L'Esecutivo risponde all’interrogazione de L’Alternativa che chiede lumi sull’accaduto e sui due decreti d’accusa nei confronti dei dipendenti comunali

Lo scorso luglio il torrente Gaggiolo ad Arzo è andato in secca anche a causa di una pompa idraulica attivata nel greto del fiume per captare acqua al fine di riempire una cisterna collegata al sistema di irrigazione del campo sportivo della Montagna. Motivo per il quale il Ministero pubblico (su segnalazione-denuncia da parte del Dipartimento del Territorio) ha emesso due decreti d’accusa nei confronti di due dipendenti comunali per infrazione alla Legge federale sulla protezione delle acque. Attualmente i procedimenti disciplinari sono sospesi in attesa delle sentenze definitive dell’autorità giudiziaria. Ma il Municipio di Mendrisio ha fornito delucidazioni in merito all’accaduto in risposta a un’interrogazione inoltrata a marzo da nove consiglieri comunali de L’Alternativa.
A seguito della secca, scrivevano gli interroganti – di cui primo firmatario è Jacopo Scacchi –, è stata fatta una valutazione dei danni ecologici, e in particolare quelli relativi alla moria della fauna ittica? “A seguito della segnalazione che a valle del pompaggio, all’altezza dell’ecocentro di Arzo – ha assicurato l’Esecutivo – il fiume era in secca, il pompaggio stesso era stato immediatamente sospeso”. Indipendentemente dal precedente pompaggio, “per cause naturali, il flusso d’acqua nel fiume è rapidamente calato, per poi asciugare completamente su tutto il suo corso”. Alla luce di questa situazione, “secondo il pp (sentenza non ancora cresciuta in giudicato), l'impatto del pompaggio ai primi di luglio, ha contribuito alla riduzione della portata del fiume”. Molto probabilmente, “tenuto conto della situazione meteorologica straordinaria, anche senza l'utilizzo di pompaggio, il danno si sarebbe comunque verificato”.
Un’altra domanda, data la situazione meteorologica, è sorta ai consiglieri comunali spontanea: “Quanta acqua è stata prelevata dal torrente Gaggiolo nel corso dell’estate 2022?”. L’autorizzazione, spiega il Muncipio, “consente il prelievo massimo di 0,5l/s che corrispondono alle necessità del campo di calcio. Questi 0,5 litri al secondo equivalgono infatti a 30 litri al minuto, che diventano 1'800 litri all'ora pari a 43'200 litri sulle 24 ore. Per un campo da calcio da circa 7'000 m² idealmente servono circa 6 litri al m² al giorno che equivalgono a circa 42'000 litri”. L'uso maggiorato “non è legato ai quantitativi d'acqua, ma al fatto che l'irrigazione è avvenuta durante tre notti di seguito e non a giorni alterni come di solito”.
L'impianto di Arzo, “sin dalla sua messa in funzione, era stato dotato di una pompa a immersione, che seppure di piccole dimensione, aveva una portata superiore ai 0,5 l/s della concessione”. Quindi il problema contestato dall'autorità giudiziaria “sostanzialmente riguarda il mancato rispetto del prelievo istantaneo. In particolare la mancata verifica di questo parametro al momento della presa in consegna dell'impianto e della relativa concessione da parte delle maestranze della Città al momento dell'aggregazione. L'impianto di irrigazione viene messo in funzione soltanto durante alcune ore della notte e preleva l'acqua dal serbatoio di accumulo. Il serbatoio è stato munito, sin dalla sua costruzione, di un troppo pieno, che reimmette immediatamente nel fiume l'acqua in esubero non irrigata sul campo”.
E infine, ma non da ultimo, agli interroganti che avevano chiesto come intende procedere il Municipio per l’irrigazione del Centro sportivo della Montagna e delle altre infrastrutture comunali che necessitano ingenti quantitativi d’acqua, l'Esecutivo ha risposto di aver dato un mandato per valutare la possibilità di realizzare dei pozzi per sopperire alle mancanze. “Le prospezioni sono state eseguite per i campi di calcio del Comunale a Mendrisio, per quelli di Rancate, Ligornetto e Arzo. Nel caso del Comunale e di Rancate i risultati sono stati positivi e ormai questi due campi sono già oggi irrigati con acqua di falda indipendente dalla rete idrica. Per i due campi rimanenti sono già in corso delle indagini per valutare la possibilità di sfruttare delle sorgenti presenti nei dintorni delle infrastrutture”.