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‘Un'azione barbara e atroce’, chiesti 18 anni e 6 mesi

Ricostruiti davanti alle Assise criminali i momenti che hanno portato all'uccisione di un 50enne di Chiasso il 1° marzo dell'anno scorso

I rilievi
(archivio Ti-Press)
16 aprile 2025
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Nell'appartamento del 50enne ucciso a Chiasso il 1° marzo dell'anno scorso «è scattata la furia omicida». È iniziata con la richiesta di pena del procuratore pubblico Zaccaria Akbas, per il fatto di sangue che un anno fa ha scosso la cittadina di confine, il secondo giorno di processo alle Assise criminali che vede alla sbarra quattro imputati. Dopo le richieste di pena del procuratore generale sostituto Moreno Capella per le aggressioni alla discoteca Blu Martini, l'attenzione si è quindi concentrata sul reato di assassinio imputato a un cittadino somalo di 28 anni. Nei suoi confronti Akbas ha chiesto una condanna a 18 anni e 6 mesi di detenzione (che include anche i reati di aggressione e rissa), 15 anni di espulsione dalla Svizzera e l'iscrizione al Sistema informativo di Schengen.

«L'uccisione di una persona è un fatto grave e scioccante», ha esordito Akbas. Quella mattina l'allarme alla centrale di Polizia è arrivato alle 6.55. A chiedere l'intervento è stata una donna che «ha dichiarato di essere stata avvicinata da un uomo che le ha chiesto di chiamare la polizia perché aveva ucciso una persona». Il 28enne «non ha opposto resistenza ed era pronto per farsi ammanettare. Ha immediatamente detto di aver ucciso una persona, facendo il nome della vittima, la sua mano destra era sporca di sangue e vicino a lui c'era il coltello utilizzato». Il 28enne, ha ricordato la pubblica accusa, «si trovata in libertà con misure sostitutive all’arresto. In particolare aveva l'obbligo di risiedere stabilmente presso il padre, dalle 19 alle 7 del mattino, e di seguire una presa a carico del servizio psicosociale. Ma se ne è infischiato, passando la serata al Blu Martini, bevendo non così tanto come vuole far credere e drogandosi. Questo è il suo rispetto per le autorità».

‘È morto in pochi minuti’

Nella sua requisitoria Akbas ha analizzato quanto successo nell’appartamento della vittima, dove il 28enne è entrato, dopo essersi fatto aprire il portone d'ingresso da un vicino, per avere della cocaina. Stupefacente che il 50enne non aveva e ha quindi cercato di allontanare il giovane, spingendolo verso l'uscita. «Quasi vicino alla porta, mentre entrambi si spingevano, l'imputato ha estratto il coltello che teneva nei pantaloni e l'ha colpito con diversi fendenti a collo, viso, corpo, torace, addome e spalla sinistra». Il primo colpo, come dichiarato dallo stesso imputato, «l'ha indirizzato al collo e si è in seguito accanito sulla stessa vittima mentre indietreggiava verso il bagno». Anche quando era agonizzante, «l’ha colpito con ulteriori coltellate al corpo e alla coscia sinistra, complessivamente per 18 volte. La vittima è morta in pochi minuti per lesioni da punta e da taglio». Ad armare il 28enne è stato, ha aggiunto ancora Akbas, «un movente particolarmente odioso: un sentimento è la rabbia, una rappresaglia di fronte a una situazione che non gli garbava: il suo scopo era punirlo perché non gli ha dato la cocaina». Un'azione «barbara e atroce» che non ha dato alla vittima «il tempo di capire cosa stesse succedendo: il primo colpo ha reso la sua difesa completamente vana. Ci sono state una cattiveria e un disprezzo della vita umana che travalicano» i limiti del semplice omicidio.

‘Indole violenta già rilevata’

Il 28enne è stato sottoposto a perizia psichiatrica già nel dicembre 2023. «La sua indole violenta era già stata rilevata ed esaminata anche in relazione ad altre situazioni – ha aggiunto il pp –. È emerso uno sviluppo di disturbo intellettivo di grado leggero, così come altri disturbi di personalità, a cui vanno aggiunti un'intossicazione acuta da cocaina e una sindrome da dipendenza di altre sostanze e un rischio di recidiva alto». Considerazioni che, nonostante una scemata imputabilità di grado medio, «non permettono di attenuare la colpa in modo importante» essendoci stata «una forte determinazione nel colpire la vittima al collo per poi finirla con ulteriori coltellate», ha concluso Akbas.

La parola passa ora agli avvocati difensori dei quattro imputati.

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