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Mendrisiotto Regione Aperta, i migranti e la contronarrazione

Un anno dopo la nascita dell'associazione i rapporti tra popolazione locale e richiedenti l'asilo sono cambiati. Proposte oltre 200 attività

Le occasioni di incontro sono innumerevoli
(Fonte MRA)
23 gennaio 2025
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Dai primi striscioni, dalle prime voci fuori dal coro è trascorso poco più di un anno. Una dozzina di mesi durante i quali quel moto di indignazione salito dalla società civile ce l’ha fatta a scrivere una contronarrazione sulla tematica migratoria e la convivenza fra popolazione locale e richiedenti l’asilo. Oggi l’associazione Mendrisiotto Regione Aperta, riconoscibile da un logo creato con la collaborazione degli studenti Supsi, non solo è divenuta un interlocutore della Segreteria di Stato della migrazione (Sem) e un referente al tavolo della piattaforma del volontariato svizzero, ma ha dimostrato sul campo della buona volontà che un’altra realtà è possibile e che esiste un punto di incontro. Ma soprattutto che la presenza sul territorio del Distretto – lì a Pasture, fra Balerna e Novazzano – di un Centro federale d’asilo può rappresentare anche una risorsa e non solo un problema. A testimoniarlo ci sono il centinaio di associati – e pensare che tutto ha avuto inizio da un gruppo di persone – e le oltre 200 attività che hanno saputo coinvolgere in media dai 10 ai 15 partecipanti. Sullo schermo sistemato nella sala del Consiglio comunale di Chiasso – cittadina dove tutto è cominciato – ecco scorrere le immagini dei vari momenti vissuti insieme. Un anno dopo, lunedì sera, ci si è ritrovati nella cittadina per ripercorrere davanti alla vivace assemblea dei soci il cammino percorso, non senza ostacoli e difficoltà. Willy Lubrini, co-coordinatore con Gianna Riva dell’associazione, se lo ricorda bene il clima che si respirava nella regione di frontiera quando Mendrisiotto Regione Aperta ha mosso i suoi primi passi.

«Ancor prima di diventare ciò che siamo, abbiamo avvertito il bisogno di entrare nel dibattito politico. In quel momento – fa memoria Willy Lubrini – vi era una grande ondata di razzismo e xenofobia, fomentata soprattutto dalla Destra. Affiorava la necessità di verificare se la narrazione predominante corrispondesse davvero al pensiero della gente». Con una certa politica pronta a cavalcare la paura della cittadinanza urgeva, in altre parole, interpellare direttamente la popolazione. In effetti, l’inchiesta sociologica messa in campo dall’associazione ha permesso, tiene a rimarcare il co-coordinatore, di smentire quel racconto. Sondato un campione significativo di persone – una novantina gli intervistati –, alla fine del 2023 era emerso come il disagio e i timori tanto mediatizzati non aderissero alla realtà dei fatti. Anzi, per la maggioranza la vicinanza delle strutture federali non veniva vissuta come un tasto dolente. Un comune sentire che ha motivato il drappello di volenterosi a dare una identità a questo movimento popolare e a proporre e programmare tutta una serie di iniziative concrete, risposta alle aspettative di chi era stato interrogato.

