente nelle città ticinesi

Commercio al dettaglio in difficoltà; mentre piangono Lugano, Chiasso e in parte Bellinzona, sono in controtendenza Locarno e Ascona, forti del volano turistico.

14 marzo 2018
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«A giorni riceveremo dalla Città la lista dei 150 partecipanti al convegno tenuto al Lac (cfr. ‘laRegione’ di ieri) e l’idea è di convocare una riunione senza l’autorità allargata anche agli assenti lunedì sera per stabilire tre o quattro temi da discutere che fanno l’unanimità, portano beneficio a tutti e siano applicabili dalla politica locale». Parla Paolo Poretti, presidente della Società dei commercianti di Lugano all’indomani di una serata animata. Si vorrebbe creare un gruppo di lavoro ristretto di 5-6, massimo 10 persone. E la Società dei commercianti assieme all’Associazione via Nassa e al Club del centro sono a disposizione per coordinare i lavori.

D’altra parte, la richiesta del Municipio di Lugano di avere un referente unico «non è una novità, il discorso è già stato affrontato assieme fra le tre associazioni su temi generali» ricorda Poretti, secondo cui «lunedì al Lac c’è stato fermento, ma ognuno diceva la sua senza coordinamento né richieste convergenti». Un fermento che però rispecchia la condizione difficile e peggiorata rispetto anche solo a un paio di anni fa… «Ora si tratta di capire se e cosa si può fare per invertire la tendenza. Non sarà facile, la crisi del commercio al dettaglio investe tutta l’Europa. Non ci sono riusciti altrove (come a Zurigo che ha dimensioni e massa critica ben maggiori) e non sarà facile neanche a Lugano», spiega Poretti. Tante le proposte emerse lunedì, il pregio della serata è stato di coinvolgere commercianti prima assenti e il Municipio ha potuto sentire con le proprie orecchie il malcontento. Ognuno tende a considerare il problema dal suo punto di vista sia per il tipo di attività sia per ubicazione del negozio, ma non basta per riposizionare la città. Come viene percepito l’e-commerce? «È un punto dolente e non solo a Lugano perché sta erodendo le cifre d’affari ai commerci “normali”». Ci sono margini di miglioramento o di opportunità? «Dipende dal tipo di negozio, dai prodotti che vende, dalla clientela, dalla dimensione, dall’organizzazione – risponde il presidente dei Commercianti –. C’è molto da imparare ma non la vedo come soluzione che salverà il piccolo negozio in difficoltà, anche se per alcuni potrebbe essere una strategia. Ma comporta la gestione di una certa logistica. Dovesse diventare il business principale, che senso avrebbe ancora il negozio in centro con pigioni elevate? Allora, meglio affittare un capannone in periferia con costi nettamente inferiori. Il rovescio della medaglia è la sparizione dei negozi tradizionali, a detrimento dell’animazione, dell’attrazione turistica in città e delle dinamiche di contatto personale, consulenza e socializzazione impossibili col computer».

Vive una situazione simile anche il Quartiere Maghetti, dopo il rinnovo terminato nel novembre scorso e con diversi spazi commerciali rimasti vuoti? Le difficoltà non vengono negate dal segretario di Consiglio di fondazione Alberto Montorfani: «Difficoltà oggettive nel commercio al dettaglio ci sono, il comparto è in fase di ristrutturazione». Con quali prospettive? «Segnali incoraggianti ci sono e anche qui al Maghetti si stanno affacciando nuove tipologie di negozi, più tecnologici, ma anche con la riscoperta di quelli più tradizionali, soprattutto nell’alimentare». I lavori hanno scombussolato la zona e alcuni hanno lasciato… Però, prosegue Montorfani, «ora abbiamo tante richieste, alcune interessanti con prodotti che obbligano i proprietari a coinvolgersi con una propensione al rischio. Ora stiamo trattando con tre seri interessati». Quanto alle pigioni? «Visto che sono spazi nuovi, possiamo gestire l’aspetto con l’interlocutore che propone prodotti in grado di attirare gente con garanzie di riuscita e cerchiamo di favorire la sua entrata magari aiutandolo con investimenti iniziali o una struttura per favorirne l’avvio. C’è un margine e lo stiamo utilizzando».

