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Re, regina e pedoni per festeggiare Mario Botta

Il modellista Ivan Kunz ha omaggiato l’architetto per i suoi 80 anni con una scacchiera che ricorda le sue architetture religiose sparse per il mondo

Il regalo completo
(Ivan Kunz)
2 maggio 2023
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Per fare un tavolo ci vuole il legno, come cantava Sergio Endrigo, ma non solo per quello. Se nelle abili mani di un modellista, il legno può trasformarsi in molte cose. E nelle mani di Ivan Kunz, che lavora a fianco dell’architetto Mario Botta da quarant’anni, si è tramutato in scacchiera. Ma non una di quelle qualunque, con le pedine tradizionali e con il netto contrasto tra bianco e nero. Bensì in una tavola da gioco che omaggia il lavoro di Botta e le numerose architetture sacre che ha progettato in giro per il mondo, dalla Francia alla Corea, partendo da Mogno.

Ogni pedina un’architettura religiosa

Ma se le regole del gioco le conosciamo tutti, per scoprire cosa si cela dietro a questa creazione nessuno meglio di Kunz potrà svelarcelo. «Ogni pedina – ci spiega – corrisponde a un modellino di una chiesa che Mario ha progettato. A partire da quella di San Giovanni Battista a Mogno, la prima che ha avuto modo di creare, o meglio ricostruire». Un progetto partito nel 1987 e che si è protratto fino al 1996, quando dalle macerie causate dalla valanga che ha colpito il paese nel 1986 è risorta la chiesa di cui oggi ne è divenuta il simbolo. «Siccome è la prima chiesa che ha costruito, ho deciso di trasformarla negli otto pedoni che aprono il gioco».

La torre, ai lati della scacchiera, «è un modellino del Centro pastorale Giovanni XXIII di Seriate, a Bergamo, costruito tra il 2001 e il 2004». Seguono il cavallo, «ovvero la chiesa di Santa Maria degli angeli sul Monte Tamaro», creata fra il 1992 e il 1996, e l’alfiere «che è la cattedrale della resurrezione a Évry, in Francia, eretta tra il 1992 e il 1995. Questa pedina è una di quelle che ho trovato più complesse da preparare perché è un edificio molto grande, e di conseguenza ho dovuto adattarlo e modificarlo affinché potesse avere dimensioni simili alle altre». Poi c’è il re, «che corrisponde alla chiesa del Santo volto a Torino, edificata anch’essa tra il 1992 e il 1995». Le sette torri da cui è caratterizzata ricordano infatti a tutti gli effetti una corona. E infine, è il turno – non per strategia – della regina. «Nella realtà è la costruzione più alta, che ho però dovuto adattare alle dimensioni del re. Si tratta della Basilica di Nostra Signora del Rosario a Namyang in Corea». Una struttura religiosa realizzata tra il 2011 e il 2020.

Da bianco e nero ad acero e pero

La peculiarità, prosegue Kunz, «è che sono tutti modellini in legno di acero e di pero. Quest’ultimo è il materiale che Mario utilizza nel 99% dei suoi modelli. In più, ricorda il colore dei mattoni, che caratterizzano i lavori di Mario». Oggi, ci dice ancora Kunz, «con le varie tecnologie disponibili, il modellino non viene quasi più usato se non per concorsi. Ma c’è da dirlo: la lavorazione con il legno gli attribuisce anche un valore artistico, come se fosse una scultura».

Un regalo su misura, o meglio in scala

L’idea, ci racconta, «è nata da un amico e architetto, Christian Stockx, qualche anno fa. Io mi sono occupato di realizzarla. Ci sono voluti due mesi per arrivare al risultato finale che ho infine regalato a Mario il giorno del suo compleanno. È stato più semplice per me perché lavorando con lui conoscevo già tutti i disegni». Ad ogni modo, «grazie alla stampante 3D che ha stampato i prototipi sono poi potuto intervenire dove necessario affinché tutto fosse in scala. Ne sono usciti 80 esemplari da 48x48 cm. Ognuno dei quali porterà la firma di Mario Botta». Il prezzo per modello è di circa 4’800 franchi. «Parte del ricavato – ci illustra – sarà devoluta a delle associazioni».

E fatti gli auguri tardivi di buon compleanno (il giorno giusto era il 1º aprile) abbiamo parlato con l’architetto Mario Botta che ci ha raccontato di essere rimasto impressionato da questo regalo. «È un’invenzione che mi ha molto commosso. Per il tempo, per la perizia e per l’idea di trasformare le architetture come delle pedine attraverso delle analogie formali». E alla domanda se sappia giocare a scacchi, Botta ci ha risposto: «Ero capace a giocarci da ragazzo ed è una passione che mi dispiace sia andata perduta. Però adesso con il tempo che ho a disposizione e con la scacchiera che ho ricevuto in regalo spero di poter riprendere».

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