Un album di attività

Il fascicolo che raccoglie adesso le attività realizzate sin qui, e che ancora sono in corso, è fitto e pregno dello slancio sociale che muove volontari, assistenti ed educatori. E le idee, del resto, non sono mai mancate. C’è il Gruppo camminate nel territorio e ci sono il laboratorio di panetteria e pasticceria e il corso di ceramica. E poi vi sono i diversi mercatini e le castagnate che si sono rivelati dei preziosi momenti di incontro. Una volta di più anche lo sport – grazie alle partite e ai tornei di calcio “su e giù per il Ticino” e ai pomeriggi in palestra – e le proposte culturali – tra cinema e musica – si sono dimostrati delle occasioni di integrazione. Ma basta anche solo la costruzione degli aquiloni per rompere la quotidianità di Pasture. L’apprezzamento da parte dei richiedenti l’asilo, in particolare bambini e giovani, è palpabile; la gioia è nei volti dei migranti ritratti nelle fotografie che ora compongono un album. «Le possibilità di ampliare ulteriormente il panorama delle proposte sono concrete», fa notare Lubrini. E si è pronti a presentarle al Gruppo di coordinamento al quale l’associazione partecipa. Esiste, ad esempio, fa sapere, l’opportunità «di inserire i bambini tra i 4, 7 e 8 anni nella scuola calcio dell’Fc Chiasso e di partecipare a Radio Gwendalyn a un programma che coinvolge i giovani migranti attraverso la musica». Che si sia fatto un «enorme passo avanti», del resto, lo riconosce pure il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, ospite dell’assemblea.

Una proposta sugli orari di Pasture

Mendrisiotto Regione Aperta, però, è pronta a spingersi anche oltre e a dire la sua su tematiche che toccano direttamente la vita dei richiedenti l’asilo. «Intendiamo proporre una modifica nell’ambito dell’organizzazione del Centro a Pasture. Suggestione che riguarda l’orario serale di rientro nella struttura – conferma Lubrini –, da prolungare. In buona sostanza vogliamo chiedere, in effetti, uno spostamento del termine oggi fissato alle 18, che ci sembra molto limitativo per diversi problemi. E il riferimento è innanzitutto alla prevenzione. Sappiamo che la promiscuità in cui vivono i 350 residenti della struttura, pur nuova, è evidente. Rientrare a quell’ora, in particolare nella stagione più bella, si rivela dunque complicato. Avere davanti a sé 15 ore di convivenza è molto difficile. Confidiamo, quindi, nel sostegno dei Comuni della regione». Del resto, nella Svizzera interna, fa presente ancora il co-coordinatore, in alcuni Centri è già così. «Insomma, il margine di miglioramento della qualità di vita sul piano sociale e istituzionale all’interno delle strutture federali è ancora molto ampio – annota –. E se lavoriamo insieme possiamo trovare una convergenza in particolare con i Municipi. D’altra parte, lo stesso Sindacato della Polizia federale, quindi non gruppi di volontari come il nostro, ha segnalato l’impossibilità di contenere i conflitti interni a causa del soprannumero di persone che convivono per troppe ore. Ecco che proporre delle attività esterne è assai importante».

Quei 150 migranti in più

L’associazione non si è tirata indietro, però, neppure quando a rilanciare il dibattito, più di recente, è stata la decisione del Cantone di attribuire per un anno a Chiasso altri 150 migranti, individuando una soluzione logistica nello stabile di via Soldini che ospita il centro di socializzazione multiculturale ‘Calicantus’, una realtà dall’autunno 2023. «Come si fa in altri ambiti, a livello cantonale si sarebbe dovuto aprire un tavolo di discussione e non limitarsi a pubblicare una grida sul Foglio ufficiale alla ricerca di spazi. Serve maggiore responsabilità sul piano istituzionale», rilancia Lubrini. Il Comune di Chiasso, chiarisce Arrigoni, è «molto preoccupato per la posizione presa dal Cantone. A maggior ragione perché la vicinanza con il centro di socializzazione rischia di trasformare il quartiere in un ghetto e alimentare nuovi conflitti. Nel 2016 si era stipulato un accordo, presente la consigliera federale Simonetta Sommaruga, nel quale il governo cantonale si impegnava a non attribuire i migranti in una fase avanzata della procedura alla regione. Ma lo si è completamente dimenticato».

Un luogo, una utopia

Mendrisiotto Regione Aperta culla, infine, un sogno che vale un obiettivo: «Trovare un luogo di integrazione e interazione, che oggi manca. Forse è utopico, ma sarebbe interessante avere una ‘casa’ dove, come succede a Lampedusa, chi passa e migra possa lasciare una sua traccia».

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