Mendrisiotto

Rimpatrio forzato di India: ‘Intervenga il Consiglio di Stato’

Un gruppo di granconsiglieri chiede di applicare il ‘caso di rigore’ per la giovane e per la sua famiglia che dopo 10 anni rischiano il rientro in Etiopia

La ragazza ha frequentato la scuola media di Morbio Inferiore
(Ti-Press)
27 dicembre 2021
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Per India e per la sua famiglia sia applicato il caso di rigore. A chiederlo, stavolta, è un gruppo di granconsiglieri capeggiato da Anna Biscossa (Ps), che con un’interrogazione chiede al Consiglio di Stato di intervenire mobilitandosi con la Segreteria di Stato della migrazione (Sem), nonché di spiegare come mai in Ticino da alcuni anni vi sia stato un così drastico calo dell’applicazione del caso di rigore per richiedenti l’asilo in difficoltà.

L’appello partito dall’ex docente

Come ricorda l’atto parlamentare, la giovane India, ora diciannovenne, è stata allieva presso le scuole medie di Morbio Inferiore. Si tratta di una giovane originaria della fascia di confine tra l’Etiopia e l’Eritrea, in attesa da dieci anni di un permesso di asilo, unitamente a suo fratello e alla loro madre. La sua ex docente, nei giorni scorsi, ha lanciato un appello dopo che a India, e agli altri due componenti della famiglia, è stata rifiutata la domanda di asilo, presentata come detto ben dieci anni fa.

“In questi anni la famiglia ha vissuto in Ticino tra Biasca, Cadro e Morbio Inferiore – ricorda l’interrogazione –. E, nonostante i molti spostamenti a loro imposti, si è sempre integrata molto bene. Tuttavia, a causa dello statuto in attesa di una decisione sulla loro richiesta d’asilo, il fratello Nur, pur avendo concluso con successo il suo apprendistato, non ha mai avuto il permesso di lavorare. Anche India concluderà quest’anno la sua formazione, acquisendo così quelle nozioni che le permetterebbero d’inserirsi con successo nel mondo del lavoro, senza più dipendere dagli aiuti sociali”.

Sono apolidi

Non possedendo documenti, di fatto sono apolidi perché sia l’Etiopia che l’Eritrea non li riconoscono come loro cittadini. Per la Sem invece sono da considerarsi etiopi e vanno rimpatriati, perché l’Etiopia è considerata un Paese sicuro. Ma come detto diverse persone sono insorte a seguito della decisione. Persone alle quali ora si aggiungono anche alcuni parlamentari, che chiedono all’esecutivo cantonale di attivarsi con la Sem, dando un seguito positivo all’istanza che chiede di mettere in campo lo strumento casi di rigore.

Giro di vite dal 2017. Perché?

E proprio l’applicazione di questi ultimi solleva qualche perplessità agli interroganti. I dati ufficiali dimostrano infatti in modo chiaro come dal 2017 ci sia stato un deciso cambiamento, in senso restrittivo, sull’entrata in materia rispetto all’uso di questo strumento a favore di migranti in difficoltà presenti nel nostro cantone. Questo cambiamento è ben evidenziato sia dall’andamento dei dati dal 2014 a oggi – nei primi tre anni sono stati accolti 99 casi, negli ultimi tre solo 24 – sia dal raffronto tra i cantoni per le richieste presentate nel 2020: in Ticino sono state accolte 13 richieste e ne sono state respinte 2, in Svizzera ne sono state accolte 2’835 e respinte 8. Una discrepanza non solo a paragone con cantoni che hanno una popolazione (straniera e non) simile a quella del Ticino, ma anche a confronto con cantoni ben più piccoli. In Vallese ad esempio sono state accolte 48 richieste nel 2020, nei Grigioni 82. Persino i piccoli Appenzello Esterno (32), Glarona (19), Giura (18), Nidvaldo (16), Sciaffusa (15), Svitto (48) e Zugo (37) superano il Ticino, che è di poco superiore ad Appenzello Interno (15’000 abitanti e 10 casi di rigore accolti).

Chi decide?

Al governo viene quindi chiesta una spiegazione di questo giro di vite. E in particolare: quante sono le decisioni respinte dai servizi cantonali che sono state poi annullate in base a ricorsi presentati al Tram; quale è la prassi abitualmente seguita di fronte a richieste di questo tipo a livello cantonale; se l’Ufficio della migrazione sia dotato di precise direttive interne che disciplinano il settore o se la gestione sia affidata alla discrezione decisionale del funzionario incaricato. Se tali direttive ci fossero si chiede di poter conoscere le stesse, mentre se non ci fossero si chiedono le ragioni di tale mancanza; considerato infine il coinvolgimento necessario di diversi dipartimenti per esprimersi compiutamente su simili casi e le relative istanze presentate dai richiedenti e/o dai loro legali, se non sia il caso di prevedere che sia il Consiglio di Stato e non un solo dipartimento o un/a funzionario/a dell’Amministrazione cantonale, a decidere sul preavviso da dare alla richiesta su un caso di rigore.

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