Mendrisiotto

Acqua potabile, in arrivo le bollette del Servizio idrico

Nato il primo gennaio dall’alleanza di quattro Comuni, l'ente del Basso Mendrisiotto si confronta ora con l'utenza

Il comprensorio volta pagina
(Ti-Press)
27 giugno 2023
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In questi giorni le prime bollette sono già state imbucate. Da luglio, infatti, tutti i cittadini-utenti del Basso Mendrisiotto si ritroveranno in bucalettere la fattura con il logo del Sibm, il Servizio idrico del Basso Mendrisiotto. Nato sei mesi orsono dal patto stretto fra Balerna, Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo, oggi il Servizio, affidato alla gestione di Age, ha un ‘volto’ anche per la popolazione che si disseta dalla rete di acqua potabile della regione. Battere la proverbiale cassa, certo, non è il migliore dei biglietti da visita, si dirà. Ma poter garantire un approvvigionamento idrico continuo e, soprattutto, sicuro ha un prezzo. In particolare in una realtà urbana che nel passato recente ha dovuto fare i conti con una lunga siccità – per ora scongiurata dalle ultime piogge abbondanti –, e nel tempo con una antropizzazione che ha fatto venire a galla una serie di inquinanti, costati la chiusura del Pozzo Polenta a Morbio e una robusta opera di bonifica del Prà Tiro.

Tariffe approvate da Mister Prezzi

Quanto si pagherà, allora, per un metro cubo di prezioso liquido? Il tariffario del Sibm, che ha ricevuto peraltro il nullaosta di Mister Prezzi, dichiara 1 franco e 20 centesimi di base. Una ‘quotazione’ frutto di un complesso calcolo, che ha tenuto conto di fattori positivi (come il valore degli impianti portati in dote dai Comuni) e negativi (come i debiti cumulati sin qui). Tirate le somme, alcuni utenti beneficeranno così di uno sconto, altri si vedranno recapitare un sovraccarico. Tutto dipenderà da quanto i singoli enti locali sono stati virtuosi (o meno) in questi anni.

Chi paga meno e chi no

Di fatto, gli unici ad avvantaggiarsene, come confermano dal Consorzio, saranno i residenti di Morbio, alleggeriti di 7 o 8 centesimi sulla tariffa, quasi fosse una sorta di compensazione a quanto versato dopo il 2008 (data della contaminazione del Pozzo Polenta) per l’acquisto di acqua dai vicini. Per gli abitanti di Balerna, Chiasso e Vacallo, invece, si registrerà un aggravio. Di quanto? «Al momento, anche percentualmente, è difficile da dire», ammette il presidente del Consorzio Sibm Francesco Meroni.

Per i prossimi cento anni

La legge, del resto, parla chiaro: un servizio di approvvigionamento è soggetto al principio di causalità. E la copertura è data da tasse di servizio, base e al consumo. Tant’è che occorre già prepararsi: da quest'anno al 2026, le quote dovute (prima dai Comuni, oggi dal Consorzio) all'Acquedotto regionale del Mendrisiotto e Basso Ceresio (Arm) costringeranno a un ulteriore adeguamento. Resta il fatto che i vertici del Servizio continuano a essere convinti della bontà dell'operazione. «Il progetto – si ribadisce – rappresenta la soluzione migliore per il futuro dell'approvvigionamento idrico dei nostri Comuni». Alle spalle un patrimonio in acquedotti ereditato dai primi anni del Novecento, mettendo in comune reti e condotte il Basso Mendrisiotto, si fa notare, «decide oggi l'approvvigionamento idrico dei prossimi cento anni».