MENDRISIOTTO - Le parti attorno allo stesso tavolo. ‘Senza attività le città non esistono’

Dopo Lugano, anche a Chiasso Municipio e commercianti si siederanno allo stesso tavolo per analizzare la difficile situazione del centro cittadino. L’incontro, sollecitato da alcuni commercianti e aperto alla Società commercianti del Mendrisiotto (Scm) e a tutti i negozi cittadini, si terrà martedì 27 marzo. La situazione è ormai sotto gli occhi di tutti da parecchio tempo: i negozi che hanno cessato l’attività superano abbondantemente quelli che hanno alzato le saracinesche. I ‘nemici’ contro cui combattere sono sempre gli stessi: affitti troppo alti, cambio franco-euro, concorrenza con i centri commerciali locali e soprattutto di oltre confine e, non da ultimo, l’e-commerce. Il malumore degli addetti ai lavori è ormai palpabile.
Accompagnata da alcuni membri di comitato e dalla municipale Sonia Colombo-Regazzoni, la vicepresidente della Scm Tiziana Grignola lunedì sera ha partecipato all’incontro di Lugano. Un incontro che non esita a definire «molto positivo, perché ci ha dato dimostrazione di come l’ente pubblico si sta muovendo». La speranza per l’incontro di fine mese è tanta. «Siamo consapevoli che le problematiche sono comuni ma allo stesso tempo diverse – spiega ancora Grignola –. Da noi il commercio di lusso e di frontiera non esiste più da un pezzo. E anche i problemi viari sono differenti da quelli di Lugano». L’appello ai commercianti momò è quello di essere «ottimisti ma concreti, e soprattutto uniti». Occorre innanzitutto «lavorare insieme», nella consapevolezza che «il mondo degli acquisti come lo conoscevamo non esiste più: ci vorrà tempo, ma tutti devono rimboccarsi le maniche e capire che la colpa non è di nessuno». L’unica soluzione, conclude Tiziana Grignola, «è approfittare della disponibilità degli enti pubblici e costruire con loro un progetto comune per trovare soluzioni che possano risollevare i centri cittadini, perché senza le luci dei negozi, i bar e le insegne dei ristoranti, le città non esistono».
L’Ovale diventa amministrativo
Nel settembre 2011 ha aperto i battenti, presentandosi come un’alternativa commerciale. Dopo i primi mesi, però, il Centro Polaris, diventato Centro Ovale, ha iniziato a perdere sia consensi di pubblico sia i primi inquilini. Spazi commerciali che sono rimasti desolatamente vuoti. Oggi il solo negozio aperto della struttura è un centro benessere che occupa uno spazio al pian terreno. Di recente il Cantone ha dato il via libera alla sua trasformazione in stabile amministrativo. Svanito il trasferimento degli uffici di lastminute.com, i titolari dell’immobile restano comunque intenzionati a cercare inquilini interessati a spazi amministrativi. 

LOCARNESE - Il turismo è salvifico (nonostante il diretto da Zurigo non ci sia più)

Nel Locarnese le zone storiche del commercio sono la Piazza Grande di Locarno, la Città Vecchia e il Borgo di Ascona; aree legate a doppio filo al turismo della vacanze e agli eventi che si svolgono sia durante la bella stagione, sia in inverno (si pensi a Locarno on Ice). Manifestazioni capaci di richiamare decine di migliaia di persone che si fermano per ore o giornate intere, permettendo al settore della ristorazione e a quello della vendita al dettaglio di tirare alcune importanti boccate d’ossigeno. A fare da cornice sono alcuni centri commerciali. Per citarne due: quello di Tenero e quello di Losone. Realtà consolidate che attirano la clientela locale o i turisti (ad esempio a Tenero i numerosi clienti dei famosi campeggi). La situazione appare tranquilla, con alcuni mutamenti sia per quanto riguarda i prodotti commerciali sia per la gestione dei negozi; come nel resto del Ticino, sembrano sempre più presenti le grandi catene internazionali.

