Mendrisiotto

Il complesso sarà ‘Greenlife’. A Novazzano non piace a tutti

I promotori ci riprovano e in zona Torraccia incontrano le stesse opposizioni. Intanto, la politica interroga

Il progetto qui è controverso
25 marzo 2022
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Sui piani del progetto promettono una ‘Greenlife’ (letteralmente una ‘vita verde’) a portata di mano. Una promessa tradotta in un complesso residenziale che ha un nome ma anche un indirizzo: via Lischéé a Novazzano. I vicini del terreno, lì in zona Torraccia, da subito hanno visto, però, questa iniziativa come fumo negli occhi. Tanto da mettersi di traverso fin dalla prima domanda di costruzione, depositata nell’estate dell’anno scorso – suscitando, come detto, la sollevazione dei confinanti – e poi ritirata davanti al preavviso negativo firmato dai servizi cantonali. Il messaggio calato da Bellinzona (in particolare dall’Ufficio della natura e del paesaggio) in quella occasione era stato chiaro: il dossier andava rivisto e perfezionato. Le parole chiave mancanti? "Inserimento ordinato e armonioso", nel solco del principio ancorato alla Legge sullo sviluppo territoriale (Lst). I promotori della Student Living Mendrisio Sa non si sono dati per vinti; hanno ripreso in mano l’incarto da quasi 6 milioni e hanno focalizzato l’attenzione sui percorsi pedonali e gli inserti di verde nel comparto. Così a inizio anno la richiesta per staccare la licenza edilizia è stata presentata, di nuovo, e ora è sul tavolo del Municipio, che attende l’ulteriore esame cantonale. Con la consapevolezza che si dovranno fare i conti con le opposizioni – riproposte a loro volta – e le perplessità a cui ha dato voce pure la politica locale. Per il gruppo Insieme a Sinistra-I Verdi-Ind., infatti, di fronte a un tale intervento – dieci lotti per diciassette abitazioni unifamiliari, la sostanza non è cambiata – a due passi dal Parco della Valle della Motta non ci si può non interrogare.

Siepi di gelsomino, lauro e resistenze

La sensazione è che le siepi di gelsomino e lauro, i sassi ciclopici o il grigliato erboso introdotti sulle mappe non basteranno a sgretolare il muro di diffidenza di una parte degli abitanti e dei consiglieri comunali del paese. A Novazzano, del resto, brucia ancora nella memoria e sul territorio (proprio alla Torraccia) il ‘caso’ Adria Village. Una operazione immobiliare varata nel 2014 e mai condotta in porto, ma anzi incappata in un crac edilizio. A rinverdire il ricordo sono Sinistra e Verdi per voce di Laura Panzeri Cometta, Francesca Mariani Arcobello, Claudio Luppi e Vasco Medici in una interrogazione recente alla quale il Municipio locale ha risposto giusto martedì. Novazzano, fanno notare i consiglieri, ha "visto fallire, non tanto lontano dall’attuale progetto, una proposta simile (Adria Village), mera speculazione edilizia, che ha avuto ricadute negative non solo sul nostro territorio e paesaggio, ma anche sulle casse del nostro Comune". E allora, interpellano gli autori dell’atto parlamentare, appare "lecito interrogarsi su come un progetto simile possa inserirsi nell’attuale mercato immobiliare definito ad alto rischio di bolla immobiliare dagli esperti (Ubs Swiss Real Estate Bubble Index) e quale valore aggiunto possa esso effettivamente portare dal punto di vista finanziario e ambientale". Tanto più che i piani presentati, si osserva ancora, vanno in "netta contrapposizione con l’adattamento del Piano direttore cantonale approvato dal Gran Consiglio il 21 giugno 2021, che prevede uno sviluppo centripeto degli insediamenti" e si inseriscono a confine del Parco della Valle della Motta; ritrovandosi così "direttamente in quella che il Cantone definisce ‘zona di rispetto’". Quindi, per il gruppo questa strategia non risulta essere "compatibile con uno sfruttamento sostenibile del suolo e, molto probabilmente, aumenterà il traffico veicolare in una zona di per sé pregiata". Che fare, dunque?

Una zona di pianificazione non è attuabile

Al momento, l’autorità comunale non ha un grande margine di manovra. "L’adozione di misure pianificatorie urgenti al fine di tutelare il territorio comunale – così come invocato nell’interrogazione, ndr – non è attuabile in caso di una procedura già in corso", spiega l’esecutivo rispondendo all’atto parlamentare. "Attualmente – precisa – il Comune non ha in atto uno studio pianificatorio che permetta l’applicazione dell’articolo 62 della Lst (decisione sospensiva)". A questo punto, restano da chiarire le modalità di salvaguardia del Parco. Ma qui, fa memoria il Municipio, "il Puc (Piano di utilizzazione cantonale, ndr) e il perimetro di rispetto dello stesso sono di competenza dell’autorità cantonale. L’avviso cantonale dovrà, quindi, tenere in considerazione i criteri di rispetto e sostenibilità che riguardano la tutela del Piano d’utilizzazione cantonale del Parco della Valle della Motta". Di conseguenza, non si potrà che continuare a tenere dritta la barra e gli occhi sulla bussola del rispetto di "tutte le norme vigenti" in tema ambientale. Anche perché verificare le garanzie finanziarie di una operazione privata, annota l’autorità locale, non compete al Comune, il quale, dal canto suo, anche in zona ha fatto la sua parte quanto a infrastrutture, servizi e collegamenti viari. In effetti, si fa notare, "la strada comunale sarà in grado di sopportare l’aumento del traffico".

Già dezonati 11mila metri quadri

Difficile per Sinistra e Verdi non spostare l’attenzione sulla pianificazione comunale, sullo sfondo l’impegno ad allestire il compendio dello stato dell’urbanizzazione. Un esercizio che a Novazzano, fa sapere il Municipio, verrà affrontato "nei prossimi mesi", preludio alla preparazione del Programma di azione comunale per lo sviluppo insediativo centripeto di qualità (Pac). Nel frattempo, si richiama ancora, non mancano che gli ultimi dettagli per depositare entro fine anno il messaggio municipale sulla trasposizione del Piano regolatore (Pr) alla Lst e la variante del Piano particolareggiato del nucleo. Volendo dare delle cifre, comunque, si conferma che con la revisione del Pr sono stati dezonati 11mila metri quadri. Anzi, potevano essere anche di più. Sentenze di tribunale alla mano, però, il fondo ex Cambria ha dovuto essere inserito nella zona residenziale estensiva. Le autorità avrebbero preferito fosse agricolo.

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