Votazione tirata, in aula quest'oggi, come nelle previsioni: il centro (Plr e Ppd) vince con 42 voti contro 39. Delusi leghisti e socialisti
Il no era nell'aria, dopo il pari e patta dello scorso dicembre quando il Gran Consiglio si è spaccato a metà come una mela. E no è stato nel primo pomeriggio in parlamento con una maggioranza ristretta, ma netta: 42 a favore del rapporto commissionale di maggioranza (che proponeva di bocciare l'iniziativa parlamentare sulla congiunzione delle liste) e 39 favorevoli alla minoranza, ovvero all'apparentamento fra partiti in vista delle elezioni cantonali e comunali. Un vero e proprio braccio di ferro fra Plr e Ppd da una parte e Lega e Ps dall'altra; i primi contro la congiunzione, perché non ci guadagnerebbero niente, anzi, mentre i secondi fortemente intenzionati a permettere alleanze elettorali così da consolidare o migliorare le posizioni. Non è un mistero che la Lega dei Ticinesi tema di perdere un seggio in governo, con le prossime elezioni del 2019, mentre il Ps veda l'unico oggi a disposizione non proprio in posizione consolidata. Da qui la necessità di creare alleanze: tutte a destra per la Lega, tutte a sinistra per il Ps. Così non sarà, almeno a breve e medio termine. Scongiurato il pericolo, Alex Farinelli, capogruppo liberale radicale, ha buon gioco oggi nel dire “noi siamo aperti a tutte le soluzioni, ma non cinque minuti prima di mezzanottte come si voleva in questo caso”. E la Lega? “Non è un mistero che per noi la congiunzione sarebbe stata un'ottima chance, ma in ogni caso non cambia nulla” commenta un serafico Daniele Caverzasio, capogruppo leghista.