Dietro l’angolo c’è l’incognita legata all’e-commerce, nuova tendenza dalla quale neppure la regione attorno al Lago Maggiore sembra immune, come conferma Giovanni Caroni, presidente della Società dei commercianti e industriali del Locarnese (Scia): «L’e-commerce esiste e non se ne torna indietro. Gli stessi grandi magazzini lo usano. Nel Locarnese ne abbiamo discusso con esperti del settore. È emerso che un commerciante con meno di 6-7 dipendenti difficilmente riesce a gestire un e-commerce. Non si tratta soltanto di vendita, c’è il magazzino, ci sono i ritorni e molto altro». Per Caroni, «il turismo fa del Sopraceneri una realtà a sé. Il fatto che i commercianti ci siano ancora è la prova che resistono. Devono resistere», ma togliendo «il rumore di fondo», per spiegare il quale il presidente della Scia porta come esempio le «150 realtà con 150 idee diverse» emerse dall’incontro di Lugano. «Ci sono problemi nei quali l’Ente pubblico non c’entra affatto, come gli affitti».
Un ultimo cenno al turismo: «Siamo moderatamente soddisfatti, ma i commercianti della regione vivono di gente di passaggio. E la soppressione del diretto Zurigo-Locarno è inaccettabile. L’offerta da noi è altissima, il transito dev’essere agevolato».

BELLINZONA - ‘Al Castello’: scena desolante, serrande abbassate e soltanto tre ‘botteghe’

L’unico centro per gli acquisti nel cuore di Bellinzona, con i suoi tre piani di spazi commerciali, la vicinanza alla stazione e alle fermate dei bus, avrebbe il potenziale per attirare clienti e negozianti. Eppure il centro ‘Al Castello’ non è mai veramente decollato e oggi, entrando in quel “regno dello shopping” – come si legge sulla sua porta d’entrata –, la situazione è desolante. Ci siamo fatti un giro e ci siamo imbattuti in serrande abbassate e ampi spazi vuoti. Un piano completamente chiuso (il primo) e al seminterrato soltanto uno snack bar vuoto (Il caffè del professore 2.0) e una scena spettrale: tutto chiuso e scarsa luminosità. Risaliamo e l’inquietudine ci abbandona gradatamente quando vediamo invece il bar al pianterreno (Il caffè del professore) che è ben frequentato. In faccia c’è il negozio d’abbigliamento e di biancheria per la casa FF al Commercio. Al medesimo piano si trovano altri due negozi, uno di fronte all’altro: quello di vestiti (Fashion Griffe) e l’altro di accessori e calzature (Love Fashion), con un’unica commessa a lavorare per entrambi. Ecco la lista dei superstiti nel complesso, che come indicato sul sito ha a disposizione ben 17 spazi vuoti. Vani gli sforzi fatti per rilanciare il centro, inaugurato nel marzo 2012 e costato intorno ai 60 milioni di franchi. L’anno scorso se ne sono andati anche i negozi d’abbigliamento femminile Mango e Nuna Lie, che ha traslocato in viale Stazione. E pure il ristorante Azzurro ha chiuso i battenti. Per quanto riguarda il centro di Bellinzona invece, nonostante le difficoltà dovute agli affitti troppo alti e alla concorrenza delle vendite online, la situazione è dura ma non drammatica. Negli scorsi mesi, in piazza Indipendenza hanno chiuso alcuni negozi molto apprezzati: L’Aura Naturale (cosmetici e idee regalo), presente da 27 anni, e Koryo, che da 12 anni proponeva articoli coreani. Situazione difficile anche in via Dogana dove hanno chiuso di recente altri due negozi, tra cui Linea San Gallo (articoli tessili). Fra qualche mese al suo posto – secondo quanto riportato dalla notifica per il cambio di destinazione pubblicata all’albo comunale sino a domani – troverà spazio Frutta Banfi Sa, che proporrà anche prodotti di gastronomia. Altra nuova apertura prevista in primavera-estate è il nuovo negozio di alimentari di Marco De Giovanetti, titolare dell’omonima panetteria tea-room accanto, in via Camminata. «In questo settore almeno non temiamo la concorrenza dell’online», rileva. Proseguiamo la passeggiata e ci spostiamo verso viale Stazione, dove osserviamo che dove un tempo c’erano molti piccoli negozi, oggi spopolano le filiali di aziende svizzere o internazionali, in particolare operatori telefonici, negozi d’abbigliamento e biancheria intima. Per le grandi catene il rischio di perdite è minore poiché le case madri possono eventualmente compensare con i guadagni delle altre filiali del gruppo.

 

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