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Il Centro federale d’asilo apre le porte: ‘Un nuovo inizio’

Più spazi e più occasioni di impiego per le persone in procedura. Il Pasture provvisorio resta ma come struttura d'appoggio, Chiasso per le urgenze

Vertici Sem a Pasture
(Ti-Press/Pablo Gianinazzi)
24 maggio 2024
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Dentro gli spazi dell'ormai vecchio Centro federale d’asilo provvisorio, lì a Pasture, si stanno già preparando gli scatoloni. Il 3 giugno prossimo le 200 persone oggi alloggiate nell'edificio delle Ffs traslocheranno nella nuova quanto imponente struttura costruita a lato, capace di accogliere sino a 350 posti letto. Poco meno di un mese fa ancora non si conosceva il suo destino, almeno non ufficialmente. Adesso a Berna si è presa una decisione: la soluzione temporanea dopo 4 anni verrà dismessa; resterà unicamente come stabile «d'appoggio», chiarisce la direttrice della Regione procedurale d’asilo Ticino e Svizzera centrale Micaela Crippa, che con la segretaria di Stato della migrazione Christine Schraner Burgener guida i rappresentanti dei media alla scoperta del fabbricato, dichiaratamente fiera dell'obiettivo centrato. «Tutto ciò rappresenta un nuovo inizio».

Questa volta, infatti, è toccato ai giornalisti essere i primi a mettere piede nel nuovo Centro nel giorno del ‘taglio del nastro’ di rito. Del resto, per la Sem, la Segreteria di Stato della migrazione, questa è anche una occasione di festa. La pressione (quella migratoria), per ora, si è allentata: niente a che vedere rispetto a un anno fa, quando nella Regione d'asilo si è superato il migliaio di ospiti. Certo il possibile aumento degli arrivi resta dietro l'angolo, soprattutto a fronte dell'attuale situazione geopolitica mondiale. Non a caso nel piano logistico della Sem non si rinuncerà all'ex Centro di registrazione di via Motta a Chiasso, che al momento alloggia 90 persone e manterrà quindi una funzione di struttura di emergenza.

Nei panni dei migranti

Qui a sud, d'altro canto, si è tutti ben consapevoli (istituzioni e cittadinanza) di essere la porta d'ingresso della Svizzera e di avere una tradizione di ospitalità. Viene, quindi, spontaneo tentare per qualche ora di vestire i panni del migrante e percorrere i suoi passi lungo il cosiddetto ‘corridoio di registrazione’, oltre l'atrio d'ingresso (la ‘loge’) e le due sale d'attesa dove si svolge la prima fase della procedura e si compilano i primi formulari. «In effetti – ammette Jimmy Ferro, caposezione alloggi, che ci fa strada – i locali sono un po’ austeri e freddi. Ma il clima cambia – rassicura – nell'ala adibita al soggiorno». Ala che si raggiunge solo dopo aver superato due camere, in ciascuna quattro brandine con una coperta verde acqua («standard nelle strutture federali») per i primi pernottamenti, il locale perquisizione e quello per le procedure igienico-sanitarie riservato ai richiedenti che presentano dei problemi di salute che richiedono cure immediate o il cui bagaglio è infestato dalle cimici dei letti, tanto da dover essere sistemato per 24 ore in un cella frigorifera apposita (un nuovo metodo che verrà sperimentato qui in Ticino). È da questi spazi che passano le persone – da 10 a 20 in questi periodi, conferma Ferro – che arrivano al Centro a qualsiasi ora.

Più possibilità di occupazione

Ci accompagnano all'esterno, sul retro dell'edificio. Lì si è ritagliata una nuova area verde per trascorrere il tempo libero o semplicemente per prendere una boccata d'aria, con giochi per i bambini e un campetto per delle partite di calcetto o di basket. «Per la struttura – tiene a far notare il caposezione alloggi – rappresenta un valore aggiunto». Lo è, nelle intenzioni, per rompere la quotidianità ma anche per l'opportunità di coinvolgere i richiedenti asilo (volontari) in lavoretti di pubblica utilità. «Questo Centro ci dà modo, infatti, di impiegare maggiormente e già al suo interno le persone. Che potranno così anche dare una mano in cucina – professionale e gestita da sei cuochi, ndr – o in lavanderia». Attività sin qui appaltate all'esterno. Concretamente potranno essere coinvolti sino a 17 richiedenti, che per il loro contributo riceveranno una ‘indennità di motivazione’ di 30 franchi al giorno.