Le ragioni dell'alleanza

In effetti, tra i motivi che hanno spinto i quattro Comuni del comprensorio a compiere il grande passo e consorziarsi, come fa memoria il presidente, vi sono proprio «le crescenti difficoltà di approvvigionamento a fronte di fonti a rischio e chiuse». Sullo sfondo la captazione a lago – che sarà operativa entro il 2026 –, la regione, fa capire Meroni, è chiamata, da qui ad allora, ad assicurare una copertura idrica adeguata con le fonti a disposizione. E con la consapevolezza di dover sopperire a carenze strutturali e alla necessità di riorganizzare il sistema stesso degli acquedotti. «Il loro assetto – osservano i responsabili – è ancora quello di un secolo fa: oggi è irrazionale. Inoltre, lo sviluppo urbano del territorio ha radicalmente cambiato le esigenze». Come dire che non era più possibile restare con le mani in mano. Meglio unire le forze, a vantaggio anche dell'aspetto finanziario.

Meno serbatoi, una sola sorgente

A ben vedere, commenta il segretario del Consorzio Michele Tadè, ci si è trovati davanti a «un vero patchwork di situazioni. Per esemplificare, i serbatoi da 13 passeranno a 6». A mutare sarà, d'altro canto, pure la geografia delle fonti di approvvigionamento. «Di tutte quelle che ora abbiamo a disposizione – fa presente Tadè – rimarrà solo la sorgente della Rovagina. Le altre, ovvero i pozzi Prà Tiro, di Seseglio e di Vacallo, dovranno essere chiuse, perché non più conformi alla legislazione. Per essere chiari, non appena l'Acquedotto regionale sarà attivo, il Cantone revocherà lo sfruttamento di quelle falde ai fini della possibilità di attingere acqua potabile. Le conflittualità, d'altra parte, sono notevoli come si è visto in questi anni».

‘Le chiusure dei pozzi? Non sono un capriccio'

Sono passati dei decenni, alla fine però si è arrivati lì dove i primi piani dell’acquedotto a lago (e con essi poi il Piano cantonale di approvvigionamento idrico del Distretto) mostravano e dove l'elenco dei pozzi da dismettere certificava da tempo. Un tema sensibile, certo, e che non ha mancato di far dibattere la politica locale in questi anni. «Non dimentichiamo comunque – ricorda Tadè – che agli esordi si immaginava di chiudere tutto. D'altro canto, lo abbiamo visto con il Pozzo Prà Tiro – e la contaminazione da Pfos, l'acido perfluoroottansulfonico, ndr – e con i pozzi di Vacallo – e il cloro delle piscine, ndr –: non si trattava di dire se, ma solo quando sarebbe successo qualcosa. In altre parole, non si chiudono alcune fonti per capriccio, ma perché la legislazione in materia ci vede lungo. Soprattutto quando in un territorio convivono tante attività e infrastrutture».

In effetti, si rende attenti, non accadrà solo nel Basso Mendrisiotto, ma nell'intero Distretto con l’avvento dell'Arm, dimensionato proprio per compensare la perdita della maggior parte delle fonti. «Di fatto – si annota ancora – talune zone di protezione delle acque (lì attorno ai pozzi da dismettere, ndr) non si potrebbero ricostituire, sarebbe un sacrificio pianificatorio e finanziario estremo».

Orizzonte, il 2024

Messe le fondamenta, adesso si guarda avanti. Entro la fine del 2024, infatti, il Piano generale dell'acquedotto sarà definitivo – oggi siamo ancora a «livello di progetto di massima» – e sarà quindi possibile ragionare anche sul piano di attuazione, fra tappe di lavoro e tempistiche, e valutare i termini del finanziamento. Ad oggi il dossier prevede che si spenderanno, in totale, 15 milioni di franchi per opere da realizzare nei prossimi 10-14 anni.

Sta di fatto, che la popolazione ora dovrà far capo al Servizio per tutto ciò che riguarda l'acqua potabile. Servizio che sarà raggiungibile allo 0840 22 33 33 (anche per il picchetto fuori orario) o agli indirizzi sibm@age-sa.ch oppure info@age-sa.ch.

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