Il direttore Daniele Intraina: ‘Un investimento che significa adeguamento e valorizzazione delle strutture e delle modalità di cura’
C’è uno ieri e c’è un domani per il quartiere di Casvegno. A tenerli uniti un presente fatto di un importante investimento di oltre 6,3 milioni di franchi. Il messaggio del credito, licenziato dal governo, è rivolto alla ristrutturazione dei reparti della Clinica psichiatrica dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (Osc) a Mendrisio. Un intervento, come annotato in una nota stampa del Dipartimento della sanità e della socialità, che “rappresenta una tappa fondamentale nell’aggiornamento delle modalità organizzative e di cura dei pazienti grazie all’adeguamento, alla ristrutturazione e alla valorizzazione degli stabili ubicati nel comparto, in linea con i bisogni specifici degli utenti”.
Per il direttore dell’Osc Daniele Intraina ciò rappresenta, in particolare, due punti fermi: «L’intervento va verso una necessaria evoluzione dell’Osc, soprattutto per la parte stazionaria – ci spiega –. Una tappa, dunque, fondamentale non soltanto per i miglioramenti a cui si andrà incontro sotto il profilo della ristrutturazione e dell’adeguamento e valorizzazione degli stabili, ma anche per un auspicato aggiornamento delle modalità di presa in carico e per i bisogni accresciuti di utenti e pazienti. Significa sostanzialmente due cose: in primo luogo, la cura dell’ambiente e la creazione di uno spazio di lavoro accogliente e funzionale fondamentali per il benessere dei pazienti, ma anche dei collaboratori, e in secondo luogo, ma non meno importante, la necessità di rivedere in modo radicale la ridistribuzione dei pazienti».
In una clinica con tassi d’occupazione sempre al completo lo stato della struttura logistica resta, infatti, una componente importante: «Con la nuova organizzazione andremo a diminuire la pressione di situazioni critiche, sia per acuzie psicopatologiche, sia per comportamenti a rischio, oltre a proteggere l’utenza dallo spaccio e consumo di sostanze stupefacenti e garantire ai pazienti con dipendenze di trascorrere la degenza in un contesto che consenta loro, nel limite del possibile, l’astinenza dal consumo. Nel contempo garantiremo ai pazienti in età geriatrica ricoverati un ambiente più accogliente e sicuro, adatto ai loro bisogni e che rispetti i criteri minimi previsti per le unità protette per anziani con problemi neurocognitivi».
La Clinica psichiatrica cantonale è confrontata da diversi anni, come si evince dal messaggio, “con alcuni fenomeni e situazioni di difficile gestione, a cui si aggiunge un acuirsi di situazioni cliniche particolarmente complesse, accentuate anche dalle caratteristiche fisiche dei reparti, che ne richiedono una radicale riorganizzazione. Dei 114 posti letto situati a Casvegno, 56 sono concentrati nel padiglione Quadrifoglio, suddivisi in quattro reparti di psichiatria adulta acuta. Per ragioni cliniche per caratteristiche e per i problemi attualmente presenti nell’erogazione delle cure specialistiche strettamente correlati ai contesti di degenza s’impone una ridistribuzione più equa di questo carico. Inoltre, è necessaria una revisione dell’organizzazione per l’accoglienza di due specifiche tipologie di utenza: le persone con problemi di dipendenza da sostanza e i pazienti in età geriatrica”.
Le tendenze demografiche evidenziano, infatti, un aumento del numero di persone in età geriatrica che manifestano disturbi psichici, insieme a un incremento dei problemi legati al disagio psichico degli anziani, come isolamento sociale, lutto complicato, depressione e ansia. Analizzando i dati relativi ai pazienti con più di 65 anni seguiti dai servizi ambulatoriali dell’Osc, si osserva un significativo incremento, da 1’202 nel 2016 a 1’564 nel 2023: “Di riflesso è in aumento anche la pressione verso la clinica per l’accoglienza di pazienti geriatrici, con un parallelo incremento della disabilità e delle comorbidità fisiche dei pazienti accolti. Sebbene l’aumento dei ricoveri di pazienti geriatrici in clinica sia meno evidente che nei servizi ambulatoriali a causa dell’impatto del periodo Covid, si osserva comunque una tendenza crescente, da 266 casi nel 2016 a 332 nel 2023. Inoltre, la durata delle degenze per i pazienti tende a essere più lunga rispetto alla media. Nel 2023 è stata di 23,15 giorni: quella dei pazienti tra i 18 e i 65 anni di 21,15 giorni mentre quella dei pazienti con più di 65 anni è stata di 26,58 giorni. In questo contesto epidemiologico, emergono in modo sempre più evidente i limiti strutturali del padiglione Edera, che attualmente ospita i pazienti anziani”.
A pesare in questo nuovo corso sono anche i casi di violenza che mostrano un andamento oscillante, alternando all’interno della clinica periodi di maggiore intensità a fasi di relativa calma (rispetto alle 141 segnalazioni di incidenti nel 2022, nel 2023 vi è stato un aumento significativo a 341 segnalazioni): “La criticità è ulteriormente aggravata dalla libertà di movimento dei pazienti tra i diversi reparti. L’aggregazione di pazienti provenienti da reparti differenti in ampi spazi comuni, come l’atrio d’ingresso o il cortile interno, trasforma talvolta questi luoghi in scenari di comportamenti aggressivi”.
Dei 2’189 casi transitati in clinica nel corso del 2023, «1’081, ovvero il 49,4%, presentavano una diagnosi principale o secondaria legata all’uso di sostanze psicoattive (pari a 670 utenti) – evidenzia la direzione –. Il 22,4% dei pazienti dimessi che presentano questa diagnosi sono stati nuovamente ricoverati entro 30 giorni. Tra il 2019 e il 2023 si osserva inoltre una crescita complessiva dei casi totali e di quelli legati a diagnosi di dipendenza (1’942 casi di cui 936 legati a dipendenze, 48,2%, nel 2019). Parallelamente, sono in aumento le persone con diagnosi di dipendenza, da 531 nel 2019 a 670 nel 2023. Nonostante alcune fluttuazioni negli anni intermedi, il trend generale indica un incremento del fenomeno. Diventa quindi prioritario ripensare non solo il modello di presa in carico specialistica, ma anche l’organizzazione strutturale necessaria a rispondere in modo adeguato sia ai bisogni sanitari sia alle complessità gestionali associate a questa tipologia di casistica».
Un punto, a ogni modo, rimane fermo: «La volontà di mantenere Casvegno una realtà aperta, all’interno di un parco meraviglioso di 26 ettari che si estende sui comuni di Mendrisio e Coldrerio. Non è un caso – ci rivela Intraina – che a breve, speriamo già quest’anno, e per i prossimi due anni circa, inizieremo i lavori di costruzione della nuova mensa, posta vicino al teatro e al bar sociale così da rilanciare il concetto di agorà». Pur consapevoli delle criticità avvertite nel recente passato: «Qualcuno approfittava anche troppo di questa apertura – non manca di ricordare il direttore – ma un’ulteriore presenza di persone non potrà che trasformarsi in deterrente. In questo senso l’eccellente collaborazione con la Polizia cantonale e comunale ci ha aiutato a far capire che siamo sì tolleranti e inclusivi, ma chi viene a delinquere non è mai il benvenuto. Su questo solco, abbiamo ottenuto un credito anche per le connessioni, wireless e fibra ottica, che ci permette di inserire la videosorveglianza così da dare maggiore sicurezza a popolazione, pazienti e personale».