Minori, donne, vulnerabili e uomini separati

Rientriamo. Ci portano a vedere le camere da letto, suddivise in 29 da 10 posti e 10 da 6 letti (a castello). I cartelli suddividono con attenzione gli spazi per permettere ai minori non accompagnati come alle donne sole e alle famiglie al pari delle persone vulnerabili di avere i propri spazi, ben separati dagli uomini soli, sistemati all'ultimo piano. Una ripartizione peraltro raccomandata pure dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. E la prassi viene seguita, ci spiega Jimmy Ferro, nelle diverse strutture. Certo nel nuovo Pasture questa soluzione è facilitata. «Poi tutto dipende dagli arrivi e dalla necessità di adeguare l’occupazione».

Ventisei scolari, tante storie

A fare la differenza sono altresì i diversi spazi comuni presenti ai piani, dove è possibile ricaricare il cellulare come guardare la tv o collegarsi alla rete di internet. Nei vari livelli si affacciano anche delle terrazze, aperte sulle 24 ore, ci fanno osservare. L'occhio, però, cade sulla rete che le cinta a tutta altezza (una scelta di progetto, ci dicono). Il cuore si apre, invece, davanti alle due aule scolastiche (nuove di zecca) dedicate ai più piccoli (i più grandicelli possono far capo ad altrettanti spazi a Mezzana). Oggi, ci aggiornano, sono 26 i bambini in fase di scolarizzazione, a seguirli docenti designati dal Decs (dipartimento Educazione, cultura e sport). Insegnanti ai quali compete adeguare i programmi alle conoscenze dei piccoli alunni; e non è solo una questione linguistica. «Alcuni – ci richiamano alla realtà – non hanno mai visto una scuola o tenuto una matita in mano. Quindi devono essere accompagnati a capire cosa significa seguire una lezione». Lasciamo i banchi e approdiamo nel refettorio da oltre 200 posti e un'isola centrale per la distribuzione dei pasti, di cui si occupano gli stessi richiedenti. È tempo di discorsi ufficiali.

Quella ‘tempesta quasi perfetta’

Per Micaela Crippa, alla testa della Regione d'asilo, questa inaugurazione vale un traguardo importante, alle spalle quattro anni in cui la pianificazione è stata tutto meno che ‘ordinaria’, ma piuttosto «straripanti di sfide di ogni genere per tutto il personale». Tanto, richiama, da mettere non poco sotto pressione il sistema d'asilo e di accoglienza svizzeri. E se a ciò si aggiunge «una certa polarizzazione politica e la pressione mediatica, ecco poste le premesse per una tempesta quasi perfetta». Ma a Pasture si è andati avanti «imperterriti» nel solco del mandato ricevuto, mettendo in campo sforzi straordinari. «E anche quest'anno – ricorda Crippa – Confederazione e Cantone non saranno esenti dal dover trovare insieme, lo sottolineo, delle soluzioni logistiche alternative qualora le previsioni della Sem dovessero concretizzarsi». Del resto, a essere cruciale è pure la collaborazione dei Comuni (qui Balerna, Novazzano e Chiasso), per nulla scontata, come osservato dalla segretaria della Sem: «Faremo del nostro meglio per dimostrarci all'altezza della fiducia in noi riposta». A fronte anche del «prezioso impegno della società civile».

Serve ‘un'ottica federalista’

Sul versante cantonale, il consigliere di Stato Norman Gobbi non ha potuto fare a meno di «criticare quei Cantoni che potrebbero fare di più». A nord, in effetti, non vi è un Centro d'asilo definitivo ma solo strutture provvisorie di proprietà dell'esercito. E questa, annota, «è una lacuna che non manchiamo di ribadire a livello federale e dei Cantoni. Quindi per rispondere alla sfida occorre ridiscutere la tematica in ottica federalista». Ecco perché, rilancia il sindaco di Balerna Luca Pagani, la convivenza con il Centro deve basarsi su «condizioni imprescindibili». A cominciare dal tetto (a 350) limite di posti letto, dalla necessità di un «concetto di sicurezza per il territorio» e dalla cura dei rapporti con la popolazione locale.

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