Superati gli ostacoli procedurali, che hanno tenuto fermo il dossier aperto nel 2017, ci si rimette al lavoro
A Stabio si è riaccesa la scintilla della centrale a biogas. Nei piani ormai da tempo e nelle aspirazioni oltre che comunali, regionali già da un po’, di recente il progetto ha ripreso vigore. Soprattutto dopo che la strada verso la realizzazione dell’impianto, lì nella zona industriale in via Lische, appare spianata una volta superati tutti gli ostacoli procedurali incontrati lungo il cammino. L’autorità comunale ha iniziato, dunque, l’anno con una buona notizia. Ora non rimane che rimboccarsi le maniche e far ripartire l’iter verso il varo del cantiere e l’ottenimento dei sussidi federali. L’anno, il 2025, destinato, nei piani iniziali, a coincidere con l’attivazione dell’impianto, di fatto sancirà il rilancio di una iniziativa nata dall’intesa di due Comuni, Stabio e Chiasso, soci alla pari – braccio operativo le due Aziende, Ams e Age Sa –, e immaginata a valenza regionale, anche nella gestione degli scarti organici del Mendrisiotto. Gli stessi che alimenteranno la centrale.
Sette anni orsono si era partiti di slancio. Depositata, nel novembre del 2017, la domanda di costruzione, nel 2018 i promotori si erano già messi in tasca la licenza edilizia e nel 2021 avevano dato vita alla società, la Biogas Stabio Sa, chiamata a sovraintendere all’attività e aperta, nel frattempo, anche a un rappresentante del mondo agricolo. Poi la variante al progetto, la conversione ai watt, nel 2023, sulla spinta dell’Ordinanza sulla promozione dell’energia (OPEn) e delle sovvenzioni previste in quel momento – un finanziamento sino al 50 per cento delle infrastrutture a biogas orientate a immettere inerte watt –, e, di controcanto, reclami, una opposizione e un ricorso con cui si è impugnata l’autorizzazione definitiva a costruire davanti al Consiglio di Stato. La vertenza si è, però, esaurita lì, alla bocciatura del governo, che ha giudicato irricevibile la censura del privato, inficiata dal fatto che non residente nelle vicinanze del futuro impianto. Di fronte alla rinuncia ad appellarsi al Tram, il Tribunale cantonale amministrativo, la decisione è quindi cresciuta in giudicato, dando via libera alle ambizioni locali.
«Ora il progetto può ripartire – commenta fiducioso il sindaco di Stabio Simone Castelletti –. Per quanto mi riguarda come per l’intero Municipio tutto ciò è di sicuro positivo, visto che si rimette in moto una operazione importante. Un dossier sul quale da diverso tempo il Comune e il dicastero si erano chinati con la massima attenzione». Ieri come oggi, del resto, l’opera appare promettente e le premesse valide. A maggior ragione per realtà comunali e Aziende impegnate a portare avanti una politica ambientale che guarda al futuro e anche ad assicurarsi un pur piccola autonomia energetica.
Certo per centrare l’obiettivo occorrerà rimettersi al tavolo di lavoro. E farlo riprendendo in mano l’incarto e consolidando il principio che ha guidato l’opera sin qui: ricavare energia dalla digestione degli scarti organici provenienti dall’agricoltura, dalle economie domestiche e dall’industria alimentare. In origine si era calcolato di poter utilizzare 5mila tonnellate di biomassa all’anno, proiettandosi verso una produzione di 250mila metri cubi l’anno di biometano. Data la ‘materia prima’, a quel punto si possono imboccare due linee ‘produttive’: nel primo caso è possibile separare l’anidride carbonica dal metano, recuperando il vettore energetico da immettere nella rete del gas, come previsto dalla prima stesura del dossier; nel secondo si passa il biogas in un cogestore, che restituisce calore ed elettricità, come prospettato, invece, nella variante di progetto. Due approcci diversi, a partire dal denominatore comune biogas, ma entrambi al beneficio di sussidi. Il che potrebbe riaprire una riflessione su quale impianto realizzare.
«Per noi i prossimi passi saranno, innanzitutto, verificare a oggi qual è la situazione sul piano dei contributi pubblici, in ambedue le tipologie di centrale a biogas; di conseguenza aggiornare il ‘business plan’ – all’epoca si parlava di un investimento di circa 4 milioni di franchi, ndr –, prendendo in considerazione le due opzioni, e i dati a disposizione sulla biomassa utile a far funzionare l’impianto, per poi decidere in che direzione andare – conferma a ‘laRegione’ Stefano Quarenghi, dal settembre scorso alla direzione dell’Azienda comunale di Stabio (Ams) –. In questo momento, a mio parere, può essere vantaggiosa per il futuro anche l’immissione in rete di gas da biomassa: dovremo valutare, visto il tempo trascorso. La situazione, nel frattempo, è cambiata, anche nei sussidi a disposizione».
La prima riunione per fare il punto con i progettisti è già stata fissata entro la fine del mese di gennaio. E uno dei primi compiti, ci fa capire Quarenghi, sarà «la valutazione critica delle cifre, seguita dalla conferma dei sussidi e la ponderazione del budget totale e la verifica delle materie prima che è possibile raccogliere». La tempistica? «Stimiamo di avere tra le mani i numeri aggiornati a inizio marzo e di poter capire su quale binario proseguire con il progetto entro la primavera prossima». Il 2025, quindi, si annuncia come un anno strategico per l’impulso che la politica energetica e ambientale riceverà, a cominciare da Stabio.