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Caso docente Spai, due funzionari del Decs sentiti in Procura

Il Ministero pubblico ha dato seguito alla denuncia depositata dall’insegnante licenziato e ha avviato la fase di acquisizione delle prove

L’agosto scorso all’udienza di conciliazione, rimasta infruttuosa
(Ti-Press/Archivio)
22 gennaio 2025
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Diffamazione, calunnia e ogni altro reato ravvisabile nella concretezza dei fatti. È quanto si contesta nella querela che, l’autunno scorso, il docente della Spai di Mendrisio finito al centro delle cronache ha depositato davanti alla Procura. E in questi mesi il Ministero pubblico, per mano del procuratore pubblico Luca Losa, ha fatto suo l’incarto e ha aperto formalmente la fase istruttoria al fine di acquisire prove e informazioni utili attorno a quanto accaduto dentro e fuori le mura del Centro professionale tecnico (Cpt). Accadimenti poi sfociati, prima, nell’esonero e nella sospensione con effetto immediato del professore di elettrotecnica, Roberto Caruso, e poi nel licenziamento.

Aperta la fase istruttoria

L’insegnante oggi stigmatizza il comportamento in particolare di due funzionari (e altri ignoti) del Decs, il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport. Di recente sono stati sentiti, in effetti, il direttore dell’Istituto e il capo della Sezione della formazione industriale, agraria, artigianale e artistica. Ora non rimane che attendere che l’inchiesta faccia il suo corso. Certo è che una vicenda originata da una querelle scolastica e approdata davanti al Tribunale cantonale amministrativo (Tram) – dove si trova tuttora – oggi mostra anche dei risvolti penali. La posizione dei due funzionari? Il dirigente scolastico, ci conferma la sua legale, l’avvocato Maria Galliani, al momento «intende mantenere un profilo istituzionale e non vuole esprimersi con una procedura ancora pendente. Resta in attesa, quindi, che l’operato della magistratura faccia il suo corso». Allo stesso modo ieri abbiamo cercato di raggiungere la patrocinatrice del caposezione, l’avvocato Letizia Vezzoni, purtroppo senza riuscirci.

Quel bandolo della matassa

Sta di fatto che il bandolo della matassa resta sempre lo stesso: la rottura il settembre scorso del contratto di lavoro e con esso del rapporto di fiducia dopo 35 anni di insegnamento, 12 dei quali trascorsi al Cpt. Un ‘divorzio’ che agli occhi del Decs è stato motivato dal comportamento del professore, ritenuto inadeguato e irrispettoso nei confronti dei suoi superiori. Ragioni che Caruso respinge, una volta di più, al mittente. «A livello dipartimentale si fa leva su argomentazioni che ritengo non veritiere e di cui non è stato verificato il fondamento. Soprattutto, però, c’è il fatto di non aver previsto alcun tipo di confronto con il sottoscritto», ribadisce il docente.

Aspettando il Tram

Proprio il diritto di essere sentito è stata la motivazione che, in prima battuta, ha convinto i giudici del Tram ad annullare la sospensione, evidenziando così una violazione commessa dal Cantone. Confermato il provvedimento da parte del Decs e del Consiglio di Stato, il docente lo ha impugnato riportando, quindi, la questione di nuovo sul tavolo del Tribunale cantonale amministrativo. Tram che, ormai ultimato lo scambio dei documenti presentati dalle parti, si sta per avviare verso il pronunciamento finale. Una sentenza carica di aspettative, di sicuro non solo nella lettura del professore della Spai, ma ancora più chiamata a fare chiarezza su quanto è successo. Due le richieste avanzate dal docente, assistito dall’avvocato Stefano Fornara, e altrettante le vie che potrebbe imboccare il finale della storia; certo qualora i giudici accogliessero l’istanza di Caruso. Nel primo caso, infatti, si domanda di considerare il licenziamento ingiustificato – il che apre, in buona sostanza, la strada a un possibile indennizzo –; nel secondo si sollecita l’annullamento della procedura di disdetta, che restituirebbe una opportunità concreta all’insegnante di poter tornare a scuola (il suo massimo desiderio).

‘Soddisfatto dell'operato della Procura’

Roberto Caruso si dice comunque sereno in questo frangente, in attesa di conoscere come andrà a finire la sua disavventura. «Al momento – dichiara il docente – mi ritengo soddisfatto dell’operato della magistratura e per quanto emerso dagli interrogatori svolti sin qui, ai quali ho potuto presenziare. L’apertura del procedimento, d’altro canto, sottolinea una certa rilevanza giuridica della vicenda. Vi sono, insomma, elementi che appaiono di rilevanza penale. Naturalmente si tratta di un ‘affaire à suivre’: vedremo a quali conclusioni si giungerà. Per intanto credo che il messaggio importante sia chiaro: nessuno è immune dalle proprie responsabilità, neppure i funzionari del Decs». Ad aver reso ancor più amara la vicenda per l’insegnante è la scelta dipartimentale di far scattare la sospensione (e prospettare il licenziamento) nove giorni prima dell’ultima campanella, il giugno scorso. Eppure, era stato fatto presente nella prima decisione del Tram, “l’autorità di nomina non ha dato atto ad alcuna particolare urgenza che potesse giustificare la sospensione immediata del docente a pochi giorni dalla fine dell’anno scolastico”. «Valuto questo fatto ancora più grave – commenta Caruso –. Ho vissuto l’allontanamento da scuola come un atto di cattiveria nei miei confronti. Per fortuna i miei studenti ed ex studenti mi hanno difeso pubblicamente, tutelando la mia reputazione». Nei giorni scorsi ad aver riacceso i riflettori sul caso è stato il Movimento per il socialismo (Mps), autore di una ‘pretesa di risarcimento' da indirizzare ai cinque consiglieri di Stato proprio alla luce del verdetto del Tribunale. La proposta, tradotta nel pagamento delle spese legali che il governo è stato chiamato a pagare (1’500 franchi in tutto), dovrà ora essere sottoposta al voto del Gran Consiglio. Attribuita alla Commissione gestione e finanze, la richiesta – che per il docente ha il sapore del monito – arriverà in aula entro giugno.

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